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Controversie tra Spoleto e Ferentillo per Petano e Rogoveto nel XVI secolo

FERENTILLO – Proseguiamo le nostre notizie sulla storia di questo paese della Valnerina e la saga della famiglia Cybo. Maria Paola Bianchi dell’ Archivio di Stato di Foligno – Spoleto, nella sua relazione al convegno di studi albericiani del maggio del 2008,  tratta di alcune “controversie territoriali nello Stato di Ferentillo“.

Statuti di Ferentillo 1563, trattato sulla manutenzione delle strade di Matterella

Secondo alcuni documenti il 17 gennaio del 1517 Francesco Cibo riceve da papa Leone X il titolo di Conte dello stato e dei luoghi di Ferentillo fra i quali però non erano annoverati Petano e Rogoveto, che sorti a difesa della abbazia erano stati ceduti a Spoleto nel 1190. Le terre di Ferentillo tenute da Ugolino Trinci passarono sotto il dominio della casa Cibo insieme alla abbazia pire restando la giurisdizione spirituale al Capitolo Lateranense. I due insediamenti di Petano e Rogoveto risultano diritti già dal XVI secolo; sono oggi scomparsi. Alcuni ruderi e la memoria storica oggi ne conservano la memoria.

Statuti di Ferentillo 1563, gabelle e pagamenti per le merci di passaggio
Secondo la testimonianza di Angelo di Cristoforo da Polino sembra di aver visto nel palazzo dei Priori di Spoleto dipinti sulle pareti di una piccola sala i due castelli di Rogoveto e Petano accanto ad altri del distretto di Spoleto e che le pitture sembravano essere piuttosto antiche (ASCS spoleto – cause e vertenze, Rogoveto e Petano, 44). Il 14 giugno del 1519 Francesco Cibo viene nominato dal Papa Leone X Governatore di Spoleto. Il 25 luglio dello stesso anno dopo la morte di Franceschetto, succede il figlio Lorenzo alla carica di governatore e castellano. Lorenzo riconosce il dominio della città sui territori di Rogoveto e Petano in cambio della concessione di alcune terre ai vassalli di Ferentillo, si impegna a pagare il censo annuo a Spoleto e a corrispondere una tazza di cera ed il palio per la festa di Santa Maria in agosto.
Rivendica a sé la possibilità di pascolare con il bestiame nei luoghi di monte Solenne e monte Moro. La questione verrà ripresa anche da Alberico. I Marchesi di Massa furono molto amati dai ferentillesi, i quali in alcuni casi rinnegano la loro sudditanza a Spoleto.
Lettera del duca Isidoro Benedetti del 1746
Al tal proposito e’ la testimonianza di Archileo di Biagio di Precetto del 23 luglio 1568 (…) il marchese di Massa suo padre et suo avo sono sempre stati padroni e signori dello stato della Badia e per tali ci sonno stati dati, et noi li abbiamo ricevuti e accettati….Il marchese di Massa, suo padre, et suo avo c’ hanno sempre osservato li statuti della communita’ nostra così in civili como in criminali et non hanno mai innovato cosa niuna, et vero che noi pagavamo prima al signor Francesco quattro carlini per fuoco et il signor Lorenzo, suo figlio, ce ne fece grazia et la ridusse ad un paro di pollastri per agosto et una gallina per carnevale, et il signor Lorenzo l’ ardusse  a denari, cioe’ per li pollastri de agosto pagano un grosso et la gallina del carnevale un carlino, et tutte le pene dei malefici sono del marchese et le gabelle sonno pur del Marchese (…). Alberico, il 14 maggio del 1549 eredita lo stato di Ferentillo e rivendica i propri diritti su Petano e Rogoveto con il pieno appoggio dei vassalli che non intendono pagare i canoni a Spoleto. Al papa Pio V giungono notizie di soprusi da parte di spoletini nei confronti degli abitanti di Ferentillo, e di alcune rimostranze fatte da quest’ ultimi  a riguardo dei territori di Rogoveto, Petano, Monte Moro, e Monte Solenne.
In una amichevole lettera inviata a Spoleto da Massa da Alberico il 22 maggio  del 1567 così si legge: “Parmi quasi impossibile che l’amore et benevolenza che han mostrato nel governo di quella nostra citta’ et quel Stato, mio padre et avo, et il zio fratello di Innocenzo VIII felice memoria et quella che in particolare si e’ potuta conoscere, et si conoscerà sempre da me, in tutte le occasioni che mi rappresenteranno, siano così poste da parte, et dimenticate dalla città pur abbondante di gentili huomini, et onorate persone, et desiderose del viver quieto, pacifico et onesto(…)”.

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