Festival di Spoleto all’insegna di una nuova concordia umbra

SPOLETO – La concordia tra le varie istituzioni e festival culturali di un territorio è spesso un buon proposito a cui non segue un’effettiva pratica. Anzi. Sono più frequenti gli sgambetti che i soccorsi, i dispetti che le reciproche pacche sulle spalle. E, purtroppo, a pagarne i danni sono il pubblico, gli artisti e il territorio.

Non sembra essere di questo avviso Monique Veaute (nella foto in basso), per la prima volta alla direzione del Festival di Spoleto nella sua 64° edizione, che ha esordito questa mattina in conferenza stampa salutando e ringraziando direttori artistici dei teatri italiani e di altre realtà culturali. Tra questi spiccano, in particolare, i nomi di Nino Marino, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, e Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz.

Il sodalizio tra Stabile dell’Umbria e Festival di Spoleto prosegue e si rafforza con due importanti coproduzioni: La Signorina Giulia di Leonardo Lidi (nella foto in basso) sul testo di August Strindberg e La tragedia è finita, Platonov del drammaturgo, regista e attore Liv Ferracchiati, artista di punta del TRIC umbro.

A stupire piacevolmente è la partnership con Umbria Jazz, a fronte di un rapporto che sembrava essersi congelato da anni. Pagnotta (nella foto in basso), infatti, manderà a Spoleto i due pianisti jazz Brad Mehldau e Fred Hersch, quest’ultimo accompagnato dal contrabassista Drew Gress e il percussionista Joey Baron. Il programma musicale del Festival acquista, così, una sua parte jazz arricchendo i generi musicali proposti.

La speranza è che questi rapporto possano continuare a fiorire creando nuove possibilità per la crescita culturale del territorio e l’apporto positivo al comparto turistico in Umbria che soprattutto dalla cultura può trarre linfa vitale.

Emanuele Regi: