NARNI – Salgono sul palco alle 21:15. Branduardi nel consueto total black e Fabio Valdemarin, il musicista che lo accompagna in questo “Camminando, camminando” tour, nuovo appuntamento di Suoni Controvento nel ternano.
Branduardi è un cantautore estremamente raffinato e colto e questo è noto, ma è solo dal vivo che esprime al meglio quella rara capacità di declinare la conoscenza in chiave ironica. Ci annuncia, sorridendo, che stiamo per assistere “a una cosa molto particolare, dove nulla ci sarà risparmiato” e ci sarà “tutto quello non avreste mai voluto ascoltare da Branduardi.” “Molte saranno le canzoni inaspettate, meno c’è e più c’è” prosegue. “Noi suoniamo nei silenzi attraverso gli spazi, attraversando quella sensazione magica e onirica per far alzare in volo il teatro.”
Il pubblico ride e loro cominciano. I primi cinque pezzi, con Branduardi al violino, guardano alla musica antica, attingendo alla tradizione trobadorica e alla poesia di Yeats – che attraversa buona parte del concerto – figli di quell’instancabile ricerca musicale che lo contraddistingue. Al sesto pezzo, imbraccia la chitarra e si esibisce in brani che vanno da Aengus il Vagabondo, a Il dono del cervo, a Primo aprile 1965, passando per Rosa di Galilea e arrivando a Geordie. Ogni canzone è introdotta da Branduardi sul filo dell’ironia, che contestualizza in poche parole passioni e studi di una vita intera. Dopo un’ora e mezza di esibizione no stop i due musicisti si concedono una breve pausa. Tornano sul palco sulle note amatissime di Alla fiera dell’Est con intro in ucraino. Branduardi commenta con un “Ve l’avevo detto che nulla vi sarebbe stato risparmiato” e il pubblico ride e canta. Segue La pulce d’acqua con una lunga variazione di violino che è da brividi e il concerto si conclude con l’immancabile Vanità di Vanità. La standing ovation è d’obbligo per questa esibizione che, è vero, non ha risparmiato nulla: è stata ricchissima e immensamente generosa.
Questo concerto è stato un distillato di cultura musicale, che in neanche due ore ha regalato un viaggio sonoro nel tempo e negli stili, attraversando l’intera carriera musicale di Branduardi. E sì, la magia c’è stata e tutti ne abbiamo partecipato. Così, poco dopo le 23, il Manini si è delicatamente riadagiato al suolo, come promesso. Nonostante lo spostamento d’urgenza da Carsulae, causa emergenza meteo, nonostante il caldo a tratti insopportabile in teatro, ciò che resta è quella magia. Inafferrabile e leggera coma la musica, nella consapevolezza che chi c’era ha assistito a un live di rara bellezza.