PERUGIA – Le porte dei Giardini del Frontone stanno per aprirsi anche quest’anno sul Perugia Flower Show, mostra mercato di piante rare ed inconsuete sabato e domenica 21 e 22 settembre.
Coinvolti oltre 60 tra i migliori espositori del panorama florovivaistico nazionale, ma anche artigianato di alta qualità e tutta una serie di laboratori gratuiti imperniati sul saper fare e sul benessere dedicati a grandi e piccini.
Ne parliamo con l’organizzatrice e mente ispiratrice Lucia Boccolini che con contagioso entusiasmo ci racconta come le motivazioni che l’hanno spinta a dar vita a questa manifestazione siano legate anche alla sua storia personale, una storia che quest’anno le ha fatto tagliare il traguardo della ventunesima edizione.
“Ufficio, fiori e bambini – esordisce Lucia Boccolini – faccio quel che posso. Laureata in Scienze delle comunicazioni, appassionata di educazione continua in Medicina anche per affinità con mio padre medico. Ho sempre fatto questo in tutta la mia vita. Appena laureata sono andata a seguire uno stage in una grande agenzia di Roma, e ad un certo punto, dopo tanti congressi medici, mi hanno detto: “Tu domani vai nella stanza dei fiori”. Io fui presa quasi dal panico, dato che non vengo dal mondo botanico, né naturalistico, né agrario. E mi trovai ad organizzare la prima manifestazione a Roma dedicata ai fiori, la “Fiera dei fiori”, che ora si chiama Festival dell’architettura e del paesaggio e che si svolge all’auditorium Parco della musica. Ho organizzato questa manifestazione con le mani sui capelli, non ne sapevo niente ma da allora mi appassionai ai fiori. Subito mi sono licenziata e continuai ad interessarmi ai fiori con l’obiettivo di fare questo mestiere nella mia regione, a Perugia, città dove ai tempi non c’era nulla di simile e fondai il primo Flower Show nel 2008 con un risultato di quasi undicimila persone presenti. Poi abbiamo continuato solo con Perugia sino al 2011. Da lì poi la manifestazione è cresciuta e abbiamo fondato l’edizione autunnale, subito dopo abbiamo fondato Ancona, Arezzo, Firenze. Abbiamo insomma creato un format che noi siamo in grado di portare in tutta Europa. Nel 2016 l’abbiamo esportato nella città di Modica (80 mila persone presenti), poi la stavamo portando a Nizza, ma la caduta del ponte ci ha bloccati. Il progetto è ancora in piedi e ne riparleremo tra un paio d’anni. Il format prevede che il nome della manifestazione venga assegnato dal nome della città dove si svolge il festival. Altra caratteristica è che scegliamo delle sedi di prestigio che abbiano una valenza botanica antica o una valenza culturale per la città scelta, come ad Ancona dove si svolge su un monumento sull’acqua, la Mole Vanvitelliana, un pentagono nell’acqua dove c’è un cortile interno di 1500 metri quadri e dove, dal 2012, teniamo anche un Flower Show.
Oltre che sulla bellezza dei fiori su cosa è basato il format. Vale a dire, cosa differenzia questa manifestazione dalle altre del settore?
“Diciamo che noi abbiamo creato un format molto giovane, ma rimane il fatto che queste manifestazioni sono un po’ di élite, che un tempo venivano rivolte alle signore con cappello e giardino e giardiniere, soprattutto chiusa agli appassionati di giardinaggio”.
Per farlo diventare più popolare, come avete fatto?
“Noi abbiamo lavorato non tanto sul far diventare popolare la manifestazione in sé, ma sul far diventare popolare la passione del giardinaggio. Quindi abbiamo creato un format che va a nutrire tutti coloro che cercano delle varietà inconsuete, ma soprattutto, con i corsi collaterali gratuiti tenuti dai massimi esperti italiani, andiamo a formare i nuovi appassionati. Venendo al Flower Show, diventi pian piano un piccolo giardiniere”.
Quindi il pubblico lo crea anno dopo anno…
“Sì, in tredici anni dall’inizio dei corsi e ventuno dall’inizio del primo festival, abbiamo formato tanto pubblico, circa 40 mila persone”.
Perché si creano varietà nuove di piante, per rispondere alle esigenze di mercato o per rispondere alle esigenze di estimatori e specialisti?
“I nuovi ibridi vengono cerati e poi per esempio con le rose, li battezziamo. Ci vogliono quattro anni a creare un nuovo ibrido e tutti hanno caratteristiche particolari, il colore, la lunghezza dello stelo, le foglie, eccetera. Noi ad esempio l’anno scorso abbiamo battezzato la rosa Luisa Spagnoli. Un ambito ristretto agli appassionati, ma pian piano le persone si approcciano a questo tipo di piante con curiosità e nascono nuovi segmenti di mercato”.
A proposito delle piante rare e inconsuete, sono tipologie di piante che sono rare perché sempre più difficili da trovare o sono rare perché sono degli ibridi o delle novità?
“Diciamo che anche sulle piante esistono mode e tendenze. Ma analizzando la situazione, le rarità possono essere causate dal cambiamento climatico. Ora, ad esempio, l’attenzione generale è rivolta al giardino perenne. Il nostro clima in Italia, ad esempio, è molto cambiato, molto più simile a quello tropicale”.
Perugia Flower Show dedica inoltre molta attenzione ai bambini…
“Sì, in proposito annunciamo che tra i momenti più intensi e importanti della manifestazione, appare quello del lancio delle farfalle, vale a dire ripopoliamo l’ambiente con un certo tipo di farfalla, la farfalla Macaone che è una farfalla autoctona, non in estinzione, ma in grave difficoltà, che impollina i fiori rossi e rosa. Ospitiamo anche un entomologo, Gianumberto Accinelli, grande comunicatore che ha scritto il libro “I fili invisibili della natura”, molto interessante, e che ha il potere di catalizzare l’attenzione dei bambini su ogni argomento che affronta e che al termine di un’ora di lezione di entomologia, insieme a noi libererà questa teca con 200-300 farfalle: nelle due-tre ore successive da lì a mezzo chilometro si diffondono da tutte le parti”.
Un momento spettacolare con un fine preciso, quello della formazione…
“Flower Show deve fare questo: deve riportare tutti alla natura e le persone diventano più sensibili e rispettose dell’ambiente automaticamente”.