PERUGIA – Mimmo Coletti è una di quelle figure che desta attenzione nel momento in cui mette mano alla penna. Laureato in giurisprudenza con una tesi su Innocenzo III e poi in lettere classiche con una ricerca di storia greca su Stesimbroto di Taso che per i più è il Carneade di don Abbondio e, Mimmo, ne è peraltro perfettamente e simpaticamente consapevole, ha insegnato storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti Vannucci e all’Istituto Bernardino di Betto. Divulgatore, di fatto, è approdato per flusso naturale anche al giornalismo: è stato al “Giorno” di Milano e poi responsabile delle pagine culturali de La Nazione Umbria e dalla nostra Associazione stampa ha ricevuto il premio alla carriera.
Ha pubblicato, nel frattempo i racconti Possibilmente sorridendo, L’antiquario veneziano, Le voci del tempo, Il colore dell’anima, Le ombre della sera, La luna e la polvere, We’ll meet again. Ora tocca a “Duetto in blu“. Il suo nuovo romanzo verrà presentato a Perugia venerdì 18 ottobre alle ore 17,30 nella Chiesa di San Benedetto Vecchio, Parco della Canapina. Oltre a lui saranno presenti Michele Bilancia, Alberto Mori e Fabio Versiglioni.
Cosa c’è del giornalista dentro questo tuo romanzo?
“Davvero poco – risponde deciso – per non dire niente. Mi sono orientato in ambiti e in una narrazione, anche stilisticamente parlando, lontani dalle logiche della cronaca e del cronista”.
Pare di cogliere qualche riserva rispetto al giornalismo…
“Ci mancherebbe, ho massimo rispetto per questo lavoro e per chi lo fa. Certo, ritengo la cultura una componente importante dell’informazione e non sempre riscontro nei quotidiani lo spazio che, invece, a mio avviso meriterebbe di avere”.
In “Duetto in blu” c’è qualcosa di autobiografico?
“L’amore per l’arte e per due città: Venezia, dove ho studiato e mi sono laureato, e Perugia, dove vivo. Nel personaggio centrale che si chiama Federico Gritti, come del resto in tutto romanzo, imperano curiosità, desiderio di scoprire nuovi spazi, voglia di vedere luoghi”.
Il personaggio centrale segue due itinerari.
“Sì, il primo parte da Perugia e attraverso una serie di vicende lo porta sino a Londra per concludersi a Venezia sulle tracce di un presunto e fantastico libro delle opere di Shakespeare. L’altro viaggio si compie sempre tra i due poli della sua vita dove emergono le pietre millenarie dell’acropoli e l’acqua mormorante della Serenissima. Ci sono poi un incontro con una ragazza ammaliante, viaggi, evasione, bellezza. Un contesto dove tutto cambia, niente è uguale: l’immagine della città degli Etruschi e le apparizioni riflesse sull’acqua della Laguna finiscono per riflettere questa verità”.
Perché quel blu nel titolo?
“Lo ritengo un colore gattamorta nel senso che riscuote l’approvazione di tutti, induce all’astrazione, alla lontananza, al sogno, detta il ricordo e la fantasia, la fede e l’amore, la pace e la rinuncia, amato dai pittori da molto lontano”.
E Perugia?
“Viene vista come un galeone, pronto a spiccare il volo, osservata dal basso”.