Città di Castello si prepara a celebrare Raffaello Sanzio con una grande mostra

CITTA’ DI CASTELLO – Giovedì 12 dicembre, ore 17, nelle sale della Pinacoteca, in vista delle celebrazioni per il V Centenario dalla morte di Raffaello Sanzio, vengono presentate le iniziative in preparazione alla mostra che si terrà a Città di Castello nell’autunno 2020.
Raffaello nasce ad Urbino nel 1483, in un periodo in cui la città vive il suo massimo splendore grazie alla vivace attività culturale promossa dalla corte di Federico da Montefeltro. Trascorre l’infanzia nella bottega del padre, il pittore Giovanni Santi, e le prime biografie ci dicono che fu lui a decidere di inviare il figlio, appena sedicenne, ad apprendere l’arte della pittura presso Pietro Vannucci detto il Perugino, allora attivo tra Firenze e Perugia.
È probabilmente grazie a Perugino che Raffaello raggiunge i territori umbri e, in particolare, Città di Castello e Perugia. Qui, tra 1499 e 1505, realizza alcune delle sue opere più importanti.
Molte di queste hanno lasciato il territorio umbro e oggi le ritroviamo ad ornare i musei di tutto il mondo come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera a Milano o la Galleria Borghese a Roma.
In Umbria, invece, è ancora possibile ammirare il Gonfalone della Santissima Trinità nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello (1502) e l’affresco rappresentante la Trinità e i santi nella cappella di San Severo a Perugia (1505).
La permanenza di Raffaello in Umbria fu anche di ispirazione per alcuni artisti che entrarono in contatto diretto con le sue opere, restandone profondamente influenzati. Con alcuni di essi l’artista urbinate iniziò un vero e proprio rapporto di collaborazione, tanto da fornire i disegni per alcune delle loro opere e da rimanere in relazione con loro dopo aver lasciato Perugia per Firenze e poi per Roma.
L’Umbria è quindi, allo stesso tempo, culla della prima attività di Raffaello ma anche il luogo in cui troveranno spazio gli artisti formatisi accanto a lui, o ai suoi diretti collaboratori, negli ultimi anni romani. Saranno loro i protagonisti di quel momento della seconda influenza raffaellesca, noto anche come ‘Raffaellismo di ritorno’. Cifra stilistica che contraddistingue l’Umbria almeno fino alla metà del Cinquecento.
È per questo che, a cinquecento anni dalla sua morte, l’Umbria intende dedicare a Raffaello un omaggio appassionato, un percorso attraverso le tracce lasciate nel territorio regionale, le opere personali e quelle degli artisti che più sentirono la sua influenza e che lavorarono qui per tutto il Cinquecento.

Redazione Vivo Umbria: