Elio E Le Storie Tese ammaliano il Lyrick

ASSISI – E’ senz’altro un’esperienza assistere ad un concerto di Elio & Le Storie Tese; chi vi scrive non vi era mai riuscito per vari motivi ed assicuro che è stata molto gradevole.

Quando alcuni mesi fa ho saputo che domenica 3 dicembre sarebbero comparsi al Teatro Lyrick di Assisi nel tour del loro ritorno ai live, con lo spettacolo “Mi manca solo un dente e cerco di riavvitarlo”, inserito nel cartellone invernale di Tourné, ho pensato che fosse l’occasione buona.

La locandina del tour

Il gruppo milanese, fondato da Stefano “Elio” Belisari, è attivo dall’inizio degli anni ‘80 ed ha esordito discograficamente con l’album “Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu” nel 1989.

Da allora ha inciso una decina di album in studio e nel frattempo dal 2004, durante il tour di “Cicciput” (pubblicato nel 2003), prese forma l’idea dei cosidettì CD Brulé cioè la prima ora di ogni concerto, registrata e masterizzata in tempo reale dallo staff tecnico della band, messa in vendita direttamente all’uscita, a cui farà seguito nel 2005 un’iniziativa analoga denominata DVD Brulé.

Dopo la partecipazione nel 1996 al Festival di Sanremo con il brano “La terra dei cachi” – con cui si aggiudicano il premio della critica “Mia Martini” – il gruppo accresce la propria popolarità e si presenta in modo quanto meno stravagante: nella seconda serata Elio con un braccio finto, per poi tirare fuori quello vero da sotto il maglione; la sera successiva con un solo minuto a disposizione per eseguire il refrain del brano decide di accelerarne la versione in modo da eseguirla integralmente ed infine nell’ultima serata si presentarono in abiti da alieni e con la testa rasata colorata di argento (pur indossando tutti delle calotte, tranne Elio, che si era rasato davvero), richiamando i Rockets (gruppo francese celebre negli anni ‘80).

Molte le partecipazioni a programmi televisivi come “Mai dire goal” di cui firmeranno varie sigle come “Amico uligano”, “Sunset Boulevard”, “La cinica lotteria dei rigori”, “Il concetto di banana” e “Balla coi Barlaflus” per finire con “Nessuno allo stadio” per “Mai dire Mondiali” (trasmissione speciale per l’evento di USA ‘94); inoltre nella stagione ‘97/-’98 eseguono “Ti amo campionato” (riferito al torneo di quell’anno in cui manifestavano disappunto per presunti errori arbitrali).

Ancora nel 2008 partecipano al Dopofestival e per altre tre volte (nel 2013 con” La canzone mononota”, nel 2016 con “Vincere l’odio” e nel 2018 con “Arrivedorci”) tornano a Sanremo ed è ancora successo.

Al contempo annunciano lo scioglimento che però almeno finora avverrà soltanto sulla carta ( e per fortuna).

Ed è così che a giugno è stata annunciata la ripresa dell’attività come band ed un tour autunnale nei teatri con uno spettacolo diretto dal regista Giorgio Gallione, che aveva già curato “Ci vuole orecchio”, dedicato da Elio ad Enzo Jannacci (lo scorso anno al Lyrick, qui la recensione della serata:https://www.vivoumbria.it/elio-canta-jannacci-al-lyrick-tra-ironia-e-malinconia/).

Il manifesto del tour

In circa due ore gli otto componenti del gruppo, Stefano Belisari (Elio), Vittorio Cosma, Nicola Fasani (Faso), Christian Meyer, Davide Luca Civaschi (Cesareo), Antonello Aguzzi (Jantoman) e Paola Folli (Pai Follai), se si tiene in conto anche il performer Luca Mangoni, hanno polarizzato l’attenzione dei presenti con una carrellata dei loro successi, inframmezzati da alcuni momenti definiti “culturali” con prosa, poesia e drammaturgia; il tutto per fotografare l’italianità assieme ad una perizia dal punto di vista musicale confermata sul palco per l’ennesima volta (dei veri e propri musicisti “of the madon”, non c’è dubbio).

Ed allora dopo un invito ribato più volte ad ascoltare la musica della band “nel Cristo” via allo spettacolo con “La terra dei cachi” seguita da “Uomini col borsello” e da un momento con Faso al basso e voce.

Poi ecco apparire Mangoni nei panni di “Supergiovane” quindi “Il vitello dai piedi di balsa” che ha visto Cosma e Mangoni duettare in un’esilarante versione di “Brividi” di Mahmood e Blanco, proprio da brividi.

Quindi la spassosa narrazione di Elio de “Il cardellino alcolizzato”, “Pork & Cindy” e “Servi della gleba” introdotta da Faso, dove nel finale Elio ha suonato il basso da dietro le spalle del bassista.

Si prosegue con “La follia della donna” con Faso alla batteria al posto di Meyer (nel frattempo al centro del palco insieme alla bravissima Folli) e “Parco Sempione”.

Ancora la notevole ed applauditissima performance batteristica di Christian Meyer ne lo strampalato “L’ammaestratore di cozze”; poi “Gimmi I.”, la ripresa de “Il vitello dai piedi di balsa” e gran finale con “Urna” e “Born to be Abramo”.

Richiamati sul palco ecco due bis: la strumentale “Out into the daylight”, cover del brano del bassista dei Genesis Mike Rutheford dal suo album del 1980 “Smallcreep’s day” ed infine la chiusura con la classicissima ed immancabile “Tapparella”.

Fino a Natale il tour prosegue con un’altra decina di date; se potete non perdete l’occasione; ne vale la pena.

Alfredo Buonumori: Perugino, diploma di maturità classica, commerciante per una ventina d’anni, da sempre appassionato di musica (tutta quella bella), ma il cuore batte più forte per il progressive rock, il primo amore, e per il jazz. Dal 2019 fa attivamente parte di un’associazione culturale-musicale che si occupa della diffusione della musica progressive rock.