VALLO DI NERA – Due frazioni di Vallo di Nera che per la loro ricchezza ambientale, storico artistica, fanno invidia sicuramente a realtà molto più grandi, ma pochi, ancora non hanno scoperto, cosa si nasconde tra i boschi, colline e forre di un territorio aspro ma generoso come quello della nostra Valnerina. Il castello di Vallo di Nera lo abbiamo conosciuto, amato e apprezzato per le tante peculiarità, ma ora ci incontriamo nel cuore del territorio comunale alla scoperta di due frazioni. Ma prima non manca di citare Santa Maria dell’ Eremita, lungo il Nera, oggi chiesa del cimitero di Vallo.
Questo edificio, abbaziale, di recente restaurata, era nei secoli passati un importante centro di spiritualita’ nell’alto medioevo come San Pietro in Valle, San Felice di Narco, Santa Maria di Ponte. Qui centro eremitico e di questuanti, un eremo di grande misticismo. Questa chiesa, e’ emblema del fenomeno dei vagabondi: ne parla Teseo Pini nello “Speculum” dei vagabondi nel 1485; il Frianoro nel libro il Vagabondo del 1594. Come scrive A. Fabbi i girovaghi raccoglievano le elemosine tra la popolazione per far celebrare le messe dagli eremiti e sostenere l’ospedale annesso. Raccontavano con fantasia visioni celesti e dialoghi con la Madonna.
Dopo questa parentesi curiosa, giungiamo a Meggiano. Il castello e’ situato sul dorsale occidentale di Monte Maggiore, vicino a Montefiorello. Faceva parte di altre sette ville : Rocca Agello, le Campore, la Forca, Capo del Colle, Pie della Costa, Colle Vannucci, il Palazzo. Si incontra lungo la strada che da Piedipaterno sale per Spoleto. Qui fu feudo indiscusso della famiglia Castagna. Francesco Castagna fu governatore di Foligno nel 1547. Da questa famiglia fu eletto Papa Urbano VII nel 1590. Ma anche un parroco ossia Don Virgilio, quando fu dato il Battistero dal Vescovo di Spoleto Monsignore Lorenzo Castrucci. La chiesa di Santa Maria a Piedimonte si trova fuori dall’ abitato, nel cimitero. Fu possedimento dell’abbazia di Farfa, successivamente appartenne a San Giusto di Paterno; risale al XIII secolo. Sia l’abside, il portale e lunetta sono in stile romanico. Il suo interno e’ stato rimaneggiato in stile barocco. In origine, sull’altare maggiore, era collocato un polittico. Un altare fu edificato da Giovan Battista Nicodemi con la Confraternita del Carmine: ROSATO DI MANILIO PER LASSITO DI DONNA FERRANDINA 1603.Un terzo altare fu edificato da Pompeo Costantini nel 1608 dedicato a San Marco. Nella parete un affresco con Madonna col Bambino, di autore umbro del XV secolo con influssi di scuola toscana. Un altro altare e’ dedicato al Crocifisso, edificato dalla famiglia Castagna e vi fu unita una Confraternita del Sacramento. Altra chiesa e’ quella al centro dell’abitato dedicata a San Michele Arcangelo. Nell’abside, tutta affrescata con le storie della vita della Madonna, (una riproposizione degli affreschi del Lippi alla cattedrale di Spoleto). Affreschi del XVI secolo. Interessante un dipinto su mostra lignea raffigurante al centro Madonna col Bambino tra i Santi Sebastiano e Rocco del XVI secolo di allievo di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna Spagnesca. Una Croce Sagomata e’ del XV secolo. Il Battistero in pietra a forma cilindrica del 1622: HOC OPVS F.F. TEMP. VIRG. CAST. R. SVPT. C. MEGNI. ORD. ILLMI EPI. A.D.MDCXXII. hoc opus factotum fuit Tempore Vigilii Castagna Rectoris sumptibus populi castri Meggiani ordine illustrissimi Episcopi Anno Domini 1622. Proseguendo la strada si giunge alla frazione di Geppa.
Un antico castello che fu unito a Meggiano e successivamente a Vallo. Agli inizi del XVIII secolo contava tre chiese: Santo Stefano; Madonna del Rosario; Sant’ Angelo. Sulla collinetta si scorgono i ruderi del castello un tempo possente e munito da contrafforti, feritoie e ponte levatoio. Il degrado e l’abbandono hanno fatto perdere per sempre un vero gioiello di storia della Valnerina. L’ abitato aveva la planimetria del castello medievale con la torre al centro. La chiesa di Santo Stefano, romanica, campaniletto a vela, al suo interno tela Madonna del Rosario del XVII secolo. Data la sua sudditanza a Spoleto, anche Geppa ogni anno donava a Spoleto un cero per l’Assunta, ed essere presente con il pallio. Ebbe anche gli Statuti, rogati nel 1563 dal notaio spoletino Piermarco. Montefiorello, conserva la sua caratteristica di castello di Poggio con torri colombaie. Risale al XII secolo.
La chiesa, romanica, facciata a capanna, campaniletto a vela, conserva al suo interno tele e affreschi. Singolare l’ Adorazione dei Magi del 1671; Annunciazione di Filippo Costantini del 1731. Ma anche altri affreschi adornano le pareti di grande espressività. Territori purtroppo colpiti ripetutamente dalle scosse del terremoto ma la popolazione non demorde, continua a vivere in questi piccoli paesi con le loro storie e singolari tradizioni.