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Colfiorito, celebrata dall’Anpi la fuga dal campo di concentramento delle Casermette di Colfiorito

COLFIORITO – Era il 22 settembre 1943. Per tutti la data della fuga dalle Casermette. Un giorno importante per la storia contemporanea dell’Umbria e d’Italia. Per questo la si è voluta ricordare a ottanta anni di distanza da quando i prigionieri internati nel Campo 64 di Colfiorito strumento della repressione fascista, riuscirono a scapare e a ritrovare la libertà. Così lo scorso sabato 23 settembre la montagna folignate ha ospitato l’iniziativa celebrativa dell’ANPI provinciale di Perugia, guidata dalla presidente Mari Franceschini.

Sede oggi del Parco e luogo frequentato dai tanti visitatori che raggiungono Colfiorito, pochi in effetti sanno che prima di essere punto di partenza per visite e escursioni verso la palude e i monti, quei luoghi hanno visto e sono stati testimoni di sofferenza, negazione di diritti e libertà, dove vennero rinchiusi fino a 1.800 oppositori del regime: civili, militari, italiani, inglesi, jugoslavi.

“Alle Casermette – si legge nella nota stampa – si sarebbe dovuto svolgere nella mattina di sabato l’incontro di studio accolto nel Museo del Parco del Comune di Foligno, ma l’assenza di autorizzazione per necessità di “approfondimenti”, ha costretto gli organizzatori a ripiegare in una sala messa generosamente a disposizione dalla parrocchia. Molte realtà hanno invece risposto all’invito contribuendo all’evento con un prestigioso panel di relatori che del Campo 64 ha percorso gli aspetti storici, politici, sociali, le relazioni internazionali, i rapporti tra passato e presente”.

Sono intervenuti Alberto Stramaccioni presidente Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria Contemporanea), Malcom Angelucci presidente Aned Umbria (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), Mario Bravi responsabile nazionale memoria dello Spi Cgil, Andrea Martocchia segretario nazionale di Jugocoord (coordinamento nazionale per la Jugoslavia), la presidente Rita Zampolini de L’Officina della Memoria di Foligno, Rodolfo Ricci vicepresidente nazionale Filef (Federazione italiana dei lavoratori emigranti e famiglie). 

Soddisfazione per la notizia portata dalla Zampolini della prossima apertura – entro la fine del 2023 – del Museo delle Casermette, progetto affidato all’Officina della Memoria. Un passo importante per riappropriarsi della storia di un territorio che fu anche teatro di lotta partigiana alla quale si unirono molti dei prigionieri fuggiti, di rastrellamenti e tragici eccidi. Anche perché, come ha sottolineato Martocchia di Jucoord: “Da qualche anno proponiamo di installare una targa a memoria anche dei tanti jugoslavi che qui sono stati prigionieri e si sono uniti alla lotta antifascista. Non ci è stato permesso. Quello che temiamo più di ogni altra cosa è il negazionismo”.

Nel corso dell’incontro alle parole si è unita la musica, con le note di Massimo Liberatori, cantautore d’impegno civile, e di Giovanni Bravi, cantastorie nocerino, erede di un’antica tradizione di narratori. Dalla sua voce la ballata scritta da un contadino testimone dell’eccidio nazifascista che condusse alla morte 25 persone nei vicini monti di Collecroce. Il programma si è concluso nel pomeriggio con la visita e l’omaggio ai luoghi dell’eccidio di Cesi e di Collecroce

Ora l’ANPI guarda avanti, a nuove iniziative da mettere in campo coinvolgendo sempre di più cittadini, insegnanti e scuole. “Fondamentale creare reti internazionali, uscire dai confini, lavorare tutti con un obiettivo comune, pace, diritti e solidarietà – ha concluso la presidente Franceschini”. Già in calendario un convegno che entri con iniziative sempre più specifiche, di ricerca e di studio, nella storia del Campo 64. Cosa è accaduto, chi c’era, ma soprattutto come è avvenuto che i fatti siano scoloriti negli anni, fin quasi a essere dimenticati.

Foto: Francesco Fratta

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