Diario porteño per immagini, musica e parole: “Alfonsina y el Mar”

Alfonsina Storni, emigrante di lontane origini italiane dal Canton Ticino in Argentina alla fine dell’ottocento, è stata una scrittrice e poetessa simbolo dell’emancipazione  femminile. Professò idee socialiste contrapponendosi ai pregiudizi e alla morale del suo tempo: donna moderna, ragazza-madre e femminista ante litteram, fu vicina ai bisogni del suo popolo, conquistando  gli ambienti intellettuali e culturali di Buenos Aires nel pieno della sua massima vivacità.

 

 
Viaggiando in Europa, entrò in contatto con grandi poeti e scrittori come Paolo Neruda, Federico Garcia Lorca,  Luigi Pirandello e Filippo Tommaso Marinetti. I temi del mare e della morte ricorrono in alcune  delle sue splendide raccolte di poesie prefigurando la scelta di porre fine alla sua esistenza disperata nel  Mar del Plata lasciandosi morire tra le onde dell’Atlantico. 
La sua  storia, tragica e romantica, ha  ispirato una delle canzoni più belle e intense che siano mai state scritte: “Alfonsina y el Mar” è stata composta dal musicista  Ariel Ramirez ed arricchita da  uno splendido testo dello scrittore e poeta Felix Luna
 
Il fascino struggente e magnetico della sua melodia  ha fatto sì che cantanti e musicisti di tutto il mondo abbiano scelto di includerla nel proprio repertorio: la prima a farlo, alla fine degli anni sessanta,  fu Mercedes Sosa, la grande cantante argentina assurta a simbolo della lotta contro la dittatura  ma, successivamente, decine e decine di artisti hanno seguito la stessa ispirazione  dando vita ad interpretazioni tra loro molto diverse ma ugualmente stimolanti: tenori come Placido Domingo e José Carreras, la stella del pop latino  Shakira,  gli italiani Eugenio Bennato e Antonella Ruggiero,  la cantante  greca Nana Mouskouri, i jazzisti Giovanni Mirabassi, Alberto Borsari, Michel Camillo, Paquito d’Rivera, il cantante flamenco Diego El Cigala (che ne ha tratto un adattamento in chiave tango assolutamente memorabile) per  fare solo qualche nome, tra i tanti. 

E’ quanto meno sorprendente osservare  come un numero così ampio e variegato di artisti siano rimasti conquistati dalle note di questa “zamba” argentina e dai suoi versi immortali che raccontano della solitudine e della disperazione di Alfonsina la quale, secondo la narrazione poetica del testo,  spenge per sempre la propria voce addormentandosi cullata dal canto delle conchiglie marine. Il fascino dell’artista maledetto, incarnato nel corpo esile e gravemente malato  di una giovane donna che sceglie di morire in un modo così tragico pubblicando su un quotidiano, all’indomani del gesto estremo, l’ultima struggente poesia, ne ha inevitabilmente alimentato la leggenda. 
Così, inseguendo le note di una canzone e il richiamo irresistibile del mito, esplorando la capitale  porteña, non può mai mancare una religiosa visita alla sua tomba monumentale nel “Recinto de Personalidades” al  Cementerio de la Chacharita. Alfonsina Storni,  vestita di mare, giace addormentata  con la sua ronda di coralli e cavallucci marini con l’anima lacerata da una voce antica di vento e di mare, perpetuando in eterno il messaggio della poesia disperata di una donna che ha sfidato le convenzioni del suo tempo.

Diego Zurli: