FERENTILLO – Non manca mai un ritorno alle origini di mestieri considerati in disuso solo perché il nome o gli aggettivi cambiano a secondo dell’evolversi della modernità. Oppure chissà, qualche improvvisato scopritore trascende tali significati, mistificando la realtà in assurdi fake e su internet se ne leggono di tutti i tipi. Antichi mestieri scolpiti su lapidi e lastricati di pavimentazioni di antiche chiese e superbe abbazie; in Valnerina abbondano in gran quantità; una ricchezza di arte di tipo antropologica che ci fa capire l’importanza del lavoro di coloro che ci hanno preceduto. Alla Collegiata di Matterella, dopo lo smantellamento del travertino che copriva il pavimento è emersa la pavimentazione originale in pietra costellata di botole sepolcrali con stemmi delle famiglie nobili locali e delle corporazioni.
Un tesoro di grande interesse che fotografa l’economia di una società locale dai semplici mestieri e quelli più raffinati. Iniziamo con le lapidi che recano stemmi nobiliari: Stemma Bipartito con nel capo una rosa, nella punta un albero di ulivo e sotto una scritta Bene Flor. Sep. Flor. Inno. Flor. Apparteneva alla famiglia Benedetto e Innocenzo Florentelli (ferentilli); altra lastra: stemma del monte di tre pezzi all’italiana sostenente una torre merlata con posterla ai lati le lettere A.s.a.r; altra lastra: stemma bipartito con al capo un albero, alla punta un ponte sul fiume scorrente; stemma con al centro una incudine e martello poggiato sopra, (era della corporazione dei fabbri); lapide semplice con la scritta Degraccelli A.N; stemma bipartito con a destra un ponte, a sinistra lingue di fuoco era della famiglia Buttafuoco Caromani; lapide in rilievo quadrata dentro ad un altro quadrato con la scritta Milesii Iacobini; altra lapide reca: S.D. Maivrane Frate. Quello che interessa, in modo particolare, per stabilire chi veramente ha svolto tutto ciò che è stato realizzato in pietra si legge nelle decorazioni delle paraste, ossia quelle interposte nel penultimo altare della navata di sinistra. L’ altare di questa nicchia, era della corporazione dei Maestri Lombardi come è evidenziato dalla scritta posta sul pilastro laterale sinistro e i simboli: martello, scalpello, filo, piombo, cazzuola e squadretta angolare. Sul pilastro destro (come afferma A. Fabbi – Tabarrini) la scritta: MDXXXII. DXXI. M.VLII SAC.FVN sul pavimento proprio di fronte all’altare, la loro tomba con la lastra scolpita in pietra con stemma a forma di scudo con riccio recante all’interno testa in profilo, all’esterno le lettere a (sinistra) Mastri a (destra) Crdm (Corona di Melide?); i lapidici e muratori era una corporazione attivissima in Umbria e nelle Marche dal XII secolo in poi. A loro si devono le chiese gotiche degli ordini religiosi ma anche palazzi gentilizi. In special modo le chiese rinascimentali a pianta centrale. I lapidici operarono un po’ ovunque: a Todi palazzo del Capitano del Popolo nel 1272, alla Castellina di Norcia 1473, dove avevano la sede della loro corporazione nella chiesa di San Giovanni. I più importanti lapidici – muratori furono: Nicola e Ciccarello i quali lavorarono alla rocca di San Cataldo ad Ancona 1354/1356 per l’Albornoz e nel 1414 e nella chiesa di Santa Maria della Bianca. All’ultimo altare della navata sui pilastri, stemma e simboli della corporazione dei maniscalchi e calzolai. Sull’altra navata, sui pilastri della cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova “libro scolpito aperto” era della Corporazione dei Notai. Sul pilastro della cappella dedicata a Sant’Antonio abate, scolpiti simboli di “un asino, cavallo, maialino”, era della corporazione dei mulari, allevatori e vetturali. Importantissimi invece i rilievi dell’altare dedicato a Santa Caterina d’Alessandria con gli stemmi del comune di Ferentillo: croce genovese, fiume scorrente, chiavi pontificie e giglio fiorentino (o fiore di giaggiolo?); altro stemma scolpito sull’altro pilastro è l’Arma di Lorenzo Cybo: scudo quadripartito nella prima e quarta croce genovese e banda scaccata, nella seconda e terza le sei palle medicee. Ai lapidici e muratori, quindi, come detto si deve, oltre alle paraste e i clipei e decorazioni in pietra, pavimento, eccetera, anche il portale della stessa Collegiata: formato da due piedritti con mensole scolpite a fiore di cardo sostenenti l’architrave, dove in lettere classiche è inciso QUISQUIS PER HANC IANUM TEMPLO IESUM QUERIS HUNC MAGIS FINI IN CAELUM PER PARADISI PORTAM INVENIRE CONABERIS 1493. Sopra si eleva la lunetta con un bell’affresco di Orlando Merlini del 1502.