PERUGIA – Ci sono voci intelligenti, colte, colloquiali, amichevoli, sferzanti, ironiche che ti accompagnano. Una di queste è senza dubbio quella di Gianluca Nicoletti. Che anche ieri si è confermata tale in una occasione importante, voluta dall’Università per Stranieri di Perugia, nell’incontro streaming con il giornalista intervistato da Antonio Allegra, docente di Filosofia presso la Stranieri e studioso del transumano- sull’opportunità o meno di essere tecnodigitali.
“Certo – ha detto Nicoletti -imparare ad usare la tecnologia e conoscerne potenzialità e portata conviene, in primo luogo per non esserne fagocitati ed evitare il disadattamento sociale. La ricetta è antica – ha proseguito l’autore di Golem -: la tecnologia nasce e si sviluppa costantemente per aiutarci, ma al tempo stesso ci cambia. Più il nostro uso di essa sarà consapevole, ovvero basato sulla conoscenza degli strumenti, maggiore potrà essere la capacità critica nei riguardi di ciò che la nuova technè, oggi il digitale, produce per noi ed intorno a noi”.
Nicoletti ha tenuto a sottolineare la difficoltà di adottare tale approccio, in ragione dell’accelerazione che lo sviluppo tecnologico-digitale ha avuto negli ultimi 40 anni; un processo che ha generato per la prima volta nella storia dell’uomo la compresenza sul pianeta di analfabeti digitali (nati ben prima dell’avvento del computer), protopraticanti, utenti digitali loro malgrado – sempre in affanno – , insieme a professionisti di settore, tecnocrati, nativi e naturalizzati digitali.
“Io a 65 anni vivo immerso nella tecnologia – ha esemplificato a riguardo il giornalista perugino – ma posso ricordare che mia zia che aveva pudore a spogliarsi davanti al televisore spento, temendo che la spiasse, mentre mio figlio prova il piacere della scoperta “dell’antico“ nell’adoperare oggi prodotti già annoverabili nell’ambito dell’archeologia digitale, come i primi modem o dispositivi di gioco orami desueti. Quindi l’eterogeneità è grande sotto il cielo“.
Come regolarci con la postverità dei social, a cui tutti siamo esposti, è stata ad un certo punto la domanda di Antonio Allegra. “Per dare senso pieno alla nostra esperienza umana è a mio avviso fondamentale viverla con il massimo della consapevolezza e della profondità – ha risposto Nicoletti -. Ciò detto andrebbe dato costante stimolo a comprendere le dinamiche sociodigitali per ciò che sono al momento: vi trionfa non il desiderio di confronto sui contenuti, ma l’espressione del proprio pregiudizio, basata sempre più sugli effetti di input comunicativi di natura emotiva. Informarsi, analizzare, conoscere è troppo impegnativo, si prediligono oggi certezze già ruminate da altri” .
Nicoletti si poi è soffermato sull’opportunità di non vivere una relazione nostalgica con il passato, in questo senso, né di tentare fughe in avanti; sottolineando tuttavia come stare al margine del presente comporti la perdita di tante buone occasioni. Il giornalista ha poi parlato della nostra “ombra digitale“, ovvero di tutti i dati che sopravviveranno alla mostra morte fisica, immessi in rete nel corso della nostra esistenza, e della necessità di normarne la gestione, nonché della forte fatica emotiva e cognitiva cui il nostro cervello è sottoposto da qualche decennio a questa parte, per la necessità di agire su più piani in regime di sincronicità, e dei ‘cambiamenti’ evidenziatisi in esso “nell’agire digitale“: i cervelli dei ragazzini che brillano nei giochi al computer sembrano avere diffusamente sviluppato qualità percettive che i loro genitori hanno scarsamente.
Nicoletti si è congedato quindi, promettendo di partecipare ‘in presenza’ ad una prossima iniziativa dell’ateneo e si è complimentato per il nuovo corso di laurea in digital humanities della Stranieri, attivo da ottobre 2020.