Con Brian Eno l’ultimo atto della Galleria nazionale dell’Umbria prima della chiusura sino a novembre

PERUGIA – Probabilmente è l’ultimo atto della Galleria nazionale dell’Umbria prima della chiusura – come ha annunciato il direttore Marco Pierini – sino al prossimo novembre per lavori di adeguamento conservativo della opere e per la creazione di una biblioteca che favorirà anche una nuova programmazione di incontri e di approfondimenti su argomenti attinenti al gusto e alla filosofia estetica in tutte le sue declinazioni, dalla cucina, alla letteratura. Le ultime ore della mostra Reflected (Riflesso) con tre opere di Brian Eno, il reinventore di alcuni canoni musicali agli inizi degli anni Ottanta e iniziatore dei nuovi paradigmi della musica ambient, confermano che questa mostra è stata ampiamente penalizzata dalle restrizioni dovute alla pandemia. Avrebbe insomma meritato un pubblico molto più vasto di quello che ha potuto fruire di una “magia” che coinvolge soprattutto i sensi della vista e dell’udito.

Un dialogo tra Eno e il Perugino, Piero della Francesca e il Beato Angelico che traccia anche le linee di un ipotetico percorso sul senso dell’arte e sugli squarci di luce e colori che rianimano un’antica/nuova relazione tra gli storici maestri del colore che usavano prodotti naturali e artigianali e la riproduzione della luminosità. Sullo studio della luce e delle ombre, sulle sfumature del colore intere generazioni di artisti hanno sperimentato tecniche e visioni che hanno caratterizzato la storia dell’arte – basti ad esempio a quanta cura e quanto studio ci sia dietro ad un’opera del Caravaggio che rivoluzionò le modalità dell’approccio all’arte anche in base alla luce dei suoi dipinti, oltre che al dinamismo delle sue figure. Prima del Caravaggio ci furono però artisti come il Vannucci e Raffaello che cominciarono ad acquisire nuove modalità cromatiche per ottenere gli effetti di una luminosità mai vista prima nell’arte.

Complici il nuovo sguardo e i nuovi soggetti presi a riferimento, come gli scorci paesaggistici da sfondo che hanno riprodotto e reinventato spazi e tempi e quindi luce dei temi proposti. Brian Eno si inserisce in questa ricerca mai del tutto terminata e con i mezzi che la modernità gli offre, lance di luce che si stagliano in forme geometriche, dove rotondità ed ellissi si infrangono su angoli senza compromessi e i colori vividi si stemperano in cromatismi lievi, in sfumature pastello. Un dialogo che apre dunque nuove prospettive sui percorsi dell’arte e arricchito oltre che dalla visione dei lightbox di Brian Eno, da una musica che invita al distacco, meditativa e rilassante, introdotta nella mostra nata dalla collaborazione della Gnu con Atlante Servizi Culturali.

 

 

Il percorso espositivo è stato anche arricchito da Raphael Revisited (2011), una serigrafia dell’artista inglese Tom Phillips (Londra, 1937), legato a Brian Eno da un legame di amicizia e collaborazione, iniziata nel 1964 alla Ipswich Art School, nella quale Phillips insegnava. L’opera trae ispirazione da una tavoletta votiva, databile alla fine del Quattrocento, di un anonimo pittore umbro identificato in precedenza con un giovanissimo Raffaello (conservata alla Walker Art Gallery di Liverpool) che verrà utilizzata da Eno per la copertina dell’album Another Green World. Concludiamo con le le parole di Brian Eno: “Due idee mi hanno sempre attratto: quella di realizzare la musica come se si trattasse di un dipinto e quella di creare immagini come se fossero musica”.

Il direttore della Galleria nazionale dell’Umbria Marco Pierini parla del futuro del museo, dalla prossima chiusura alla riapertura prevista per il prossimo novembre.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.