SPOLETO – Nella seconda giornata del Festival, ieri 29 giugno, tante sono state le mostre e gli eventi da programma inaugurate. Abbiamo cercato di mostrarne alcune in tre tappe. Alle ore 16 alla Sala Pegasus la scrittrice Elisabetta Rasy ha presentato il suo ultimo libro edito da Mondadori “Le disobbedienti” dedicato a sei donne che hanno cambiato la storia e la visione dell’arte: Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo, Élisabeth Vigée Le Brun. Charlotte Salomon, Berthe Morisot e Suzanne Valadon.
A moderare il dibattito, davanti a un numeroso pubblico, René De Ceccatty che fin da subito ha inteso chiederle quale rapporto ci fosse tra lei e queste donne, conscio della possibile identificazione che c’è alla base di ogni lavoro di indagine e studio come questo. Non solo la curiosità e il desiderio di approfondire le loro storie, ma cercando di “raccontare il vissuto, non solo i fatti ma le emozioni. Con il loro vissuto ho orientato il mio sguardo” ha risposto la Rasy e poi, citando Pasolini, ha aggiunto che è proprio la difficoltà e la tenacia con cui queste donne hanno affrontato le loro vite, aggrappandosi alla pittura nonostante tutto e di cui i quadri sono il racconto e il testo di riferimento da cui lei stessa è partita documentando la sua ricerca, ad averla attratta, quella loro “disperata vitalità”. Un libro non femminista ma che ripercorre tempi e spazi, storie a volte interdette, ma pur sempre “battaglie per la libertà di espressione che non riguarda solo le donne ma tutti noi” ha concluso l’autrice.
Alle ore 17 al Palazzo Leti Sansi la giornalista Paola Severini Melograni ha inaugurato la terza edizione dei Dialoghi a Spoleto, un momento di confronto al femminile. All’attenzione dell’assessore alla cultura Ada Urbani che ha portato il saluto istituzionale, la prima lezione dal titolo “Le donne salveranno il mondo” incentrata sul rapporto madre-figlia ha visto intervenire al tavolo Cristiana Mancinelli Scotti figlia di Elsa Martinelli, Veronica De Laurentiis figlia di Silvana Mangano, Maria Flora Monini manager per Monini SpA, la storica e docente a Roma Tre Liliosa Azara e in video la statistica Linda Laura Sabbadini. Assenti giustificate Myrta Merlino e Monica Mosca.
Imparare qualcosa dai dialoghi, è questo ciò che auspica in apertura Paola Severini Melograni che modera il dibattito. Nonostante la poca affluenza, speriamo per la concomitanza di più manifestazioni, i loro racconti hanno trovato assenso e analogia nel pubblico. Madri spesso rigide, umili, belle, fredde negli affetti e senza riserve sul lavoro; figlie diverse, insicure, vite dolorose (di grande impatto la storia di Veronica De Laurentiis, ad esempio), vite riscattate. Il discorso si è poi concluso sull’intervento della storica Liliosa Azara che con l’occasione ha presentato il suo libro edito da Donzelli intitolato all’uso politico del corpo femminile (“I sensi e il pudore”), essendole stata da sempre insegnata l’importanza della legittimazione culturale e, sui “numeri” della Sabbadini che ha riportato il focus sul welfare familiare e più spesso di solidarietà femminile su cui si basa il nostro paese, dove questo legame madre-figlia che ci invidiano tutti è vero che le e ci salva ma con il tempo può logorarsi e perdere in efficacia. (Prossimi appuntamenti, stesso orario e luogo: oggi con “le donne finanzieranno il mondo”, il 7 luglio con “le donne studieranno il mondo” e il 12 luglio in chiusura “donne e calcio, uno stereotipo di genere”. Programma completo su: www.festivaldispoleto.com)
Infine, all’ex Monte di Pietà, nel pomeriggio è stata inaugurata la mostra fotografica dedicata ai visionari e alle arti performative, visitabile fino al 14 luglio “Visionaries and art of perfomance”. La mostra, dedicata a William Blake, John Latham e Ulay, ha visto l’intervento del sindaco Umberto De Augustinis e del direttore artistico del Festival Giorgio Ferrara. È forte, nello spazio che gli artisti ritagliano su se stessi, l’analogia agli attori butoh che alla nudità del ballerino si aggiunge un corpo dipinto di bianco, smorfie grottesche in cui la performance si alterna nel movimento. Sono attivi anche nella danza contemporanea “alchemica” e in Giappone nel teatro classico e rimandano inevitabilmente al teatro NŌ andato in scena proprio a Spoleto nelle prima due serate del Festival.