PERUGIA – Si è svolto lunedì 13 giugno a Palazzo dei Priori, il “Consiglio Grande sul Nodo di Perugia”, un’occasione di confronto importante riguardo quella che è considerata la
più grande opera di viabilità in Umbria, una variante stradale che collegherebbe Corciano a Collestrada con un anello di circa 23 chilometri intorno alla città.
La seduta, presieduta dal presidente del Consiglio comunale Nilo Arcudi, affiancato dalla vicepresidente Roberta Ricci e dal segretario generale Francesca Vichi, ha visto l’alternarsi di oltre trenta relatori tra privati cittadini, rappresentanti di associazioni e comitati. Questi ultimi hanno esposto le loro opinioni alla presenza di sindaco, assessori e consiglieri comunali che, come deciso dalla conferenza dei capigruppo, hanno partecipato al dibattito esclusivamente con il ruolo di ascoltatori per conoscere e comprendere le posizioni della città ma senza intervenire.
Un bel momento di confronto come ha sottolineato Arcudi, in quanto tutti i relatori hanno mantenuto un linguaggio consono, nel pieno rispetto delle altrui posizioni e “una occasione di ascolto su un tema strategico per la città”.
Come era prevedibile da questo grande incontro niente è cambiato e fautori e contrari sono rimasti sulle loro posizioni.
Il consiglio ha però avuto il merito di evidenziare in maniera ufficiale di quanto la situazione sia urgente: chi verso altre possibili soluzioni, chi auspicando il veloce inizio dei lavori, tutti hanno richiamato le istituzioni ad agire, sottolineando come sia stata proprio la procrastinazione e la mancata assunzione di responsabilità a causare l’attuale disastrosa situazione della mobilità urbana.
Di seguito la sintesi degli interventi:
Simonetta Cianetti (Comitato Salviamo Collestrada) ha ricordato che il comitato nasce per opporsi ad un’opera inutile ma anche per contribuire a risolvere il problema del traffico a Ponte San Giovanni. Un obiettivo su cui finora la politica non ha trovato soluzioni, preferendo indirizzarsi su un progetto costoso, di forte impatto ambientale e di cui non si conoscono i contenuti. Secondo Cianetti in tre anni di discussioni qualcosa per migliorare la sicurezza di un tratto ritenuto così pericoloso lo si sarebbe potuto fare ed invece si è perso tempo pensando solo ad un’opera che richiederà 10 anni di cantiere.
Michele Guaitini (Radicali): opera profondamente sbagliata per vari motivi: non risolve i problemi di traffico di attraversamento, ha elevati costi ambientali e di realizzazione, ha tempi lunghissimi di realizzazione (oltre 10 anni), e soprattutto appare anacronistico oggi creare nuove strade incentivando l’uso dell’auto privata in spregio alle politiche europee sulla mobilità sostenibile.
Maurizio Zara (Legambiente): Conferma contrarietà in quanto ritiene il progetto inutile ai fini della risoluzione dei problemi di mobilità della città; ciò in quanto essi sono ingenerati per lo più dalla mobilità locale e non da quella di attraversamento, pari al 7%. Servono quindi politiche sulla mobilità integrate.
Pietro Floris (comitato verde aglianese): Esprime contrarietà al nodo perché in contrasto col tema attualissimo della transizione verde, di cui disattende tutti i principi. Altre criticità sono i rischi idrogeologici, l’abbattimento del patrimonio arboreo, la penalizzazione delle imprese che operano lungo il tragitto, l’inutilità per la risoluzione dei problemi di traffico: in sostanza un vero e proprio disastro ambientale.
Alessandro Severi (sciogliamo il nodo): Nodino opera inutile in virtù dei dati raccolti e del fatto che la maggior parte del traffico che ivi transita è locale e non di attraversamento. Precisa che ciò emerge anche dagli studi di Anas che sancisce come con il nodino sul viadotto Volumni il traffico si ridurrebbe del solo 4%, mentre quello “pesante” addirittura aumenterebbe.
