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Dal 7 settembre a Orvieto la mostra sulla conquista di Velzna, ultima città-stato dell’Etruria

ORVIETO – Il Museo Etrusco “Claudio Faina” a Orvieto accoglierà dal 7 settembre all’8 dicembre 2024 la mostra Volsino capto. 265-264 a.C. L’esposizione racconta un episodio centrale nella storia dell’Etruria: la conquista di Velzna, l’odierna Orvieto, ultima città-stato etrusca a cadere in mano romana negli anni 265-264 a.C.

L’episodio è raccontato da uno storico bizantino, Zonara, che narra le sconfitte inanellate da Velzna nei confronti di Roma e che portarono a una delegittimazione delle classi dirigenti locali e a un rivolgimento violento degli assetti istituzionali e sociali. La presa di Velzna si deve al console Marco Fulvio Flacco che la celebrò con un’iscrizione monumentale incisa sui blocchi di peperino rinvenuta nell’area sacra di Sant’Omobono a Roma, vicino ai templi di Fortuna e di Mater Matuta. L’iscrizione recita “Marco Fulvio Flacco, figlio di Quinto, console, dedicò dopo la presa di Velzna”.

Questa testimonianza storica, suddivisa in quattro frammenti, è il fulcro della mostra allestita a Orvieto per  iniziativa della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Insieme al donario, ritrovato nel 1961 nell’area di Sant’Omobono, è esposta una testa femminile in trachite legata al primo Ellenismo conservata attualmente a Roma presso il Museo di scultura antica “Giovanni Barracco”. La sua particolarità risiede nell’iconografia, nella peculiare cifra stilistica e nel pregio della sua alta qualità formale dagli esiti estetici ed espressivi suggestivi. Tra i suoi capelli è stata riconosciuta la corona di edera, uno dei simboli dionisiaci più comuni. L’elemento distintivo del culto di Dioniso supporta l’interpretazione proposta da Giovanni Colonna, secondo cui il personaggio potrebbe essere identificato come una Menade. La mostra è inoltre accompagnata dal catalogo, a cura di Giuseppe M. Della Fina e pubblicato da Palombi Editore. I testi scientifici sono a firma di Claudio Parisi Presicce, Monica Ceci, Francesca de Caprariis, Anna Maria Rossetti e del curatore.

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