PERUGIA – Se si dovesse scegliere una sola parola per descrivere l’incontro con Patrizia Fortunati, svoltosi sabato alla biblioteca San Matteo degli Armeni quella parola sarebbe: apertura. Apertura alla vita, apertura mentale, apertura del cuore.
Ed è con il cuore aperto che Patrizia ha parlato di sé e delle sue opere arrivando a toccare le corde dell’anima di chi era lì ad ascoltarla e si sono visti nella sala ben più di un paio di occhi lucidi.
Lacrime, anima, emozioni, sguardi… Termini ricorrenti nel raccontarsi dell’autrice che a proposito del processo creativo racconta che scrivere è stato un vero e proprio bisogno perché “avevo così tante cose dentro che in qualche modo dovevano venire fuori, non solo con le lacrime” e prosegue confessando di vivere e scrivere con “lo sguardo velato” per osservare le cose da un altro punto di vista ed arrivare a quella dimensione dell’anima che ci parla attraverso le immagini della scrittura, seguendo quei “fili invisibili” che arrivano non si sa da dove, sussurrando parole e unendo persone e destini, fili invisibili che avviluppano come una ragnatela di ricordi e portano lontano.
Questi fili invisibili riempiono la vita dell’autrice collegandola alle persone che sono fondamentali nella sua vita, persone della sua famiglia ovviamente e una figura che spicca su tutte: Lyudmila, una dei tanti “bambini di Chernobyl”, una bambina bielorussa che la sua famiglia accolse nel ’94 e per i successivi dieci anni per un soggiorno terapeutico in seguito al tristemente famoso disastro nucleare. L’incontro con questa bimba arrivata in Italia senza sogni né sorrisi è centrale nella vita di Patrizia, perché “quando qualcuno accoglie pensa di dare, invece è un continuo scambio senza confini, anche se, paradossalmente, quelli che si sono ‘arricchiti’ di più in tutti questi anni, siamo noi, proprio grazie a lei”, racconta l’autrice. Su Lyudmila il suo primo libro “Marmellata di Prugne” e ispirate a lei anche alcune poesie del suo ultimo testo, il libro di poesie intitolato appunto “Ai Fili Invisibili”. Testi che ci parlano di assenze che diventano presenze e trasmettono il messaggio, oggi più che mai importante, di vivere con entusiasmo senza barriere, spalancando cuori, occhi e orecchie sul mondo con semplicità e coraggio.
Il libro, dipanando un altro filo rosso, è stato scelto come testo letterario di partenza per l’ideazione e la realizzazione dei lavori fotografici da parte dei partecipanti al Corso di Fotografia e Letteratura di Officine Creative Italiane, che partirà mercoledì 13 novembre.
Sotto la guida di Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri di Officine Creative i partecipanti al corso racconteranno le poesie attraverso le immagini ed il linguaggio visivo in un gioco magico tra letteratura e fotografia seguendo un altro filo invisibile che collegherà la carta fotografica con la carta del libro unendo emozioni e pensieri.
Il giornalista Claudio Bianconi di Vivo Umbria, che ha offerto durante l’incontro una lettura critica del testo, selezionerà di concerto con i docenti i futuri testi: un’altra collaborazione di Vivo Umbria con le Officine Creative che mira a “dare rilievo e voce originale alla cultura letteraria dell’Umbria attraverso l’utilizzo di un linguaggio artistico visivo – quello della fotografia – che contribuirà a sviluppare autorialità e progettualità fotografica nella nostra Regione, il tutto in un rapporto di reciproco rilancio e sinergia con la letteratura stessa”.