PERUGIA – In vista dell’avvio della cosiddetta Fase 2, Confartigianato Imprese Perugia lancia l’allarme per quella che definisce “l’incomprensibile reiterazione del blocco dell’attività per le imprese del restauro”.
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“Parliamo di oltre 100 imprese della provincia di Perugia – comunica il segretario Stelvio Gauzzi – che danno lavoro oltre 250 persone del settore. Lavoratori fermi oramai da due mesi e senza alcuna prospettiva di ripresa della loro delicata funzione di restauro dei beni culturali, tra gli asset del Pil del turismo culturale e dell’economia turistica della nostra regione”.
“Le imprese del restauro – spiega Gauzzi – operando prevalentemente in laboratori già disciplinati da norme molto stringenti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro o in spazi aperti, lavorano già in condizioni di sicurezza e si adeguerebbero comunque alle ulteriori indicazioni emanate dal Governo”.
Per Confartigianato è urgente sciogliere il nodo dell’appartenenza di queste imprese al codice ATECO 90.03.02, considerati dall’Inail nel codice 90 come “attività creative, artistiche e di intrattenimento” e non, a rigore di logica, nel codice ATECO 74, relativo ad “altre attività professionali, scientifiche e tecniche (74.9)”. In quest’ultimo caso anche le imprese di restauro sarebbero considerate tra quelle inserite nell’elenco delle riaperture previste per il 4 maggio.
“Confartigianato Imprese – conclude Stelvio Gauzzi – confida in una pronta risoluzione della questione da parte del Governo, di concerto con il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, per evitare la dispersione di maestranze e la chiusura di imprese strategiche per la tutela e la conservazione del nostro enorme patrimonio culturale”.