Roberto Baldassarri (centro 1 maggio): Lancia il grido d’allarme di Ponte San Giovanni, diventato invivibile perché assediato dalle auto e quindi dallo smog. Va quindi risolto il problema del traffico, potenziando nel contempo le piste ciclabile oggi inesistenti.
Fausto Cocciari (comitato Chi salverà Ponte San Giovanni): Si esprime favorevolmente al cosiddetto “nodino”, secondo l’ultima versione che prevede il tracciato fino all’ospedale ed a via Pievaiola. Ciò infatti risolverebbe il problema perché consentirebbe di diversificare i vari flussi di traffico che oggi si concentrano in unico punto.
Luigi Ercolani (comitato Chi salverà Ponte San Giovanni): Riferisce che attualmente la tratta Collestrada-Ponte San Giovanni è percorsa da circa 90mila auto e 6mila mezzi pesanti, determinando al quartiere ponteggiano disagi in termini di smog, sicurezza e vivibilità.
E’ quindi necessario ridurre i volumi tramite la realizzazione della variante (o nodo) che consenta di tagliare in maniera netta il traffico (25% auto, 50% mezzi pesanti).
Michele Pietrelli (ex consigliere M5S): Da residente di Casenuove di Ponte della Pietra rimarca la contrarietà al progetto perché ciò determinerà la chiusura del quartiere in mezzo alle strade, con conseguente distruzione del verde. No quindi alla costruzione di nuove strade, sì alla manutenzione delle esistenti ed al potenziamento della mobilità sostenibile alternativa.
Alberto Beccafichi (cittadino): Nel denunciare da residente la precaria situazione di Ponte San Giovanni, ormai circondato da un vero e proprio raccordo, evidenzia che il nodo rappresenta un’ipotesi fantascientifica tenuto conto dei tempi lunghi di realizzazione. Appare inutile altresì il raddoppio della rampa di accesso alla città che sposterebbe il problema solo di pochi metri più avanti.
Paolo Festi (Fiab): A fronte di dati che certificano la gravità della situazione umbra chiede di invertire la rotta. Ciò non potrà avvenire con il nodo, ennesima strada che influirà solo sul traffico di attraversamento, ma non su quello interno, bensì cambiando il modello di città e favorendo la presenza di un trasporto pubblico locale più sostenibile (in primis quello ferroviario).
Sergio Zara (comitato pro nodo: chi salverà Ponte San Giovanni): ha detto di aver creduto fin dall’inizio sull’opera che consentirà di liberare la città e Ponte San Giovanni, tagliando il traffico pesante come non potranno fare il treno o le piste ciclabili. Il nodo rappresenta quindi un’occasione imperdibile per ottenere benefici storici come quelli apportati dalla Perugia-Ancona e dalla Foligno-Civitanova.
Lorena Fatigoni (cittadina): da residente a Balanzano si esprime a favore del nodo per liberare l’area perugina, e ponteggiana in particolare, dai disagi enormi (smog, rumore, vivibilità) determinati oggi dalla superstrada a causa del costante aumento del traffico. Il nodo appare quindi un’opera di interesse nazionale perché il traffico proveniente da tutta Italia non può continuare a concentrarsi sul Perugino congestionando città e paesi.
Raoul Segatori (Fai): Esprime contrarietà al progetto che appare in contrasto con la normativa europea ed i principi di transizione ecologica. Perplessità emergono poi per un progetto che è cambiato varie volte nel tempo ingenerando confusione e per i disagi insostenibili che verranno determinati dal lungo cantiere in grado di aggravare i problemi di un’area già intasata. Visti i record negativi del traffico a Perugia occorre ragionare sulla riduzione dei volumi di auto private, ma non con la proposta del nodo.
Sergio Palazzetti (cittadino): Da residente di Ponte San Giovanni ha confermato la precaria situazione dell’area Collestrada/Ponte San Giovanni, auspicando la realizzazione del nuovo progetto del nodo, come emerso a seguito di confronti tra soggetti competenti e cittadinanza. Ha quindi chiesto al Consiglio comunale di esprimere un pronunciamento forte e chiaro sull’opera ma anche di valutare alcune opere che nell’immediato consentano di mitigare la situazione in attesa del completamento a medio-lungo termine del nodo.
