PERUGIA – In Umbria da parte delle imprese sono state presentate 475 domande per la richiesta di finanziamento fino a 800 mila euro (372 nella provincia di Perugia e 103 in quella di Terni) per un importo richiesto di 157.750.856 euro.
È quanto emerge dallo studio della FABI (Federazione autonoma bancari italiani) che ha analizzato i dati relativi ai prestiti contemplati dal Decreto Liquidità, dati aggiornati al 25 maggio. Complessivamente le domande presentate per accedere ai contributi sono 6.322, di cui 5847 per richieste di prestito fino a 25 mila euro e appunto 475 per i finanziamenti fino a 800mila euro. Nella provincia di Perugia le domande totali sono state 4.772 mentre nel territorio ternano 1.550.
La richiesta complessiva vede l’Umbria al sesto posto della classifica nazionale con un importo medio di 43.941 euro, pari all’1,6 per cento. La richiesta totale dei due tipi di finanziamenti è di quasi 278mila euro.
“Come FABI e quindi sindacato maggiormente rappresentativo dei bancari in Umbria si legge nella nota stampa – abbiamo rivolto qualche giorno fa un appello alle istituzioni perché vediamo all’orizzonte il rischio usura a causa della mancanza di liquidità e delle difficoltà legate all’accesso al credito. Oggi vogliamo porre l’accento sulla marginalizzazione della nostra regione in termini di richieste e quindi erogazioni di prestiti garantiti dallo Stato che ci pone all’1,6 per cento nella graduatoria nazionale. L’Umbria è una regione fragile dal punto di vista economico che già prima dell’emergenza Covid era attanagliata da una crisi profonda. Ora si evidenzia, anche di fronte a questi numeri, ancora di più la debolezza intrinseca del nostro tessuto produttivo, sempre in riferimento alle richieste di finanziamento fino a 800 mila vede la provincia di Perugia con un 1,0% mentre quella di Terni con appena lo 0,3, a dimostrazione di una condizione del territorio ternano veramente preoccupante. A questo punto, come più volte espresso dal nostro segretario generale Lando Maria Sileoni in riferimento alla situazione italiana, anche in Umbria, oltre al rischio criminalità esiste un pericolo di conflitti sociali per l’impoverimento di famiglie e imprese. Insomma, se le istituzioni e tutte le componenti della società non faranno qualcosa, la nostra regione si troverà più povera e marginalizzata di prima. La FABI dell’Umbria è pronta a fare la sua parte”.