Coronavirus, Federazione nazionale della stampa a Conte: "Grave impedire le domande"

ROMA – La polemica è in atto. Perché alla base c’è una contraddizione. Il nostro presidente del Consiglio, peraltro con un gradimento crescente da parte della gente, è ormai solito parlare alla Nazione. Preferisce il monologo. Anzi: lo richiede. Comunica, saluta e se ne va. Lo fa, spesso, prima che le cose di cui parla vengano ratificate dal decreto di pertinenza, forse da qui nasce la sua “reticenza”. Però, allora, perché indice edizioni straordinarie e poi ci lascia con un mare di interrogativi? Quali aziende aveva intenzione di chiudere e quali quali da lasciare aperte? La domanda era e resta legittima ma le domande, per l’appunto, non sono consentite e la cosa è stata immediatamente colta da Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. Questo il contenuto delle riflessioni di Lorusso e Giulietti via social: “E’ significativo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia riconosciuto l’importanza del lavoro che migliaia di cronisti stanno svolgendo in questi giorni, sottolineando che anche i giornalisti sono una categoria a rischio. E’ adesso necessario che l’impegno in prima linea di chi sta informando puntualmente i cittadini venga riconosciuto anche in un atto formale.  L’unità di intenti che viene richiesta a tutto il Paese in queste ore – aggiungono i vertici della Federazione nazionale della Stampa italiana – impone a tutti di fare il proprio dovere. Per questa ragione, come richiesto dalla Stampa parlamentare, è necessario che, anche nelle comunicazioni formali di provvedimenti destinati a produrre effetti per la collettività, non venga mai meno il contraddittorio con i giornalisti. La fase eccezionale che vive il Paese non può diventare il pretesto per impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro e di rivolgere domande. Chi ha responsabilità di governo, a tutti i livelli, ha il dovere di rispondere alle domande dei giornalisti perché i cittadini hanno il diritto di conoscere. La sospensione temporanea di diritti e libertà democratiche in nome del bene supremo della salute non può giustificare in alcun modo la cancellazione del diritto di cronaca e della libertà di espressione. L’articolo 21 della Costituzione – concludono Lorusso e Giulietti – è pienamente in vigore, checché ne pensino cattivi consiglieri e improvvisati spin doctor”.
Foto di copertina tratta da Articolo 21
 

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.