Prende forma in una narrazione intensa, colta, intrisa di vero storico e verosimile letterario questo ultimo libro di Lucia Tancredi in cui emerge potente l’amore puro, concreto, reale fra il Poverello di Assisi e la ricca amica romana.
Scrittrice, insegnante di Letteratura italiana che ha fondato e diretto “Ev, Mensile di scrittura ricreativa”, la “sua” Jacopa dei Settesoli disvela nel corso dei 58 capitoletti/fioretti che compongono l’opera il suo femminile sacro e potente, consapevole e virilmente avvolgente e che si mostra amorevolmente insostituibile per Francesco. Così questa figura sostanzialmente sconosciuta pur nella copiosa narrazione che riguarda il Santo, al punto da far presumere all’autrice che sia stata volutamente celata nei secoli e per secoli, si mostra per quella che è: figura centrale nell’esistenza del Poverello d’Assisi.
Jacopa esercita con coerenza quella che Tancredi definisce “luminosa e coraggiosa fedeltà a se stessa”; figura che incarna l’autonomia ante litteram della donna che la ricchezza le concede. E che lei vive con conscia pienezza.
Questo e altro scopriamo nell’intervista all’autrice nata nel Gargano, a San Marco in Lamis, che ora vive a Macerata.
Lei ha ha scritto libri su altre mistiche: Monica, madre di Agostino e Santa Ildegarda. Perché, ora, Jacopa?
“La casa editrice mi aveva chiesto di scrivere su una ulteriore mistica per completare e definire la triade. Una mia amica di Roma mi ha parlato di Jacopa di cui non sapevo nulla. E’ stata la molla, come quelle storie d’amore che nascono dal niente ma sono potenti proprio per la loro assoluta novità”.
L’adrenalina giusta per una sorta di mission impossible…
“Il compito della letteratura è anche quello di dare voce ai personaggi scomparsi, occultati o a quelli che in maniera tendenziosa sono stati cancellati”.
Jacopa rientra tra questi? E perché?
“Accade alle donne quando sono particolarmente ‘eccessive’, quando escono fuori dai limiti”.
In che modo queste donne vengono cancellate?
“O per damnatio memoriae o per diminutio. Lo scopo è farle diventare innocue. Nell’immaginario collettivo non compare, è stata cancellata dalla vita di Francesco. E’ una ricca, vecchia vedova, del tutto asessuale”.
Nella vulgata che riguarda Francesco chi è Jacopa?
“Quella della carità pelosa e dei mostaccioli dei quali il Poverello era ghiotto. Una femminilità subalterna, completamente scalzata dal ruolo preponderante che viene dato a Chiara”.
Già, Chiara, l’essenza del femminile nell’immaginario collettivo riferito a Francesco…
“Chiara è il corrispettivo che si è voluto coerente rispetto alla figura del Santo di Assisi. E’ la sorella. Colei che si spoglia dei beni, che predica povertà. Jacopa, invece, è la compagna. Non ha mai rifiutato la ricchezza, per lei fonte di indipendenza, autonomia, libertà rispetto alla società del tempo. Ciò vale anche oggi, riguardo la donna”.
Jacopa incompatibile con l’agiografia del Santo?
“Nessuno si è mai chiesto fino in fondo perché nella Cripta di Assisi accanto a Francesco riposa Jacopa”.
E qui subentra lei a dare ciò che spetta a Jacopa…
“Attorno a Jacopa c’è stata una rimozione storica e teologica molto significativa. Qui mi inserisco io. Penso sia compito dello scrittore quello di andare al di là del documento. Manzoni ci ha insegnato che la Storia non dice la verità perché è dei principi e dei potentati. Omette. Attraverso il verosimile si deve andare a ricercare chi è stato espulso o chi, come nel caso delle donne, scolorisce sull’intonaco della Storia. L’affresco di Giotto della Basilica Superiore di Assisi ha acceso la mia immaginazione”.
Il riferimento diretto è la copertina del suo libro?
“L’affresco del Commiato è la sintesi del rapporto di Francesco col femminile. Prima di essere sepolto viene portato a Chiara, prona verso di lui. Attorno, le povere signore, le compagne della Santa. Qui ho colto una ‘spia’: la figura in rosso che svolge un ruolo significativo perché con una mano tiene la barella su cui è posto Francesco. Porta le trecce bionde che appartengono all’iconografia di Jacopa e indicano che non ha fatto una scelta di rinuncia come invece Chiara. E’ vestita di rosso, colore della sacralità che viene di solito attribuito a Maria Maddalena che è il femminile sacro. Tutti questi elementi mi fanno pensare che la donna in rosso sia proprio Jacopa Frangipane”.
Come sintetizzare il rapporto tra Jacopa e Francesco?
“Un’intesa in cui l’amore è accettazione e valorizzazione della reciproca alterità come complemento e bene spirituale. Una relazione capace di farli camminare insieme. Francesco ha preteso la sua presenza per aiutarlo a morire, non per mangiare i mostaccioli. Un gesto di grandissima intimità. Vuole morire con lei. Come Maddalena vicino alla Croce di Cristo”.
Considerazione personale: questo è un libro che merita di restare per un po’ sul comodino e, poi, messo a un’altezza possibile della libreria.
Per essere agevolmente ripreso.