Claudio Ricciarelli (Comitato chi salverà Ponte San Giovanni) ha sottolineato che l’opera consentirà di dare nuovo respiro alla mobilità cittadina, divenendo utile alla città ed al quartiere di Ponte San Giovanni. Oggi, dopo un lungo confronto, il progetto ha compiuto un bel passo in avanti e sta diventando realtà: consentirà di collegare Collestrada fino all’ospedale ed oltre, senza porsi in alcun modo in contrasto con la mobilità alternativa.
Roberto Momi (Pres. Ass. Giordano Bruno): nel ricordare la storia dell’espansione del territorio perugino, con le quattro corsie del Perugia-Bettolle nate per soddisfare un traffico cittadino oggi totalmente cambiato, rimarca che il raccordo oggi è preda di un’invasione di mezzi pesanti che richiede quanto prima la variante nota come nodo. Un’opera che rappresenterà una importante forma di progresso.
Paolo Palmerini (cittadino): A fronte dei gravi problemi riguardanti la comunità di Ponte San Giovanni e aree limitrofe, chiede all’Amministrazione una risposta decisa e definitiva sul tema del nodo/nodino, opera non più rinviabile per non accumulare ulteriori ritardi come fatto ormai negli ultimi 20 anni.
Tullio Gualtieri (cittadino): nel raccontare la sua esperienza personale, ha posto l’accento sul fatto che il nodo rappresenta un’opportunità che va calibrata per le ricadute che avrà sulla città, la regione e l’Italia intera. Per il relatore il nodo in sostanza è un’opera fondamentale in relazione alla quale non si può perdere l’occasione di veder cadere finanziamenti già pronti.
Valerio Natili (Cisl): Posto l’accento sui disagi attuali insostenibili, rimarca che la realizzazione per step del nodo, oltre a snellire il traffico, consentirà di migliorare la vivibilità di Ponte San Giovanni sotto diversi punti di vista. Ciò su cui ci si deve confrontare, dunque, non è la realizzazione del nodo, ormai inevitabile, quanto sui tempi (congrui) e sulle modalità del progetto, che dovrà essere completato in tutto il suo tragitto, fino all’ospedale.
Renzo Baldoni (ex consigliere centro-destra): ha ricordato come il centro-destra in passato abbia portato avanti autentiche battaglie per la realizzazione del nodo. Baldoni ha sottolineato che oggi la politica deve avere il coraggio di decidere e scegliere: perché chi sceglie e sbaglia può creare problemi, ma chi non sceglie fa sì che il problema rimanga irrisolto.
Giuliano Palmerini (comitato chi salverà Ponte San Giovanni): Pur rispettando le legittime posizioni dei detrattori del nodo, ha spiegato come il nodo, nei suoi due stralci realizzativi, rappresenta un’opera d’interesse nazionale che avrà il merito di poter alleviare le problematiche del territorio, contribuendo a far uscire Ponte San Giovanni da una situazione difficile.
Marta Rondi (Europa verde): Ha espresso ferma contrarietà per un’opera che finirà per devastare un’area pregevole e protetta in quanto di rilievo storico ed ambientale. Incidere su quelle aree rischia di compromettere in maniera definitiva luoghi protetti esponendo la regione alla procedura europea di infrazione.
Simone Picotti (Europa Verde): come la collega precedentemente intervenuta, ha confermato la inutilità del nodo incapace di risolvere i problemi di un traffico, principalmente di tipo locale. La soluzione nodo, ambientalmente insostenibile, non è quindi quella giusta perché non servono nuove strade, bensì strumenti che “evaporizzino” il traffico privato (tra gli altri: mobilità dolce, piste ciclabili, potenziamento del tpl, navette e parcheggi di interscambio).
Zelinda Caporali (comitato strade amiche): I problemi delle aree rappresentate dal comitato (Ripa-Civitella d’Arna) passano – ha detto – per la risoluzione di quelli che riguardano la tratta Collestrada-Ponte San Giovanni, tra le più pericolose in Italia.
