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Enrico Pieranunzi oltre il tempo, il ritmo e la storia: applausi a Spoleto per il primo concerto della Jazz Season

SPOLETO – Scarlatti non è in antitesi con il valzer e con la cantabilità dei temi che si inseguono a definire il suo universo sonoro, la sua cifra stilistica. E’ un incedere che non conosce limiti, generi e ignora l’elettrico, il digitale e tutto ciò che esula da un’idea della musica che non sia acustica e forma creativa pura, contro ogni effetto speciale. E’ musica discreta, nel senso di riservata a chi esce ed entra nella storia della musica con garbo, gusto, stile. Unlimited significa superare ogni barriera tra generi, entrarne ed uscirne, prendersi la libertà di rivisitare, ornare, arricchire di ritmi, timbri, intensità, fraseggi e invenzioni armoniche il materiale che maneggia, sia esso appartenente a un tempo lineare molto lontano sia contemporaneo e ricco di pulsioni jazz. Seguire il filo del “discorso” del pianista risulta in fin dei conti circoscrivere in un tempo circolare ritmo e fraseggio con temi che si inseguono lungo un procedere che annulla le distanze attraverso un dinamismo parco, ma spesso infranto, per chiudere il cerchio con il ritorno del tema. Tutto questo è Enrico Pieranunzi che ieri sera al teatro Caio Melisso di Spoleto ha inaugurato la seconda stagione di Spoleto Jazz Season, ciclo di tre concerti che il direttore artistico Silvia Alunni, ha disposto per arricchire la città del Festival di nuove idee di musica in quell’ambito che Umbria Jazz ha lanciato come eccellenza regionale, ma che a vario titolo si irradia su tutto il territorio umbro e in varie modalità. Enrico Pieranunzi è un pacato signore di 71 anni che ha stabilito nella sua intensa vita artistica un nuovo canone estetico e pur rimanendo una persona schiva e riservata, ha avuto una diretta influenza sulla continuità di una tradizione che è alla base del jazz. Il quale jazz non sarebbe esistito ed evoluto così come lo conosciamo se alle origini non fosse stato creato dall’incontro tra cultura cosiddetta “alta” e la manifestazione più pulsionale e spontaneistica di un senso della musica e in particolare del ritmo degli afroamericani. Pieranunzi è uno dei massimi rappresentanti della musica del secolo breve che ha tracciato l’itinerario di una via partita da lontano, ma che contrassegna la storia della musica nelle forme di un jazz mai fermo su stesso e che di volta in volta stabilisce nuove frontiere da superare, così come Unlimited significa appunto superare ogni nuovo valico, ogni nuova barriera. E’ questo lo spirito, la motivazione di fondo di chi del jazz ne fa un campo di ricerca. Tocco misurato e controllato, così come il controllo e la consapevolezza di avere una lunga storia alle spalle, Pieranunzi si inoltra durante il concerto nel suo più lontano mondo di compositore con “Je ne sais quoi”, trae spunto per qualche tema tratto da “Canto nascosto” dell’etichetta perugina Egea, registrato nel passaggio dal vecchio al nuovo millennio, passa con disinvoltura la Barocco di Scarlatti colorandolo di un dinamico fraseggio sincopato, poi ispira la ballad “Flowering Stone”. Il suo tocco è limpido, il suo fraseggio ponderato e misurato che può sfociare in improvvise accelerazioni e il ritmo infine si insinua, qualche volta si impone forte. Applausi e bis nel finale. Gusto e stile, storia e discrezione, umiltà e capacità: questo è Pieranunzi.

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