FERENTILLO – Gabbio, la vedetta della valle del Nera e frazione di Ferentillo, era destinato fino a qualche anno fa a una inesorabile morte. Si perché Gabbio, come Umbriano, era abbandonato da decenni, ma grazie ai coniugi Runcini che hanno scommesso a loro spese, sulla riqualificazione dei ruderi, trasformando come per magia in un formidabile e ricercatissimo guesthouse. Gabbio arroccato in cima al colle, è un piccolo centro altomedievale. Gabbio dal celtico agobio, (ossia luogo di incontro), ebbe la sua importanza strategica soprattutto come punto di passaggio, versante sud, tra la Valnerina e lo spoletino, attraverso le frazioni di Nicciano e il castello di Ancaiano; attraverso la frazione di Loreno e il monte Solenne l’ Abbazia di San Pietro in Valle Suppegna.
Gabbio, tra strette viuzze e case in pietra racconta storie affascinanti. In un volume “Ferentillo Segreta i luoghi del silenzio…Gabbio”, il curioso visitatore potra’ soggiornare e scoprire una infinita’ di bellezze nascoste tra questi sassi, un tempo minacciosi, oggi forti e suggestivi tra gli ulivi e fiori di giaggioli e viole selvatiche. Spicca sulle sperone roccioso la chiesa di San Vincenzo Martire.
Edificata attorno al XIV secolo e ampliata verso la prima meta’ del XVI secolo. Facciata a capanna, campaniletto a vela con due fornici, Portale architravato in pietra. L’ interno ad unica navata con presbiterio absidato, mentre sulle pareti laterali si aprono alcuni altari recanti affreschi raffiguranti: Madonna col Bambino, i Santi Vincenzo martire, Antonio abate; Madonna del rosario con i Santi Domenico e Caterina, San Sebastiano e San Rocco. Gli affreschi sono incorniciati in stucchi settecenteschi con putti e volute. L’ altare maggiore finemente decorato con stucchi settecenteschi, al centro un quadretto dipinto, recante l’immagine del Santo titolare.
L’ abside e’ tutto affrescato presumibilmente dal pittore Francesco da Lugnano che li realizzo nel 1534 la scritta S.P.Q.R come e’ riportato nella tabella della candelabra dell’intradosso. Il dipinto raffigura nel catino l’Incoronazione della Vergine tra uno stuolo di angeli recanti la scritta: ASSUMTA EST MARIA IN CELUM mentre nell’altro cartaio: SUP CHOROS ANGELOR AD CAELESTIAM. Sotto e’ rappresentato una teoria di Santi della tradizione popolare: San Giovanni Evangelista, San Jacopo e San Giacomo con il bastone, San Tommaso con la lunga sega, San Bartolomeo che mostra il coltello, San Pietro con le chiavi, a seguire alcuni santi tra i quali San Vincenzo con la palma e il libro sotto il braccio. Tutti gli affreschi necessitano di un recupero e restauro urgentissimo.
Seguono altri dipinti nel presbiterio, come l’ arcangelo Gabriele annunziante con il giglio e la Madonna Annunziata, l’arcangelo Michele vestito con una fastosa corazza, calzamaia rossa e stivaletti, che tramite la bilancia della giustizia, pesa le anime. Uscendo da Gabbio, proseguendo il sentiero tra i boschi per la frazione di Nicciano ci si puo imbattere con una calcinaia, poco distante una piazzola dove si allestiva la carbonaia.
Attivita’ in disuso ma ancora visibile per lo svolgimento di incontri culturali a livello scolastico. Sopra l’abitato, la parete di arrampicata libera frequentata da migliaia di appassionati privenienti da ogni parte del mondo. Insomma, qui in una oasi di silenzio e pace la natura e stata sicuramente generosa con noi umani e, perche’ no, un soggiorno indimenticabile si puo’ anche trascorrere sopratutto a primavera, dove e’ tutto un divenire di particolari colori di erbe e fiori, dalle dolci essenze profumate.