PERUGIA – Ne abbiamo già parlato su vivoumbria nei giorni scorsi: è in pieno svolgimento “You are here” proposta itinerante in luoghi ben determinati della cartografia umbra, dove collocare performance, installazioni, incontri fino luglio da Narni a Orvieto, da Acquasparta a Carsulae, da Trevi ad Amelia fino a Perugia. Ricordiamo le prossime date prima entrare nel merito dell’intervista agli organizzatori del tutto.
Il 26 giugno sarà la volta di Palazzo Cesi di Acquasparta in collaborazione con Associazione Acqua; quindi “Playground – coreografia nel paesaggio” il 2 giugno nell’Area Archeologica di Carsulae; “First and second Clown + Phantasmata + The Playhouse – videoinstallazione” il 22 giugno a Trevi nelle sale di Palazzo Lucarini in collaborazione con Palazzolucarini Contemporary e il 28 giugno nella Sala Crt/Sede Uilt nel Complesso di Sant’Angelo di Amelia in collaborazione con Ciclopica Festival e Centro Studi Nazionale Uilt; infine a Perugia, San Francesco al Prato, date ancora da definire, sarà la volta di “Grand Mother – installazione plastica e sonora” della quale parliamo diffusamente più avanti.
Contemporaneamente prende il via anche il progetto parallelo “Tu sei qui – esperienze e pratiche comunitarie di contatto con l’arte performativa” grazie a laboratori gratuiti e inclusivi.
Questo articolato progetto è curato da Opera Bianco, ovvero Marta Bichisao, danzatrice e coreografa e Vincenzo Schino, regista e artista visivo. Umbri di adozione, dal 2005 realizzano spettacoli di teatro, danza, performance e installazioni in Italia e all’estero.
Con Vincenzo Schino e Marta Bichisao, in questa intervista parliamo di questo e, come nostra consuetudine, di altro ancora.
– Cos’è e quando nasce Opera Bianco?
Nel 2006 – spiega Schino – dal dialogo tra Marta e me. Io ho una formazione da artista visivo e sono regista mentre Marta viene dal mondo della danza. Da qui nasce il nostro linguaggio artistico che unisce due linguaggi diversi, sempre al confine tra diverse arti, quindi facciamo teatro, lavoriamo nei teatri però con formati e linguaggi differenti. Da qui le nostre particolari istallazioni site specific.
Aggiungo – afferma Bichisao- che noi abbiamo una storia abbastanza lunga e negli ultimi anni abbiamo approfondito relazioni con alcuni performer che lavorano con noi da tanti anni e che voglio citare: Camilla Guarino, drammaturga della danza, Grazia Morace fotografa e i danzatori di Opera Bianco – C.L. Grugher, Beatrice Leonardi, Luca Piomponi, Simone Scibilia cui si aggiunge Sabrina Rigoni.
– Cosa potete dire riguardo il coinvolgimento di bambini preadolescenti e adolescenti diversamente abili?
Con alcune di queste realtà – premette Bichisao – siamo in contatto per altri progetti, invece alcune le abbiamo proprio contattate per questo progetto che coinvolge le comunità in particolare per “Tu sei qui, esperienze e pratiche comunitarie di contatto con l’arte performativa”: si tratta di cinque percorsi ludico-pedagogici, laboratori gratuiti e inclusivi, realizzati in collaborazione con scuole, centri giovanili, associazioni, comunità per minori stranieri e gruppi di persone del territorio ternano.
– Quali in particolare?
Il Centro Giovanile Arci di Narni Scalo – rammenta Bichisao – del gruppo di danza e movimento per Malati di Parkinson Dance Well di Terni, di persone cieche e ipovedenti in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi di Terni, dei bambini della Casa Laboratorio Cenci e la partecipazione di minori stranieri della Comunità San Martino di Amelia.
