PERUGIA – Ecco il video dell’ultimo brano pubblicato dai Fask: “Come no”. Ritmo incalzante dall’inizio alla fine, arrangiamenti come al solito molto raffinati, riff scorrevolissimo di chitarra e tastiere e quel “come no” che annulla certezze e incuriosisce, e in qualche modo indaga attraverso la voce di Aimone Romizi dentro una narrazione in cui l’amore assume un senso più complesso e articolato del rapporto a due. Per la serie: una storia, più storie se poi la riferisci a te stesso, con introspezione.
Nell’intervista che abbiamo fatto a Francesco Motta, prima del suo concerto al Chroma Festival, https://www.vivoumbria.it/intervista-a-motta-a-poche-ore-del-concerto-di-stasera-al-chroma-festival-di-bastia-umbra/con garbo così ha sostanzialmente risposto a domanda sulle colonne sonore che ama comporre: “E’ uno spazio vitale, che mi piace, perché non hai interviste da fare per spiegare cosa vuoi dire quel disco, quella canzone”. Vero, anche perché poi, nel caso di una band come quella dei FASK, è evidente che l’idea centrale viene discussa, confrontata, interiorizzata, scarnificata e ricostruita pezzo dopo pezzo sul pentagramma di ciascuno dei componenti la band. E, dunque, il senso può anche non essere univoco, definito e definitivo.
Aimone Romizi lo dice chiaro, parlando proprio di come è nata “Come no”: “E’ vero che cercare di spiegare il senso di una canzone è spesso molto complesso, il contesto attorno a cui si muove la nascita di un brano può comunque aiutare a decifrarne il significato: in un pomeriggio di primavera mi sono ritrovato in un bar di Perugia all’ombra dell’Arco Etrusco a condividere con un’amica i suoi pensieri attorno alla fine della sua storia d’amore. A seguito di un doloroso tradimento mi stava raccontando che quello che aveva appena vissuto, per lei, non era evidentemente vero amore ma che di fronte all’esternazione di questo stesso pensiero, durante l’ultima accesa discussione, si era sentita dire la frase non sarà vero amore ma il senso è lo stesso. Quell’ultima frase mi aveva colpito e ne avevo parlato agli altri Fask in studio, poche ore dopo, mentre stavamo scrivendo il pezzo. Ci siamo chiesti se la parola amore avesse un significato unico, unitario, un senso condivisibile dal mondo intero. Ci siamo chiesti cosa succede quando la fiducia nell’altro svanisce e cosa rimane quando nemmeno tu credi più alle tue cazzate? Quando il senso è lo stesso per tutti tranne che per te, quando cambiare equivale a rimanere fondamentalmente se stessi, cos’altro puoi fare? Noi abbiamo provato a risponderci con una canzone”.
Ciò che vale, sempre e comunque, è lasciarsi trasportare dal flusso della musica. Dentro possiamo trovarci ciò che può riguardare anche noi, se ci piace e vogliamo farlo. L’importante, e il gruppo perugino è maestro in questo, perché ha le cose da dire è che alla fine scorrendo le parole in cerca di significati e significanze, sul pavimento ti trovi a battere il tempo. In tutti i sensi.