E’ morto Marco Collazzoni, Terni piange l’artista e il jazzman

TERNI – Un artista autentico, con una grande curiosità rivolta al mondo a agli altri che sapeva coinvolgere nelle sue iniziative con eccezionali doti di empatia. Marco Collazzoni, 50 anni, nato in una famiglia dove l’arte ha ispirato la creatività – padre pittore, madre ceramista e fratello musicista – è morto al termine di una sfibrante battaglia contro un male che infine si è dimostrato più forte della sua grande vitalità e gioia di vivere. Marco è stato allievo e insegnante al liceo artistico “Metelli” di Terni, ma soprattutto Marco è stato un sassofonista jazz ispirato dall’idea di una musica totale, a suo agio con i big, ma umile e comunque disponibile anche con le più modeste realtà musicali locali, dal Cantamaggio a quartetti e quintetti che di anno in anno cambiavano, formazioni che hanno spianato la strada a tanti ragazzi che con la musica hanno in seguito instaurato una relazione professionale. Come spesso amava ripetere, Marco Collazzoni, con la sua verve e la sua fervida immaginazione artistica e musicale, ha rappresentato quel “ponte” generazionale tra la prima “genìa” di musicisti ternani che alla passione della musica hanno conciliato anche le esigenze del lavoro alle Acciaierie e le generazioni successive che hanno intravisto in lui il Maestro che avrebbe saputo indicare la via per la professione del musicista.

Tra le altre attività, Marco è stato il direttore della Terni Jazz Orchestra, la formazione nata quando i fratelli Vanni progettarono Terni in jazz, il festival che secondo le ambizioni iniziali doveva rappresentare la “risposta” ternana alla perugina Umbria Jazz. Ha più volte sorvolato l’Atlantico anche insieme al sassofonista italo-americano Micheal Rosen, partner e compagno di avventure musicali. Diplomato al Conservatorio Briccialdi in clarinetto, acquisì ben presto una straordinaria competenza anche come tecnico per la riparazione e la creazione degli strumenti e mise la sua competenza a disposizione della Borgani.

Ecco una sua breve presentazione per un corso per tecnici, organizzato da Jazz Convention: “Un giorno, all’età di 14 anni mi decisi, era necessaria una ritamponatura del mio clarinetto, un Phan di Lione. Lo comprai per la ridicola somma di 90 euro da un rigattiere. Dopo un mese mi fu riconsegnato riparato, (lui diceva) e vi assicuro che era molto peggio di prima. Fu talmente grande la delusione e l’amarezza che decisi di ripararlo da me. Da allora sono passati 18 anni e la mia carriera di tecnico ha visto passare sotto le mie mani strumenti d’ogni genere, sassofoni di persone molto lontane e molto vicine …scusate… ma non mi sono ancora presentato, mi chiamo Marco Collazzoni.
Ho lavorato per moltissimi artisti famosi come Steve Lacy, Micheal Breker, Bob Berg, Bobby Watson, Emanuele Cisi, Paul Jeffrey, Milton Lewis, Joe Lovano e tanti altri. Ho progettato sassofoni e attrezzature per la realizzazione e il collaudo degli stessi, per aziende produttrici di strumenti musicali a fiato.
Da adesso in poi, all’interno di Jazz Convention, sarà possibile approfondire le tematiche tecniche relative agli strumenti a “soffio”, cercando di risolvere i vostri problemi più frequenti, i vostri dubbi”.

Nel 2019, Marco parlò a tutti per la prima volta ufficialmente della sua battaglia contro la malattia che lo aveva aggredito. In quell’occasione fu organizzata una raccolta fondi per sostenere le spese per le cure. Marco era un generoso dal grande cuore che non ha mai esitato di aiutare gli altri grazie anche alle sue doti di grande aggregatore. Gli altri, artisti, musicisti e conoscenti ternani lo ripagarono così.

Ci congediamo da Marco Collazzoni con le belle parole che un musicista, che con Marco ha avuto uno stretto rapporto di partnership musicale, l’argentino Martin Diaz, ha postato su Facebook: “Sei il mio fratello. Tanti anni fa mi hai guardato negli occhi e ti è bastato, poi mi hai buttato dentro il tuo mondo vertiginoso senza dubitare.

Abbiamo combattuto mille battaglie insieme, Conservatorio, Master, Anna Marchesini, Miami, Sarajevo, viaggi, un disco bellissimo, mille progetti, chiacchierate infinite, mille grigliate nell’orto, sei uno dei pochi che mi ha visto piangere, mi hai insegnato a capire la mentalità di questo paese che amo, ma che non è il mio.

Mi hai fatto entrare per la porta grande nella tua Terni Jazz Orchestra, facendo diventare Terni la mia seconda casa, regalandomi tanti fratelli che amo, mi hai presentato in società ai musicisti Ternani, che mi apprezzano grazie a te.

Ti piangeva il cuore quando tra musicisti si litigava, facevi di tutto per rimediare.

Grande musicista, arrangiatore, grande pittore, grande scultore, grande costruttore di sassofoni, grande creatore, grande insegnante, grande studioso, ma soprattutto GRANDE AGGREGATORE di anime buone, con una mente cosi aperta al mondo che ancora mi domando cosa hai visto in me per portarmi come tuo fratello durante tutti questi anni!

L’ultimo concerto tuo lo hai voluto fare con me insieme alla tua inseparabile Marta e mia moglie, nell’Ambasciata Argentina ad ottobre, pure questo regalo mi hai voluto fare.

Ti ho accompagnato fedele in tutto e con discrezione, quella discrezione che tu mi hai insegnato. Quella dei grandi signori.

Tante risate, fino alle lacrime, grande senso dell’umorismo e dell’ironia, GRANDE SENSIBILITÀ.

Cosa devo fare ora? Non mi hai lasciato nessuna indicazione, come facevi sempre…

Io mi sento solo già… i ragazzi dell’orchestra?

Come faremo? …

Penso che nessuno creda che tu sia partito…

Ci potevi lasciare un po’ della tua luce! In questo periodo buio…

Io la aspetto , noi tutti la aspettiamo…

Non riesco nemmeno a piangere.

Ma conoscendoti cosi bene come ti conosco so che mi stai dicendo ora:

Dai tocca spicciarsi!!! Piglia la chitarra!! Corri!! Corri!!! Pronti prontii prontiiii prontiiiii!!!

Ciao gordo! Ci rivedremo!

Ti adoro.

Martín”.

 

Nella foto Marco Collazzoni con Joe Lovano

Nel video Marco insieme al sassofonista americano Ben Flocks nella Borgani Factory

Un ringraziamento a Piero Grimani per le testimonianze fotografiche

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.