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Continua la mobilitazione dei precari del CNR: la situazione in Umbria

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota stampa pervenuta alla redazione di vivoumbria.it a firma dei referenti dei Precari Uniti del CNR dell’Umbria con la quale si fa presente che è ripreso il presidio indetto dal Movimento e dai sindacati presso la sede centrale in piazzale Aldo Moro a Roma. Con questa azione “si richiede l’immediata applicazione della norma approvata in legge di bilancio 2025 (comma 591) che vincola 32 milioni di euro in tre anni alle stabilizzazioni secondo l’art. 20 della legge 75/2017 (cosiddetta legge Madia) e lo stanziamento di ulteriori fondi per la stabilizzazione dei precari dell’Ente”.

Inoltre si evidenzia come “la necessità di un’azione immediata e in tempi ristretti unita all’avvio delle procedure di stabilizzazione è legata non solo alla fine dei progetti PNRR, con i quali cesseranno molti contratti non rinnovabili, e all’applicazione della riforma del pre-ruolo DDL 1240, ma anche alle quanto mai imminenti scadenze dei mandati di alcuni dei componenti del CdA (9 febbraio 2025) e della Presidente (12 aprile 2025)”.

Il comunicato stampa prosegue: “Dal 17 gennaio, dopo l’ennesimo rifiuto della Presidente a procedere con la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ente, nonostante i fondi stanziati, i precari con l’appoggio delle OO.SS.FLC CGIL, FIR CISL, UIL Scuola RUA, hanno ripreso l’occupazione della sede centrale. La protesta è necessaria alla luce dell’atteggiamento della Dirigenza del CNR i cui tentennamenti mettono a repentaglio il futuro di circa 4000 precari dell’ente tra cui ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. L’on. Elisabetta Piccolotti, prima firmataria dell’emendamento che ha consentito lo stanziamento dei suddetti fondi, ha presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra Bernini sulla questione dei precari del CNR. La Ministra non ha risposto al punto dirimente, ossia il tema delle risorse, affermando di aver incontrato la Presidente Carrozza e che il Dicastero nelle prossime settimane provvederà a fornire il numero esatto dei precari dei diversi enti vigilati dal MUR. In un primo momento la Ministra aveva garantito la volontà del governo di stanziare ulteriori fondi volti alla stabilizzazione, ma non ha poi fornito nessuna risposta al riguardo”.

LA DENUNCIA: LA SITUAZIONE UMBRA

Ecco il documento integrale dei referenti dei Precari Uniti del CNR dell’Umbria che riassume le attuali condizioni nella nostra regione che “rischia – questa la preoccupante premessa – di perdere un importante capitale umano altamente specializzato con il conseguente impoverimento socio-economico e culturale in un periodo storico in cui saremo costretti a  fronteggiare il cambiamento climatico, le nuove sfide della medicina e la necessità di aggiornare e riqualificare infrastrutture e sistemi tecnologici”.

IL CONTESTO ATTUALE

La ricerca richiede tempo e continuità per essere condotta in modo rigoroso e produttivo. Tuttavia, i contratti attualmente offerti ai precari CNR – siano essi Ricercatori a Tempo determinato, Assegnisti o Borsisti – non garantiscono le condizioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La precarietà nella ricerca non paga: il rischio è che infrastrutture, attività e progetti rimangano “orfani”, privati di figure in grado di mantenerli e svilupparli nel tempo. Questa situazione alimenta una migrazione di talenti verso altri istituti, regioni o Paesi, contribuendo al fenomeno noto come “fuga di cervelli”. Le conseguenze non si limitano al livello individuale: per il ricercatore, il cambiamento forzato spesso rappresenta un’interruzione del percorso di crescita professionale; per la società, si traduce in una perdita significativa, considerando gli investimenti economici e formativi fatti dall’ente nei confronti di personale che è costretto ad abbandonare il proprio ruolo.

UN PARADOSSO DA RISOLVERE

Nonostante la retorica contro la fuga dei cervelli e delle eccellenze, molti lavoratori qualificati continuano a impegnarsi per la ricerca in Italia e in Umbria. Nella nostra Regione vivono e lavorano quasi 60 precari nei sei istituti del CNR (IBBR, ISAFOM, IRPI, SCITEC e IOM), i quali desiderano contribuire al progresso scientifico del nostro Paese e anche a quello del territorio Umbro. Tuttavia, le attuali condizioni li costringono spesso a valutare alternative all’estero o in altri settori, penalizzando l’intero sistema della ricerca nazionale. Il precariato lede e logora la progettualità della Ricerca ma anche quella dell’individuo. I contratti precari rendono difficile l’accesso ad un mutuo o ad un prestito per l’acquisto di una casa, di un’auto e qualsiasi investimento a lungo termine. Spesso risulta complicato anche sottoscrivere un contratto di affitto senza avere un tempo indeterminato. Per noi precari è impossibile decidere del nostro futuro, siamo ostaggi del nostro lavoro. In un paese dove si conferma ogni anno un drammatico calo demografico, è necessario tenere presenti le insostenibili difficoltà delle famiglie sorrette da contratti precari ed instabili. Il precariato è un peso ancora più grande per le donne in quanto alcuni contratti non prevedono la tutela della maternità. Ancor più grave, alcuni contratti non hanno forme di tutela in caso di malattia. Noi precari siamo un peso per i nostri genitori, compagni e familiari che spesso si ritrovano a dover garantire per noi, mantenerci e supportarci economicamente. La situazione che si è venuta a creare e stratificare negli anni è molto grave. E se questo è il futuro del CNR, noi non vogliamo un CNR così nel nostro futuro.

LE PROPOSTE

Per tali motivi, oltre alla stabilizzazione e all’apertura di concorsi, si richiede lo Stanziamento di fondi per la ricerca ulteriori rispetto a quelli previsti nella Legge di Bilancio e il riconoscimento dell’anzianità maturata per valorizzare l’esperienza già acquisita dal personale precario nei concorsi.

Personale che nel corso degli anni ha già sostenuto e superato numerosi concorsi per l’attribuzione di Dottorati, Borse di Studio, Assegni di Ricerca e Tempi Determinati, dimostrando merito e adeguata preparazione al lavoro che da anni svolge.

Quanto ancora dovremo dimostrare di essere in grado di svolgere un lavoro per il quale siamo già stati ripetutamente selezionati?

LE RICHIESTE

Chiediamo l’applicazione della normativa esistente che consente la stabilizzazione del personale precario che ne rispetta i requisiti previsti. Inoltre, sollecitiamo l’apertura di percorsi di assunzione che prevedano concorsi periodici per posizioni a tempo indeterminato, rivolti a ricercatori, tecnologi, personale tecnico e amministrativo. Queste misure, da un lato, permetterebbero di mantenere elevato il livello qualitativo delle competenze presenti nell’Ente e, conseguentemente, la qualità della ricerca; dall’altro, contribuirebbero a compensare le numerose cessazioni previste nei prossimi anni. Tali cessazioni, se non bilanciate, rischiano di compromettere gravemente le attività dell’Ente. Il CNR potrebbe infatti ritrovarsi con strumentazioni all’avanguardia, spesso acquistate attraverso progetti (inclusi quelli banditi nell’ambito del PNRR) vinti anche grazie al contributo sia in fase di progettazione che di svolgimento dei lavoratori precari, ma senza personale adeguato per utilizzarle.

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