FERENTILLO – Chi era Giovanni Lorenzo Ferentilli? Bè, ce lo può dire una storica, la dottoressa Olga Raffo (direttore dell’ Archivio di Stato di Massa oggi in pensione), nella sua relazione dell’importantissimo Convegno di Studi che si è svolto nel maggio del 2008 a Ferentillo sul feudo di Ferentillo al tempo di Alberico Cybo Malaspina (1553 1623).
Giovanni Lorenzo Ferentilli, questo sconosciuto: ora cercherò di riportarlo alla ribalta contemporanea evidenziando il suo incisivo interesse per questo territorio ricco di arte, storia e bellezze paesaggistiche. Ma a diamo con ordine. Come era sua prerogativa (scrive Olga Raffo) Alberico ebbe cura dei suoi “staterelli”, a cui guardò con la massima attenzione, pertanto ebbe sempre a cuore anche la sorte di Ferentillo.
A conferma di quanto sostenuto vorrei citare un panegirico a stampa, per i torchi di Sebastiano Bonomi di Bologna del 1619 dal titolo: ” Discorso di Giovanni Lorenzo Ferentilli intorno ai bisogni del ducato di Ferentillo”, quindi un ferentillese trasferitosi a Bologna, facente parte del senato e al servizio di Vittoria dei Pepoli, nipote di Alberico, in quanto sorella di Carlo, erede legittimo del principe di Massa e Carrara. Con l’augurio di ottenere udienza dal principe e dopo un iniziale elogio di Massa, definita “bella e gentile” ornata di vari e sontuosi palagi, e edifici, ne loda la vaghezza e l’amenità dei colli, unitamente alla esaltazione della salubrità dell’ aria di Carrara, famosa per i suoi fini marmi, che godendo di una continua primavera godeva anche di buona salute, l’autore dichiara che cosi pure Ferentillo poteva beneficiare della benignità sovrana. Definendosi “umile pianta” del suo dominio, si permette di segnalare al suo signore, i bisogni del feudo ed in particolare i danni eccessivi causati dal torrente Tesino e dal fiume Nera indicando i luoghi più colpiti dalle inondazioni.
Lo invita pertanto a frenare l’impeto delle acque affinché le stesse irrigassero, rinfrescassero ed innaffiassero piuttosto che inondare le fertili pianure, rendendole così ancora più numerose e produttive.
Nell’ invocare l’ intervento provvidenziale del Principe, non manca di lusingare il suo signore, tessendone le lodi, ma soprattutto rifacendosi ai suoi natali in quanto discendente dei Cybo ( il padre Lorenzo), la madre era una Malaspina ipotizzando, dal momento che “lo consigliava la saggezza e lo richiedeva la giustizia”, che dall’ unione dei due rioni principali di Ferentillo Precetto quasi “prius ceptum”, padre e della Matterella “mater” madre venisse creata, entro il quinquennio un unica terra dal nome ALBERICA da non intendersi come sorella bensì fedelissima serva, la cui dote fossero le operose arti ivi esistenti. Prosegue l’autore nel suo panegirico accennando anche all’ imprese del suo signore, immortalate nell’ arredo urbano di Massa e nelle monete alla venerazione sua e dei suoi sudditi ma persevera nella richiesta di un rapido e fattivo intervento per porre rimedio al problema delle inondazioni per la cui soluzione non occorreva molta spesa, mentre i vantaggi l’avrebbero di gran lunga superata. Pertanto in qualità di suddito unitamente al castello di Mavigliano, Agobio, Nicciano, Loreno, Le Mura, Colleponte, Sambucheta, Umbriano, Castelrivoso, Castelnuovo, Castelvecchio quindi tutto il ducato, definito “umbelico d’Italia” , nel quale far risuonare il nome del principe Alberico, conclude con alcuni voti augurali che così suonano: ” Sia vita al nostro Duce Sia vita, e gloria, e fia contento, e la pace, che frenerà benigno onda vorace”.