CERRETO DI SPOLETO – La tradizione è antichissima, una di quelle che si perde nella notte dei tempi e di cui a Cerreto di Spoleto sono alquanto fieri. E’ proprio qui del resto, in questo borgo della Valnerina, che è stato coniato il termine “Ciarlatano”, uno dei tanti mestieri itineranti che praticavano gli abitanti di questa zona. E che trova una bella amplificazione in un lavoro teatrale che è diventato anche libro: “Fra’ Rafaè, overo l’abbito face lo monaco. Storia di Affarfanti e ciarlatani” di Mirko Revoyera.
Lui è un cantastorie, favoliere e autore teatrale, scrive e porta in scena storie per ragazzi e adulti. Nell’agosto del 2001 il “Fra’ Rafaè” di Revoyera commissionato dal Cedrav alla Compagnia dei Vianti era stato rappresentato in Piazza Pontano, e a distanza di tanti anni l’amministrazione comunale di Cerreto di Spoleto (sindaco Luciano Campana, oggi l’ente è guidato da Giandomenico Montesi) ha voluto farlo diventare un libro per le Edizioni Futura come testimonianza di un capitolo storico e di una tradizione che ormai trova riscontro in tutte lingue del mondo. Dire ciarlatano equivale, secondo la Treccani, a identificare “chi un tempo, sulle piazze, cavava i denti o vendeva rimedî che decantava miracolosi; la parola è rimasta in uso per indicare prestigiatori, giocolieri, e in genere chi vende in pubblico prodotti specifici o altre merci attirando la gente e incantandola con abbondanza di chiacchiere”; ma anche “Chi si spaccia per quello che non è, chi cerca il proprio guadagno dandola ad intendere, impostore, gabbamondo”.
“Fra’ Rafaè, overo l’abbito face lo monaco. Storia di Affarfanti e ciarlatani”. in sostanza raccoglie testimonianze di vari autori, liberamente interpretate, e intende serbare la memoria di una storia che costituisce un patrimonio che appartiene alla comunità di Cerreto di Spoleto. «Avenite! Avenite! Dunateve all’intorno! Li gioveni, li vegliardi, li piccirilli anco. E poscia le donne, ispecie le gioveni. E li gagliardi e baldanzosi nun se credeno d’èsse meno abbisognosi de lo consijo mèo»: cosi, Fra’ Rafaè chiama a sé i buoni cristiani evocando l’incombere di misteriosi pericoli da cui difendersi. E chi meglio di lui, “frate” di lungo corso, può salvare il villaggio da mali, dagli accidenti e dai ciarlatani?
“Un copione teatrale da leggere come una novella, nel linguaggio ritmico e colorito dei vianti girovaghi – spiega l’autore – la storia raccontata da Fra’ Rafaè, incollana le basse ruberie, i macchinosi raggiri, i finti santi e i miracoli inventati da una compagnia di ciarlatani, alla ricerca del “colpo grosso” che li sistemerà per tutta la vita. L’avventura, ispirata a ‘Il libro dei vagabondi’ (Piero Camporesi, 1973) si snoda tra Cerreto di Spoleto e la Sicilia, dove il protagonista, assieme ai suoi compari riuscirà a compiere una truffa colossale, ma… c’è sempre un ma…”
E nel corso dei secoli dei ciarlatani si è sempre parlato molto: il primo a tramandarne l’arte è stato monsignor Teseo Pini, vicario vescovile di Urbino, del Montefeltro e di Spoleto, il quale così scrive nell’introduzione allo Speculum Cerretanorum, un’opera composta probabilmente tra il 1484 e il 1486, che è un vero e proprio trattato sull’arte dei vagabondi, pubblicato nel 1973 dallo studioso romagnolo Piero Camporesi: «Trovandomi a dimorare in prossimità dei cerretani, sono potuto venire a capo di non poche delle loro fallacie, trappole ed imbrogli…»; il testo riguarda l’industria questuaria dei cerretani, i medicamenti venduti dai ciarlatani e la Pietra di San Paolo utilizzata contro il morso dei serpenti. Pure nel vocabolario della Crusca del 1612 gli abitanti di Cerreto di Spoleto venivano descritti come “Coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi Ciarlatani… da Cerreto, paese dell`Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente,la quale con varie finzioni andava facendo denaro”. L’associazione di questo termine agli abitanti di Cerreto di Spoleto è attestato in lingua italiana fin dai primi anni del Cinquecento ed ha conosciuto una tale fortuna da migrare in tutta Europa.
L’autore Mirko Revoyera. Cantastorie, favoliere e autore teatrale, scrive e porta in scena storie per ragazzi e adulti. Autore di novelle per Egea Small editrice discografica, con cui ha pubblicato nove audiolibri musicali per bambini e ragazzi con le canzoni di Francesca Rossi (Il Paese dei Mille Impegni; Tatanga e i suoni del mondo; Il Canto di Natale; Vermi galline e scimpanzè. La fantastica avventura di Jane Goodall; Dire Fare Baciare Lettera Testamento; Il Castello Zum pa pa; Francesco il Menestrello. Storia di un santo bambino; Esopop. Le favole diventano canzoni; Il ritorno dell’Ibis eremita, di Gabriele Mirabassi). Ha scritto e interpretato per il teatro numerosi testi originali e adattamenti dalla tradizione fiabistica internazionale (La Malerba; Fra’ Rafaè. Storie di ciarlatani e affarfanti; Legno sacro legno. La lunga storia della croce di Gesù; Uomini liberi animali, Favole dalle Lettere dal Carcere di Antonio Gramsci; L’eco del Museo. Storie della Valnerina; L’Amor Bandito. Storia d’amore a Sant’Anatolia di Narco; Che mito ragazzi! Gli dei e gli eroi di Grecia; Pitagora e l’incudine; Chichibio e altre storie; Giufà a rotta di collo; Acqua acquetta tu sei benedetta; Favole calde Favole fredde; Tutti i bambini sono buoni, cotti bene; Agnolaccio l’omo salvatico; L’ultima notte del malefico Dottoragno). Ha pubblicato l’audiolibro “Parole sul fondale”, Ed. Sì, 2005; il libro 1991 Parole in scatola, con Paolo Magionami, ed. Corsare, 2011. Per Futura Edizioni ha pubblicato “Il cercatore del tempo”, 2017.