Abbiamo cercato di allargare, infatti, la nostra idea di mappatura del territorio non solo raggiungendo spazi, luoghi artistici che ci interessano, ma cercando di conoscere più possibile il territorio attraverso le persone che lo abitano e fare in modo che le persone che abitano questo territorio vengano a vedere gli spettacoli, conoscano la danza, conoscano lo spettacolo, il processo che c’è dietro per la sua costruzione. Poi dopo le varie performance si fa una raccolta di impressioni, sensazioni, piccole interviste… insomma, cerchiamo di capire che cosa è rimasto, che cosa è più interessante per loro, dove ci siamo incontrati.
Aggiungo – dice Schino che in particolare per “Playground – coreografia nel paesaggio” in programma il 2 giugno nell’area archeologica di Carsulae ci sarà il loro coinvolgimento diretto nella struttura dello spettacolo: faranno infatti cinque giorni di laboratorio e alla fine andranno in scena insieme a noi.
– Parliamo di video installazioni: cosa si deve intendere in questo caso?
I nostri lavori video nascono dalla ricerca sul teatro che però attraverso la tecnica che adottiamo ci permette delle cose in più; ci consente di creare fondamentalmente dei tratti, di avvicinarci molto ai performer, agli esseri umani con cui lavoriamo e di entrare in contatto con loro. Il video e il cinema permette questo perché c’è il primo piano e quello che noi vorremmo anche condividere con gli spettatori è una relazione di tipo teatrale, cioè non il teatro in video, ma una relazione intima attraverso il mezzo video che avvicina le persone.
– Argomento site specific: in base a cosa scegliete i luoghi per gli spettacoli di “You are here”?
Ovviamente dipende dalle proposte: nel caso si “Playground -coreografia nel paesaggio” portiamo un lavoro di danza – spiega Schino – in uno spazio ampio; e quindi per tornare alla domanda precedente lo basiamo anche sulle inquadrature cinematografiche, sui campi lunghi, dove possiamo sperimentare, dal punto di vista visivo, prospettive che in genere in teatro non si riescono ad avere: da qui i campi lunghissimi in cui i danzatori, essendo tanti insieme ai cittadini che partecipano, creano vere e proprie scene di massa.
In altre situazioni – aggiunge Bichisao – la nostra danza crea relazioni con le architetture antiche o moderne che sono qui in Umbria. In questo caso i corpi si mettono in relazione a cioè che, si badi bene, non è un semplice sfondo, non è un ambiente, ma è parte stessa della performance.
– Domani è la giornata internazionale della danza: vi chiedo che valore hanno queste giornate celebrative e cosa in generale augurate a chi come voi porta arte e cultura nel nostro Paese?
E’ una bella domanda ma non saprei che cosa dire – ammette Bichisao -; il valore in sé è quello, come dire, di dedicare un tempo e quindi anche un’attenzione particolare a una certa cosa, in questo caso la danza, sensibilizzando chi magari non è particolarmente attento a questa realtà che è una modalità di guardare il mondo, di osservare il suo movimento e ciò che lo circonda. La danza, le arti, sono creative, quindi portatrici di creazione e non di distruzione come invece in questo tristissimo periodo stiamo assistendo. In questo senso la Giornata internazionale della danza può essere importante.
– Per quanto riguarda Perugia, il progetto si chiama “Grand Mother – installazione plastica e sonora”. Di cosa si tratta?
Una installazione plastica-sonora molto particolare – spiega Schino – nata progettualmente durante il terremoto in Umbria del 2016. E’ una scultura a spirale di acciaio di 12 metri e questa lamiera risuona attraverso la tecnologia del suono di voci e musica elettroacustica. Le voci sono prese da interviste che abbiamo fatto alle persone principalmente anziane, alle quali in quel periodo drammatico abbiamo chiesto di raccontarci quello che si ricordavano di fiabe, leggende, tradizioni. Il tutto crea vitalità, si connette con un mondo magico dell’infanzia.