BEIRUT – E’ una storia che si lega a doppio filo con Foligno quella di San Marone. Lui, sacerdote e monaco vissuto tra il IV e il V secolo, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa. Era conosciuto in tutto l’impero per la sua attività missionaria, per le guarigioni compiute e per la vita eremitica. L’esempio di San Marun influenzò notevolmente i cristiani libanesi, che si moltiplicarono costituendo la Chiesa Maronita, una chiesa “sui iuris” all’interno della Chiesa cattolica, alla quale è rimasta sempre fedele. E ancora oggi in Libano – dove la convivenza equilibrista tra le sue mille anime getta ancora un’ombra sinistra su questa terra che invece ha molto da offrire per farsi apprezzare dal punto di vista del turismo – la devozione nei suoi confronti è immutata. Ma qual è il collegamento con Foligno? Sono andato a vedere.
Quando si arriva nel Paese dei cedri, forse lo si fa sottovalutando le bellezze che attendono di essere viste da vicino, complice la percezione che si continua ad avere dall’esterno di questa nazione. Del resto, guerra civile, invasioni e tensioni latenti pronte a riaccendersi con una semplice scintilla, danno un’immagine che vista dal di fuori è difficile da mettere a fuoco. Ma un viaggio a Beirut e dintorni si rivela speciale e un’esperienza straordinaria. di grande efficacia, pur tra le mille contraddizioni.Perché in fondo il fascino mediorientale è quello di sempre.
San Marone, dunque. Immagini, statue ed edicole votive non si contano: si trovano nelle chiese, agli angoli di strade, nelle case dei cristiani. E poi – nel nord-est del Libano, non lontano dal confine con la Siria – il monastero rupestre che fa parte del tesoro di memorie e luoghi legati alla figura di colui che è considerato il padre della congregazione monastica-spirituale che ha dato origine alla formazione della Chiesa maronita. Sono quelle stesse grotte che già nel quinto secolo furono occupate dai primi allievi del santo. Dopo anni di degrado dovuto alla condizione di inutilizzo e alle vicende giudiziarie conseguenti ad una contesa prima tra la diocesi maronita di Baalbek-Deir el Ahmar e alcune influenti famiglie locali musulmane per la proprietà dell’area su cui sorge la caverna-monastero, e poi di nuovo tra la diocesi e il ministero delle Risorse idriche ed energetiche libanese, la situazione si è appianata e finalmente è arrivato il recupero con la riapertura del luogo alla devozione.
La storia di San Marone si intreccia con Foligno a partire nientemeno che dai tempi delle Crociate. Le reliquie del santo furono portate all’Abbazia di Sassovivo dal crociato conte Michele di Uppello (1096), da lì furono traslate dapprima nella frazione folignate di Volperino, la cui chiesa è dedicata a San Marun (“italianizzato” in Mauro) e successivamente nella Cattedrale di San Feliciano (1490) quando il vescovo Luca Borsciani le collocò in un artistico busto-reliquiario. Non a caso, dunque, la splendida Abbazia – antichissima struttura benedettina adagiata sulle pendici del monte Serrone, a pochi chilometri da Foligno – è stata riconosciuta “Monumento testimone di una cultura di pace” per la sua presenza millenaria sul territorio e come luogo emblematico della cultura. la motivazione, nel delinearne storia e ruolo, lo spiega chiaramente: nel corso dei secoli ha raccolto sotto di sé, facendo da ala protettiva, persone in difficoltà provenienti da più parti del mondo. E’ stato l’eremita Mainardo, proveniente dal Monastero di Sitria, sul Monte Catria, ad iniziare la costruzione intorno al 1070, con la cripta di San Marone che costituisce l’elemento emblematico e simbolico del sentimento di pace. Nel 1952 un vescovo libanese è giunto a Foligno per pregare davanti alla reliquia di San Marone e nel 1998, in accordo con il patriarca maronita Sfeir, le autorità religiose e civili italiane, il ministero dei Beni culturali e la Direzione dei Musei hanno dato il permesso di riprendere la reliquia dell’asceta che è stata riportata nel monastero dove era stata prelevata dieci secoli prima, nelle montagne siro-libanesi. Gesto che in Libano è stato particolarmente apprezzato, tanto che dal 24 gennaio 2016 nel duomo di Foligno è collocata una statua dono della Comunità maronita e benedetta dal cardinale Béchara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti e di tutto l’Oriente. E’ stata realizzata in legno di cedro del Libano laminato in oro dallo scultore Marco Augusto Duenas secondo l’iconografia tradizionale del sacerdote e monaco orientale e reca in mano una chiesa contenente il cranio di San Marun.
Così, andare da Foligno alle montagne di Marone – uno dei primi evangelizzatori della regione della Fenicia – è come ripercorrere 1.500 anni di grande storia.