SPOLETO – Andiamo a conoscere uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti dello spoletino, centro di antica spiritualita’ che ha rivitalizzato e reso peculiare sotto molti aspetti uno dei monti circostanti la città ducale: San Giuliano a Monteluco. Della vita eremitica e ascetica in questa parte dello spoletino se ne parla fin dalle origini. La storia antica racconta di una nobile romana Gregoria che avrebbe donato i suoi possedimenti proprio sul Monteluco a un eremita di nome Isacco, profugo Siriano per fondare una chiesa e un monastero da dedicare a San Giuliano.
Nel VI secolo gia’ esisteva il monastero benedettino come ricordano alcuni antichi documenti. Vennero i benedettini Cassinesi poi i Cluniacensi, a questi ultimi dipendevano tutti gli eremi di Monteluco. San Isacco, secondo un lezionario di Gregorio Magno, come detto, giunse dalla Siria nel V secolo, insieme ad altri profughi dalle persecuzioni, qui condusse una vita eremitica in santità e restrizioni. Altri si aggiunsero alle prime “Laure”, in celle o grotte dislocate attorno, vivendo di preghiera e povertà, dipendendo dall’Abate che risiedeva a San Giuliano.
Fu un centro di grande vitalità spirituale e da qui parti l’ evangelizzazione di una buona parte del territorio umbro. Altri eremiti Siri qui soggiornarono i primi tempi come Lazzaro e Giovanni che fonderanno poi, in Valle Suppegna, l’ Abbazia di San Pietro in Valle; Felice e Mauro che andranno nel territorio di Narco e fonderanno l’Abbazia di San Felice, ecc… San Giuliano, quindi, tra i boschi, e’ l’edificio che oggi andremo a conoscere da vicino e perche’ no, appena il tempo ce lo concedera’, una escursione sarà programmata, magari nel periodo del Festival dei due Mondi. Sul pianoro, tra prati e lecci si erge il complesso.
La facciata in origine era sulla linea della chiesa di Sant’ Eufemia nel cuore di Spoleto. La chiesa, romanica, e’ affiancata alla massiccia torre. Il portale e’ ad arco a tutto sesto e sormontato da una cornice scolpita a motivo di palette. Negli stipiti sono frammenti scultorei del VI secolo, mentre quello di destra e scolpito con motivi fitomorfi e formelle: due colombi affrontati ai lati di un cantato rovesciato da cui escono due tralci; bue; pantera; pavone con racemi. Nello stipite sinistro troviamo: archetti sovrapposti e trifogli; due colombi con il cantaro dritto; cantaro con tralci; croce; centauro. Alcuni di questi pezzi scultorei sembrerebbe essere stati utilizzati da un precedente edificio di epoca paleocristiana, appartenuti una recinzione presbiterale. Altro frammento interessante del VI secolo e’ alla base della feritoia nella parte destra della facciata. Sopra al portale una trifora con archi sovrapposti che poggiano su mensole scolpite con figure di animali ossia: ariete e toro e anche figure umane, sorretta da coppia di colonnine con capitelli.
L’ intero e’ divisa in tre navate e tre absidi. Colonne in pietra, con capitelli semplici, soltanto un capitello e’ decorato con un ‘agnello’. Arcate a sesto acuto rappresentano una successiva costruzione postuma all’ originale.
La Cripta, che risale ad una costruzione precedente la chiesa, e’ costituita da piccoli ambienti. Nelle navate laterali sono stati riportati dipinti del XVI e XVII secolo raffiguranti Santi eremiti. Nel presbiterio si conserva un interessante ciclo di affreschi raffiguranti la Storia di Isacco del XVI secolo: Isacco in orazione; Isacco e il sacrestano ossesso; San Isacco e i falsi poveri ignudi. Nell’ abside si conserva un ciclo pittorico sotto un finto arazzo: otto Santi Benedettini; San Benedetto in trono tra i Santi Isacco, Placido, Giuliano, Scolastica e la Beata Gregoria con il cartiglio recante la donazione; nel catino spicca l’ Incoronazione della Vergine e angeli. I dipinti furono eseguiti al tempo dell’ Abate Argento Campello dal Maestro di Eggi, (autore tra l’altro di altri dipinti nell’abside della Abbazia di San Pietro in Valle nel 1445 con simili soggetti commissionati dall’ Abate Ancaiani). I dipinti a San Giuliano del Maestro di Eggi, sono l’ espressione della tradizione spoletina del secondo trecento ingentilita da alcuni elementi tardogotici, come ad esempio le cornici che riquadrano l’abside, le nicchie a conchiglia dove sono dipinti i Santi, la sagoma delle figure e il panneggio degli abiti. Seguono altri dipinti come Madonna col Bambino del XV secolo e altri di uguale soggetto. Una lastra del XII secolo spiega la riqualificazione romanica dell’edificio sostenuta da Nicolo’ Bacarelli. La lapide tradotta così riporta: “Nicolo’ Bacarelli, comincio’ a realizzare la buona opera quando in questa chiesa fece innalzare cinque colonne; la sua anima sia benedetta” . Il complesso di San Giuliano e di proprietà della Arcidiocesi di Spoleto Norcia. Per la visita contattare l’ufficio diocesano o il museo diocesano di Spoleto.