Cerca
Close this search box.

Cristiana Pegoraro straordinaria divulgatrice del patrimonio musicale italiano

SPOLETO – Si parla tanto e male del pubblico italiano durante i concerti, la loro presenza indispettisce soprattutto durante gli spettacoli dedicati alla musica classica per i quali il silenzio, interrotto solo dal respiro e da qualche amaro colpo di tosse, non può ben aderire al concetto che sta dietro al chiacchiericcio, al commento sibilato, al tacco della scarpa che batte il tempo un quarto in anticipo. Anche il ritaglio di Mephisto Waltz sulla Domenica de Il Sole 24Ore di ieri non lasciava dubbi e anzi paragonava che, mentre a Vienna il pianista András Schiff ha tenuto il pubblico “inchiodato alle sedie per un paio d’ore” a Milano Arcadi Volodos dopo l’ennesimo squillo del telefono il concerto lo ha dovuto interrompere, neanche troppo rianimato, lui, da quell’indecoroso comportamento.
Se da noi allora durante una rappresentazione musicale prima o poi lo spauracchio del colpo di sonno o dell’applauso fuori tempo te lo aspetti, ieri 2 giugno al Caio Melisso di Spoleto all’interno della manifestazione “Salotto delle Eccellenze” si è creato lo spartiacque tra i pubblici. Lo spettatore rapito ha accolto calorosamente la pianista ternana Cristiana Pegoraro. Conosciuta e apprezzata in Umbria, la sua terra, e nel mondo, non solo come pianista ma anche come direttrice artistico del Narnia Festival (in programma dal 17 luglio al 4 agosto 2019) come si legge nel foglio di sala, per chi non ne fosse a conoscenza, è stata tra le altre cose “la prima donna italiana ad aver eseguito in concerto l’integrale delle trentadue Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven”.
Dopo il consueto e felice saluto istituzionale del sindaco di Spoleto Umberto De Augustinis e dell’assessore alla Cultura Ada Urbani, Pegoraro si è esibita in cinque esecuzioni da lei trascritte per pianoforte con l’obiettivo, come da lei stessa spiegato, di “divulgare il nostro patrimonio musicale”. La bellezza e l’unicità del suono sta nel racconto che la pianista fa della musica: con poche parole fa avvicinare e incuriosire anche semplici appassionati ad un universo infinito come quello dell’Opera di Verdi, di Puccini e di Rossini in cui in “scena compare la vita reale” e per questo “è più vicina alla storia e alle emozioni degli uomini”.
Il sipario viene aperto con l’ouverture di Rossini da Il Barbiere di Siviglia finito di festeggiare giusto l’anno scorso durante il 150° anniversario di morte. Quest’opera del 1816 rinnovò di fatto il dramma fino ad allora inteso arricchendo l’elemento musicale rispetto al libretto. Ciò nonostante o forse proprio per questo fu un fiasco, come la fu anche la Carmen di Bizet, qui presentata con più arie e il cui repertorio culminerà nell’ambito del Narnia Festival, all’epoca giudicata dalla critica scandalosa e immorale. Composta nel 1873 superava infatti i limiti del palcoscenico e della finzione per far arrivare ad un pubblico non preparato al cambiamento (all’accettazione, alla comprensione…) un personaggio reale, rivoluzionario, indipendente dal risvolto tragico: un omicidio per amore, quello che oggi chiameremo femminicidio. Delle cinque esecuzioni proposte due sono state da lei composte: Colors of Love “dedicata a tutti coloro che non perdono mai il coraggio di amare” e The Wind and the Sea che navigando, come a lei piace, narra la storia di una donna (il vento) e di un uomo (il mare, “il nostro Mediterraneo”) le cui note sembrano sottolineare la volontà di non arrendersi, laddove “le tempeste sono necessarie” per riprendersi. Entrambi i brani sono presenti nel disco La mia Umbria, una regione “la più bella” a cui la pianista è molto legata e che con questo lavoro ha cercato di “portare ovunque vada”.
Dopo quattro inchini, “un tripudio di pubblico” come avrebbe scritto Mephisto Waltz, la Pegoraro ha concesso La marcia turca un bis dedicato a Mozart, perché chissà, forse anche lui nei suoi viaggi di studio in Italia “vide le bellezze della nostra terra” e se ne innamorò.
 

Articoli correlati

Commenti