CITTA’ DI CASTELLO – La Missa super l’homme armé è una composizione sacra che affonda le proprie radici nel Rinascimento; in quel periodo i più grandi musicisti si sono cimentati nella scrittura di Messe polifoniche, scegliendo, come tema principale, la melodia di una chanson molto popolare il cui protagonista era un cavaliere, l’homme armé. Dopo l’enorme diffusione avvenuta nella seconda metà del 1400 e nel 1500 (sono più di 40 le composizioni pervenute), la moda di utilizzare il celebre tema profano terminò, con il compositore barocco Giacomo Carissimi e la sua Missa L’homme armé, grandissima composizione policorale a 12 voci. A distanza di secoli, il musicista gallese Karl Jenkins ha ripreso il tema antico per l’opera The armed man – A Mass for peace, messa per solisti, coro e orchestra, dedicata alle vittime della guerra del Kosovo. Scritta nel 2000 ed eseguita lo stesso anno alla Royal Albert Hall di Londra, la Messa per la pace ha, da subito, ottenuto un notevole successo, grazie ad una scrittura che accosta antico e moderno, con vari stili e lingue, in un percorso coinvolgente che va dall’orrore della guerra alla speranza della pace. Il direttore Marcello Marini ha scelto l’esecuzione del lavoro di Jenkins per la seconda tappa del progetto “Vie di pace: pensieri, musica, testimonianze, preghiere a Città di castello”. Il concerto, preceduto dalla lettura delle commoventi parole di supplica, scritte per l’occasione dalle sorelle cappuccine del Monastero di Santa Veronica, si è tenuto domenica 21 aprile nel Santuario Madonna delle Grazie e ha visto coinvolti, insieme alla Corale Marietta Alboni, Il coro giovanile Nuove note, preparato dal M° Anna Marini, e un ensemble di fiati, percussioni e pianoforte.
La rielaborazione per questa formazione strumentale è stata curata dallo stesso Marini che, seppur utilizzando un organico ridotto rispetto all’originale, ha saputo efficacemente ricreare le varie situazioni e sottolineare i diversi stati d’animo che si susseguono nei 13 brani della Messa, passando da esplosioni a momenti riflessivi, dalle grida al silenzio di morte, dal dolore alla speranza. Bellissima la prova della Corale Marietta Alboni, con le voci soliste di Cristina Tirigalli e Susanna Ribuffo, delle ragazze di Nuove Note e del direttore Marini, sempre impegnato nella realizzazione di grandi progetti, e che, ogni volta, stupisce ed emoziona con interpretazioni di altissimo livello. Tra le parti vocali, molto suggestivo il richiamo del muezzin Hajjaji Said, della comunità islamica di Città di Castello, che ha salmodiato l’Adhaan. La compagine orchestrale, composta da affermati musicisti umbri, ha espresso con grande drammaticità la narrazione che alterna, ai brani liturgici dell’Ordinarium Missae, testi di molteplici provenienze. Si incontrano brani da testi induisti, devastanti versi di Kipling (Signore, dacci la forza di morire), parole tratte dal Poema della bomba atomica di Sankichi, e, in chiusura, con il brano Better is Peace, poesie che esprimono il desiderio di pace: la citazione “Better is peace” di Lancillotto tratta dal poema La morte di Artù di T. Malory, i versi del poeta romantico Alfred Tennyson (“Annunciate la fine di mille anni di guerra, proclamate l’inizio di mille anni di pace”) e l’affermazione finale, dal Libro delle Rivelazioni, “Dio tergerà tutte le lacrime. E non ci sarà più morte, né dolore, né pianto, né ci sarà mai più pena”.
L’evento, promosso dalla Diocesi di Città di Castello, dalla Caritas diocesana, dalla Corale Marietta Alboni, dall’Associazione Ospedale da campo e dalla Scuola diocesana di Teologia “Cesare Pagani” e con il patrocinio della Regione Umbria, sarà replicato a luglio.