SPOLETO – Cosa resterà di questo 66° Festival di Spoleto? Senza dubbio la definitiva conclamazione della musica come elemento determinante del cartellone targato Monique Veaute così come orginariamente lo aveva voluto il maestro Menotti. Lo aveva detto all’inizio del mandato, lo ha confermato quest’anno ancora di più, con il ritorno, attesissimo, dell’Opera lirica al Gian Carlo Menotti. Al punto che per il 2024 aprirà l’edizione 67, dal 28 giugno al 14 luglio, l’Orfeo e Euridice di Christoph Willibald Gluck. Inoltre i concerti di mezzogiorno stanno diventando un punto di incontro, otre che di ascolto, e sappiamo quanto Monique Veaute abbia investito sulle residenze dei musicisti della Budapest Festival orchestra e quella di Santa Cecilia.
Non solo per il week end
Ancora: l’operazione “non solo per il week end” sta dando uno sbigliettamento importante, dimostrato dal famoso “Giovedì di Baricco”, dove in 2.500 e passa hanno pagato per assistere allo spettacolo in un giorno ferialissimo. E del resto grande seguito (nonostante la pioggia) ha avuto anche lo spettacolo del visual artist Max Cooper programmato per un presunto anonimo mercoledì che, peraltro, apre a un altro obiettivo della Veaute che punterà sull’allargamento sempre più marcato ai giovani con proposte mirate. Come quella della realtà virtuale e sold out 110 volte di Le Bal de Paris che ha replicato il successo dell’anno scorso.
Destinate a proseguire le collaborazioni con Umbria Jazz e il Teatro Stabile dell’Umbria che per la direttrice artistica sono partner qualificati e importanti. Forte l’incoraggiamento anche per la dislocazioni in sede alternative del Festival là dove ce n’è la necessità. Trattasi di Assisi-
Santa Maria degli Angeli, che aveva l’organo giusto per lo strepitoso concerto di Cameron Carpenter, riconosciuto come il più grande organista al mondo. A Spoleto non c’era uno strumento capace di accogliere tanto talento e allora se Maometto… Insomma, il Due Mondi deve anche poter considerare senza timori trasferte ad hoc se necessarie. Per quanto riguarda la danza, da sempre un fiore all’occhiello del Due Mondi, Veaute è entusiasta sia per la qualità delle proposte che perla risposta del pubblico.
Collaterali ma sempre più dentro il festival, i progetti e le iniziative che lo animano al di là dell’evento clou del giorno: tavole rotonde, convegni e talk di approfondimento a carattere scientifico e divulgativo con oltre 80 relatori e ospiti, da aggiungere poi le 14 mostre, Veaute si è complimentata con Saverio Verini, il nuovo direttore della galleria di arte moderna e del sistema museale comunale per le iniziative messe in campo, e ancora le istallazioni e gli open studios con gli artisti. Da sottolineare l’alto gradimento per Il laboratorio del sogno. Simbologia e arte del costume teatrale ideato dalla storica del costume Fabiana Giacomotti e i suoi 16 laboratori di sartoria teatrale aperti al pubblico al Chiostro di San Nicolò.
La scommessa di Andrea Sisti
Più di una, a dire la verità. La principale, scommessa, per il sindaco-presidente della Fondazione Festival è, e resta, quella di sempre: unire le due città che in occasione del Due Mondi tradizionalmente si separano, dando vita a una sorta di Spoleto referendaria: quella del Sì Festival e quella del No Festival. “L’unico momento di vera unione – ha infatti detto ieri nella conferenza stampa con palese amarezza – è alla mezzanotte dell’ultimo giorno del Festival per vedere i fuochi d’artificio”. A questo proposito, pur plaudendo al fatto che il sabato sera dell’8 luglio i negozi di Spoleto sono rimasti aperti oltre le ore 20, ha fatto capire sia che li avrebbe voluti a saracinesche alzate un po’ di più, si chi è uno dei destinatari precipui della esplicita richiesta d’unione. Avvertendo che al decoro delle vetrine metterà comunque mano.
Sisti ha continuato poi dritto dritto verso l’altra atavica questione: ha confessato senza mezzi termini di aver duramente lavorato, in questi due anni, per ricucire uno strappo “incomprensibile” tra amministrazione comunale e Fondazione stessa. Strappo certamente accentuato, non c’è da dubitarne, dalla gestione Giorgio Ferrara dell’ultimo periodo visto che non vedeva di buon occhio, per usare un eufemismo, che un politico, leggi sindaco, potesse occuparsi e stare alla testa di una fondazione culturale. E forse si deve a questo il “vuoto di memoria” che lo ha colto ieri in piazza Duomo nel tentativo di ricordare Ferrara, un po’ misero considerato che nel complesso le occasione potevano essere trovate nell’ambito del Festival. Il sindaco si è scusato facendo appello all’emozione del momento; certo che può capitare, ma la piazza ha mormorato parecchio. Facile immaginare cosa.
Le altre sfide riguardano gli spazi da recuperare e dare al Due Mondi. Per il San Niccolò non sarà pronto prima del 2025, si lavorerà al Palazzetto che dovrà contenere comunque manifestazioni sportive e spettacoli culturali. Un’attenzione particolare verrà riservata alla riqualificazione di piazza Garibaldi dove si potranno programmare eventi e unire la parte bassa con quella alta della città. Detto e premesso che pensare a strutture sovradimensionate a Spoleto e alla natura del Due Mondi sarebbe totalmente sbagliato. Abortito, decisamente, lo spot Festival tutto l’anno. Chi lo reggerebbe tant’è complessa la macchina organizzativa?
Volume in piazza, please!
Resterà certamente poco della voce del mezzosoprano Sasha Cooke per gran parte del pubblico sistemato sulla scalinata di piazza Duomo. Tant’è che qualcuno lo ha gridato ad alta voce quando, dalle finestre di un palazzo, la musica è stata sovrastata persino dal vociare degli inquilini. E va bene che Mahler voleva portarci dentro la Natura, ma che il garrire delle rondini venisse più fuori degli archi… Forse lo stesso repertorio scelto per il Concertone non ha aiutato in tal senso, i pianissimo della partitura andavano rispettati e la direzione di un’orchestra deve poterli esaltare, ma sperare disperatamente nei fortissimi è stato francamente troppo. Peccato perché la voce della Cooke è sembrata all’altezza del compito.
Resterà la standing ovation che ha salutato l’ultima direzione di Pappano dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dopo 18 anni, andrà a dirigere la London Symphony Orchestra.
Non resterà, comunque, il ricordo della pioggia del primo giorno, quello della gran serata d’apertura: “prosciugato” velocemente dal sole bello e davvero speciale che ha illuminato il Due Mondi.
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Foto concerto finale ©Festival dei Due Mondi | Andrea Veroni