Per risolvere questa situazione divenuta intollerabile serve un cambio di passo che solo l’opera denominata nodo di Perugia potrà consentire, sollevando tutta l’area dagli attuali problemi.
Simone Cascioli (Confindustria): Da sempre Confindustria ha sostenuto l’importanza del nodo perché l’Umbria ha bisogno di infrastrutture. Nel progetto che mira a far diventare l’Umbria cerniera di collegamento tra nord e sud, il nodo, soprattutto nella sua ultima versione a basso impatto ambientale, rappresenta un tema di fondamentale importanza per risolvere gli annosi problemi che da sempre penalizzano il territorio e le sue aziende.
Giulia Pretini (Volt Umbria) ha espresso perplessità per un progetto che sfocerà in un’opera infrastrutturale di forte impatto, non garantendo nel contempo la risoluzione dei problemi, visto che questi non si superano costruendo altre strade, ma con politiche diverse.
Pretini ha quindi chiesto di virare su soluzioni che possano determinare benefici generali per tutto il territorio.
Lorenzo Mariani (confcooperative): ha parlato del nodo come di un’opera di civiltà perché crea progresso, occupazione e sostenibilità. E’ ora quindi che si discuta sul come fare bene l’opera già finanziata, ottenendo quei benefici che altre arterie, come la Foligno-Civitanova, hanno determinato. Dunque si eviti di perdere ulteriore tempo ma si vada avanti sulla scorta di tre parole d’ordine: fare, vigilare, manutenere.
Sauro Cristofani (segretario Comunale del PD): nel corso del suo intervento non ha parlato solo di “nodo di Perugia”, bensì di vera e propria modalità di accesso alla città. Su questo infatti occorre lavorare, ossia sulla necessità di individuare percorsi sostenibili che consentano di ridurre il traffico su gomma, ma senza eludere i problemi legati a quest’ultimo. Ecco perché il nodo e non il nodino non è più rinviabile: si è lavorato affinché entrambi gli stralci divenissero realtà ed oggi è così grazie all’inserimento della seconda tratta nel Def del Governo. L’opera complessiva consentirà così di dare una risposta esauriente al territorio, evitando le soluzioni parziali che non servono a nessuno.
Carlo Ziarelli (cittadino): si è espresso a favore del nodo, opera che attende di vedere la luce da troppo tempo, perché in grado di contribuire a migliorare la vita di molte persone e le esigenze primarie della cittadinanza. Ha quindi rivolto un appello, soprattutto alla politica, a che si decida una volta per tutte, senza rinviare oltre, affinché l’opera si faccia presto e bene.
Luigi Fressoia (Italia Nostra): Ha spiegato che alla base di questo dibattito vi è un equivoco basato su flussi di traffico diversi. Come precisato da anas nel rapporto 2021, il nodino non cambierà nulla sia sul raccordo Perugia-Bettolle che sull’abitato di Ponte San Giovanni, perché incide, invece, sulla E45 direttrice nord-sud. Ed infatti è noto che il nodino collegherà Collestrada all’area che va verso Deruta, disinteressandosi di Perugia. Occorre quindi mettersi a tavolino per trovare soluzioni reali che affrontino i veri problemi della città.
Gianfranco Mincigrucci (consulta dei rioni ed associazioni Ponte San Giovanni): ha concordato con Fressoia sull’inutilità del nodino opera destinata a determinare danni per i territori di pregio che andrà ad attraversare, ossia le aree poste ad est ed a ovest di Ponte San Giovanni, in primis il bosco di Collestrada, destinato a subire una devastazione dai cantieri.
Marcello Panettoni (ex assessore) ha sottolineato che è necessario affrontare il problema cercando di separare i due flussi, ossia quello locale e quello nazionale nelle direttrici nord-sud ed est-ovest. Ciò potrà avvenire, dal punto di vista del trasporto su gomma, solo puntando sul nodo e non certo sul nodino, opera insufficiente al bisogno. Accanto a ciò, tuttavia, andranno potenziate e sfruttate al meglio risorse di cui l’Umbria è dotata, partendo da quella ferroviaria a fianco della quale sarà opportuno creare parcheggi di scambio.