ASSISI – Particolare è la storia del gruppo milanese The Watch che si è esibito ieri sera al Lyrick di Assisi, per la terza volta negli ultimi anni, nella nostra regione.
Le prime due a Castiglione del Lago: nel 2017, il 2 giugno alla Cerreta, quindi nel 2022 nell’ambito della terza edizione del Trasimeno Prog Festival, alla Rocca Medievale (qui sotto le due locandine), ed appunto ieri sera.
La band, attiva dal 2001, ha alle spalle una nutrita carriera discografica, con interessanti lavori di musica originale, certamente influenzati dalle sonorità dei Genesis, che può vantare la presenza dei fratelli John Hackett (in Planet earth? del 2007 ed in Timeless del 2011), e Steve Hackett, quest’ultimo membro della migliore formazione del quintetto inglese, nel penultimo album di studio, Seven, pubblicato nel 2017.
Tuttavia Simone Rossetti e soci portano avanti da molti anni questa loro passione per i Genesis, con un successo sempre crescente non soltanto in Italia ma anche in Europa nonché negli Stati Uniti e in Canada, dove le loro esibizioni sono particolarmente gradite.
La loro peculiarità sta nel riproporre le atmosfere dei lavori della band inglese relative al periodo tra il 1970 ed il 1977, quella relativa al momento migliore dei Genesis con la formazione Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Phil Colllins e Steve Hackett, e nel primo momento dopo l’abbandono del cantante, non in maniera pedissequa, non stiamo parlando di una cover band, ma di una tribute, ossequiosa degli arrangiamenti originali, messi però al servizio di una riproposizione personale.
Attualmente stanno portando in giro due spettacoli ed andranno avanti, con date già fissate fino al prossimo mese di ottobre: il “The Lamb Lies Down On Broadway 50th Anniversary tour”, la cui serie di concerti è iniziato lo scorso 1 novembre, soltanto in Europa, ed il “Foxtrot & Selling England By The Pound tour” invece soltanto in Italia.
Tra questi appuntamenti il concerto di ieri sera: la formazione, che è leggermente cambiata negli ultimi tempi, vede: Simone Rossetti (voce solista, flauto, tastiere e sintetizzatori), Valerio De Vittorio (tastiere, sintetizzatori, chitarre, voce), Mattia Rossetti (basso, chitarre, voce), Francesco Vaccarezza (batteria, percussioni e voce), il cui esordio live è stato proprio in occasione del Trasimeno Prog Festival nel 2022, e l‘ultimo arrivato Andrea Giustiniani (alle chitarre).
La band ha eseguito per intero i due album, Foxtrot e Selling England by the pound, concedendo quindi un bis nel finale.
Partenza con Watcher of the skies, brano che per tanti anni ha aperto i concerti della band inglese, quindi (anche se non rispettando precisamente la tracklist), ecco la ballad Can-utility and the coastliners, poi Get ‘em out by friday e per finire la prima facciata la delicata e pianistica Time table.
Particolare da non sottovalutare è la grande voce di Simone Rossetti, con un timbro davvero molto vicino a quello di Peter Gabriel ed ecco che chiudendo gli occhi, tra la sua voce e la bravura dei musicisti ci si tuffa in un’era ed in atmosfere che ahinoi sarà difficile rivivere.
Rimane da solo sul palco Andrea Giustiniani con la sua chitarra per la breve Horizons; ed ecco che il cantante prima del successivo brano chiede: e adesso cosa seguirà, son certo che lo sapete; ed è così che parte una delle suite più conosciute del progressive rock: gli oltre 20 minuti di una Supper’s ready, resa in maniera impeccabile.
Una piccola pausa ed al rientro ecco che i versi … can tou tell me were my country lies … introducono il brano d’apertura di Selling England by the pound, Dancing with the moonlit knight, il brano che mi appassionò a questo genere musicale, oltre cinquant’anni fa; chitarre, tastiere, basso e batteria si inseguono in un crescendo strumentale vorticoso, una meraviglia.
Ecco quindi il brano che ha in certo modo dato una notorietà più popolare la quintetto inglese: l’orecchiabile I know what I like (in your wardrobe), che ti spinge a cantare anche se non vorresti.
Poi Firth of fifth, introdotta dal piano solo (molto bravo De Vittorio), un’altra tra le gemme di quello che probabilmente è il miglior lavoro dei Genesis.
Si avvicina quindi al microfono Mattia Rossetti, che lascia il basso per qualche minuto incustodito, ed intona da voce solista, con l’aiuto ai cori del padre Simone, l’acustica More fool me.
La cavalcata di quasi dodici minuti di The battle of Epping forest apre il secondo lato dell’immaginario vinile che stiamo ascoltando; un brano spesso non considerato, che invece è molto difficile, con continui cambi ritmo e varie modulazioni vocali.
Segue la strumentale After the ordeal che precede il capolavoro The cinema show; non solo la drammatica voce, ma le atmosfere dolci con il flauto e le progressioni sonore, che ad un certo punto vedono rimanere sul palco solo tastiere, basso e batteria, si fondono in un unicum fantastico.
Ed ecco che a chiudere il cerchio arriva, con le note che riprendono il brano d’apertura (quasi in maniera ossessiva), con un testo differente, il breve finale con Aisle of plenty.
La band saluta ma rientra sul palco eseguendo un bis dall’album Trespass, The knife, riprendendo così l’usanza del quintetto inglese, di chiudere con questo brano le loro esibizioni.
Una gran bella serata cari The Watch … alla prossima!!!