Dante, uomo in viaggio, fa tappa all’Unitre di Orvieto

ORVIETO – Dantedì,  giornata per ricordare o riscoprire in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante fissata per il 25 marzo, sarà l’occasione per l’attivissima Università delle Tre Età di Orvieto per organizzare l’incontro on line“Dante, uomo in viaggio”. Un  salotto virtuale animato da eruditi esponenti della cultura orvietana aperto a tutti. In “viaggo” sarà guidato  da Franco Raimondo Barbabella, Donato Catamo, Raffaele Davanzo, Roberta Menichetti e Fioralba Salani.

“Alberto Romizi, vicepresidente Unitre, al pari di un novel Caronte – si legge nella nota stampa di Unitre – traghetterà gli esperti fra selve perigliose ed emozionali fatte di parole, riflessioni, immagini, dialoghi, filmati. Bella e simbolica la partecipazione degli studenti del Liceo Classico “F. A. Gualterio”, che darà pieno significato a quella qualifica “delle Tre Età” che l’Unitre espone con tanto orgoglio.

La cultura – si legge ancora nel comunicato – è arricchimento e nutrimento ma anche comunione intergenerazionale, e di ciò avremo esempio quindi giovedì 25 marzo 2021, alle ore 17,15, con il Dantedì che verrà celebrato dalla comunità orvietana per mezzo di una nota app di videoconferenza. Chiunque sarà interessato a partecipare, dovrà semplicemente richiedere il link d’ingresso entro martedì 23, contattando il numero di telefono mobile 3387323884 o scrivendo una semplice email a uni3-orvieto@alice.it”.

L’iniziativa avrà il patrocinio del Comune di Orvieto, il sostegno della Fondazione CRO e il supporto della Scuola Comunale di Musica “A. Casasole” di Orvieto. La società E.I.I., sotto la coordinazione dell’Ing. Gianluca Polegri, si occuperà della gestione della parte tecnica, che curerà in maniera totalmente gratuita.

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IL PROGRAMMA 

 FRANCO RAIMONDO BARBABELLA

“Dante e le sue patrie”

È stato scritto che “Dante è il poeta che inventò l’Italia”. È proprio così? In che senso si può dire con fondamento? Possiamo poi con ciò spingerci fino ad attribuire a Dante l’appellativo di fondatore dell’idea di Italia come patria degli italiani? Per rispondere dobbiamo tener presente che la sua opera somma, la Commedia, va letta insieme alle altre opere, Convivio e De Monarchia in primis, ed è comunque un immenso deposito di saperi, riferimenti, valori, costruzioni concettuali, che tutti insieme fungono da sorgente di identità e insieme da stimolo ad oltrepassarla. Di Dante si può dire anche per questo che è pienamente uomo del Medioevo. Così le sue tre patrie (Firenze, l’Italia, l’Impero) sintetizzano perfettamente sia la complessità del periodo che la sua tensione creativa e di movimento, si potrebbe dire la tensione di uno spirito riformatore.

FIORALBA SALANI

“Dante exsul immeritus e pellegrino nella Commedia”

Nel corso del Convegno Ravennate del 1987 su Dante e le città dell’esilio, Mario Luzi sottolineava “il valore dello sconvolgimento e del superiore ritrovamento che l’esperienza dell’esilio ha riservato a Dante”: nell’esperienza dell’esilio Dante ha scorto una “forza di rivelazione” talmente significativa da assumere tale esperienza a “immagine ed interpretazione totale del destino terreno ed ultraterreno dell’uomo”. Esilio, dunque, non solo come esperienza dolorosa e sofferta di una ingiusta sventura, ma soprattutto come chiave interpretativa del percorso artistico, culturale, morale di Dante e della sua poetica. Cogliere il nesso tra Dante pellegrino nei tre regni e Dante esule in terra significa cogliere anche l’unità tra mondo terreno e mondo ultraterreno, fra tempo ed eterno. Questo il tema della nostra breve riflessione.

RAFFAELE DAVANZO

“San Tommaso – Giotto – Arnolfo di Cambio – Dante. Come cambiò il modo di comunicare” 

Tommaso d’Aquino concepisce l’arte come libero contributo creativo dell’uomo per mirare alla rappresentazione del bello e in generale della realtà sensibile (che è la parallela opera creativa di Dio). Fino a circa il 1260 l’arte del Medioevo aveva cercato di subliminare le connotazioni corporee delle immagini, rendendo astratto anche lo spazio che veniva simboleggiato con immateriali fondi oro; subito dopo, seguendo il pensiero realistico di Tommaso, si darà invece importanza al rilievo, alla tangibilità di uno spazio divenuto commensurabile, cioè prospettico, e alla composizione sintattica: in fondo ad ogni tipo di arte capace di esprimere anche le passioni e le profondità psicologiche dell’uomo, pur sempre nel quadro generale della creazione divina. È il nuovo modo di comunicare di Giotto, Arnolfo di Cambio e Dante, tre campioni di una visione del mondo che è già la nostra.

DONATO CATAMO

“Dante, Pantaleone, Virgilio ed il mistero di Otranto”

Che il “Ghibellin fuggiasco” abbia raggiunto i lidi di Otranto e calpestato le serre salentine, è un’ipotesi tutt’altro che peregrina, in quanto le forme ed i colori di Mastro Pantaleone sul pavimento musivo della Cattedrale Santissima Annunziata di Otranto ed i versi della Commedia del Maestro fiorentino vanno oltre similitudini ed analogie e raggiungono livelli di forti corrispondenze tali che rimane difficile sostenere che il sommo poeta non sapesse. Oppure, forse, è stato un “complotto” tra Gregorio, l’Igumeno, e Guido Cavalcanti?

ROBERTA MENICHETTI

“Allor si mosse e io li tenni dietro… Il veltro dantesco come guida”

Per il tema del viaggio si è proposto il motivo della guida e della speranza, attraverso la lettura dell’incontro di Dante con Virgilio e della profezia del Veltro nel canto I dell’Inferno. Questo motivo è sviluppato anche in un breve testo che ne è la reinterpretazione, con lo scopo di chiarire il senso dell’espressione nel titolo dell’intervento: “il veltro dantesco”. L’ultimo passo proposto è la conclusione del viaggio con il saluto a Beatrice e il tema dell’amore nella Commedia.

 

Redazione Vivo Umbria: