Edoardo Cialfi, da writer a pittore che con bombolette spray ritrae la forza autonoma della natura

 

PERUGIA – Per il secondo appuntamento della nostra rubrica – afferma Lorenzo Barbaresi – ci spostiamo a Perugia, precisamente a Marsciano da quello che considero una splendida realtà del panorama umbro ma che per anagrafica non posso che considerare una giovane promessa. Edoardo Cialfi nato nel 1993 l’ho conosciuto recentemente grazie a Franco Passalacqua che più volte mi aveva parlato della sua straordinaria tecnica e di come riuscisse ad ottenere un iperrealismo dal sapore “Hopperiano” con una tecnica altamente innovativa… Egli infatti si serve solo delle bombolette spray per realizzare i suoi dipinti; innumerevoli strati e velature creano un effetto quasi vellutato che il fissativo siliconico ferma poi sulla tela, unico suo medium ora dopo anni passati come Writer. Dopo aver frequentato la L.A.B.A (Libera Accademia di Belle Arti di Firenze) infatti la sua formazione continua lungo le strade e sotto i cavalcavia della nostra regione come writer, attività che spesso gli crea problemi anche con la legge. Oggi collabora con la galleria Zamagni Arte di Rimini e con loro partecipa alle fiere di settore più importanti in Italia ma anche con il Ting Ting art space di Taipei (Taiwan), risultato davvero notevole data l’età per questo credo che il suo futuro sia sicuramente ancora tutto da scrivere.

 

Edoardo Cialfi, classe ’93 si presenta così.

Ho iniziato a prendere sul serio la faccenda, quando ho preso in mano la mia prima bomboletta, quindi molto presto. Ho praticato Writing dal 2008 al 2012, finché i rischi dell’illegalità legati al mondo del Writing si sono fatti più reali: gli effetti di un processo si fanno sentire.

 

È stato proprio l’incontro con la legge a spingere l’artista ad abbracciare una nuova via di espressione: nella seconda sentenza di assoluzione il giudice ammette  che le opere di Edoardo sui muri e tele, siano da considerare arte e non vandalismo.

 

Ma allora chi è il writer?

Un libro molto interessante Style: writing from underground, realizzato da PHASE 2 a proposito di definizioni, dice questo: “Il writer è colui che dipinge come occupazione principale”. Il writing è “l’uso di pennarelli o vernici spray”.

Il termine graffiti è un termine fuorviante. Come afferma IZ THE WIZ nel libro Style: writing from the underground “Per prima cosa non si chiamano nemmeno graffiti, si dice writing. Graffiti è un termine sociologico che si è iniziato a usare nei confronti della cultura durante gli anni 70.”

 

Una definizione molto tecnica. Mentre tutta quella parte legata all’illegalità e alla trasgressione data dalla ricerca dello spazio più visibile in che modo la spieghi? 

Il Writing nasce nelle periferie di New York (o Philadelphia, c’è una disputa ancora aperta su questo). Il movimento si è però sviluppato nel South Bronx che, notoriamente, negli anni ’70 viveva una condizione socio-economica molto difficile. In tal senso, il writing è stata la voce del ghetto: non è un caso che uno dei writer più famosi Stayhigh149  scrisse “voice of the ghetto”accanto si suoi puppets.

Il Writing poteva anche essere un modo costruttivo di allontanarti dalla criminalità più classica delle periferie americane. Per molti è stato un trampolino di lancio per uscire da quelle situazioni.

Finché il mondo del writing rappresentava un’esigenza espressiva per una fetta di popolazione aveva un senso. Oggi molti writer dipingono su commissione, sono in qualche modo diventati dei veri e propri artisti.

 

 

Quindi credi sia un movimento artistico che ha bisogno di essere attualizzato?

Secondo me ogni tipo di linguaggio artistico ha senso di esistere finché c’è qualcuno che lo pratica, così anche il Writing. Ma deve essere calato nella contemporaneità. Detto questo, ho molto rispetto per quel mondo lì e ci sono ancora molto affezionato, basta visitare il mio studio per osservarne la vicinanza.

 

Il passaggio a questa tua attuale crescita artistica come è avvenuta?

Dopo il secondo processo sono stato costretto a fermarmi perché avrei corso il rischio di trovarmi in situazioni ancor più spiacevoli. Ho ripreso a disegnare il reale, in particolare ritratti.

Quando ero alla LABA di Firenze, nel 2017, un professore mi suggerì di realizzare un paesaggio con i miei strumenti classici: le bombolette spray. Lo ascoltai e da lì è iniziata la mia ricerca.

Qui a Marsciano, nella Media Valle del Tevere sono cresciuto circondato dalla nebbia invernale, così ho deciso di rappresentarla. La tecnica che tento di replicare con lo spray è quella delle velature, queste appartengono alla pittura classica, a pennello, in particolare alla pittura ad olio: trasparenze su trasparenze che pian piano fanno uscire la tridimensionalità e quindi la figura.

Io dipingo la mia terra, l’Umbria. E lo puoi intuire dai colori, dalle morfologie dei paesaggi. Oltre alla nebbia, lavoro anche sulla tempesta, concettualizzandola nel suo senso di minaccia che la natura esercita sull’uomo.

 

 

Da cosa sei affascinato?

Mi incuriosisce pensare alla natura non solo come semplice elemento bucolico ma anche come autorità autonoma e incurante delle vicende umane.

 

Sappiamo ormai tutti che il Writing è legato al mondo dell’Hip Hop. Ora che hai subito questa evoluzione artistica anche il tuo rapporto con la musica è cambiato?

Ascoltavo molto l’Hip hop Old School italiano come i Sangue Misto, i Colle der fomento, Kaos One, Dj Gruff. Era un genere di aggregazione che ora faccio fatica a ritrovare in altri. Mi ritrovo però spesso ad adorare i Pink Floyd e più generalmente rock progressivo anche italiano come la Pfm. Ma ci sono anche eccezioni contemporanee come Willie Peyote.

 

Qual è la tua personale proiezione artistica nel futuro? Hai una direzione?

Al momento collaboro con la galleria Zamagni Arte di Rimini (che qui colgo l’occasione di ringraziare) con la quale saremo presenti con un progetto di Massimo Mattioli, bravissimo e noto giornalista, scrittore e critico d’arte, in una delle fiere del settore più importanti d’Italia. Sono anche rappresentato dalla galleria Ting Ting Art Space, a Taiwan, inoltre, attualmente sono presente in varie mostre.

Nel futuro approfondirò ulteriormente la mia ricerca, crescendo insieme alla galleria che mi rappresenta, Zamagni Arte.
Ho avuto la fortuna di frequentare la LABA di Firenze che mi ha permesso di conoscere degli ottimi professori, i quali oltre ad insegnarci la parte più tecnica del fare artistico, ci hanno tenuto a darci precise indicazioni su come muoversi nel sistema dell’arte. Ed è grazie a persone come loro o al direttore della LABA Mauro Manetti o ancora a Lorenzo Barbaresi che ho la fortuna di camminare su questa strada.

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