ASSISI – Il 5 maggio, data storicamente fatidica, passa per il Lyrick di Assisi “Cinema Samuele Tour”, appuntamento speciale perché di autore speciale trattasi di per sé con le sue Targhe Tenco, i Premi Lunezia e Mia Martini. Per di più Samuele Bersani ha pensato ad un concerto inserito dentro uno spettacolo: un video, originale per ogni brano, parole dense, musica doc, musicisti all’altezza dell’autore, la passione per il cinema, è nato a Rimini non per niente, anche se è a Cattolica che è cresciuto.
Ne ho parlato con Stefano Cenci a sua volta compositore, autore, produttore, arrangiatore, tastierista perugino che, guarda caso, fa parte della mega-band. Con tutto quello che ne consegue. Con lui entriamo dentro il pentagramma di una scrittura non semplice, anzi, complessa come quella di Bersani per la sua carica di originalità ed emotività, e allo stesso tempo dietro le quinte di questo show fatto di immagini, poesia, note. E, naturalmente, di un rapporto datatissimo che ci rimanda ai tempi della gloriosa RCA, quando l’etichetta che ha fatto la storia della musica italiana andava in cerca, e trovava spesso e volentieri, di talenti da produrre. E’ lì che Bersani e Cenci si sono incontrati per la prima volta.
“Avevo 22 anni e mi era stato assegnato da RCA un compito specifico in relazione alla mia età e alle esperienze che vivevo musicalmente: ascoltare, scovare, individuare giovani talenti che potevano entrare nella famiglia dei musicisti doc”.
Hai beccato Samuele Bersani al primo colpo?
“Già. L’ho ascoltato e ho capito subito di avere di fronte un autore-sperimentatore, un talento puro e anche un musicista raffinato. Devo anche aggiungere che quel suo parlare romagnolo, assieme al suo modo di fare simpatico, affabile, mi risultò subito empatico. Avevo visto giusto a giudicare chi è ora Bersani”.
Tu sei direttore musicale da 11 anni e passa della famosissima orchestra Radio 2 Social Club di Luca Barbarossa: scommetto che lo hai rincontrato lì…
“Ti piace vincere facile. Proprio così”.
Come è andata?
“Ho ricevuto da lui il più bel complimento che in questi casi si possa sperare: mi è arrivato un whats app dopo la sua esibizione e c’era scritto ti volevo ringraziare per come hai trattato la mia musica. Bello, no?”.
Bello sì. Che ci dici del concerto?
“Che non è solo un concerto perché fa parte di uno spettacolo più complesso e articolato fatto di video che connotano ogni canzone, di brani che Samuele illustra con una dialettica affascinante, coinvolgente. E c’è tanta musica bella”.
Mi sa che non devono essere nemmeno semplicissime le partiture di Bersani…
“Sai come compone?”.
A questo punto se dico pianoforte è troppo scontato…
“Bravo: con il basso. Mette la linea ritmica sulle parole e poi costruisce l’arrangiamento”.
Vuoi dire che è difficile suonare i suoi brani?
“Più che altro (Stefano Cenci si mette a ridere ndr.) non puoi sbagliare! Ha una sorta di orecchio assoluto, avverte la minima sbavatura e la riconosce immediatamente. Lui si appoggia, a seconda del brano, su determinati strumenti e se non ti trova…”.
Immagino cosa succede. E succede?
“Da oltre vent’anni lavora e si intende a menadito con Tony Pujia, il chitarrista. Un punto di riferimento importante per lui e per noi”.
La band è composta di sette elementi. Ci dici chi sono?
“Oltre a Tony, all’altra chitarra c’è Silvio Masanotti, poi Alessandro Gwis piano e tastiere, Davide Beatino al basso, Marco Rovinelli batteria, Michele Ranieri cori ed è anche polistrumentista e io alle tastiere. Voglio anche dire che i video, bellissimi, sono di Bruno D’Elia che li ha creati appositamente per questo spettacolo”.
La scaletta del concerto?
“Non voglio spoilerare troppo, posso dire che è un viaggio lungo i trent’anni della sua carriera e che, naturalmente, ci sono i brani del suo ultimo album Cinema Samuele”.
Sai che viene davvero voglia di esserci?
“Aggiungo solo una cosa che non mi era mai capitata in 40 anni e passa che salgo sul palco: tu puoi suonare a Trieste o a Messina, ad Ancona o a Roma, il pubblico si alza in piedi e applaude a scena aperta negli stessi identici momenti. Sembra un copione e invece è solo emozione”.
A unire nel rapporto artistico Samuele Bersani e il “nostro” tastierista umbro Stefano Cenci c’è una cantante, meglio monumento della musica italiana: Mina. A Stefano Cenci so che lo chiamò una mattina, era il 1998 o giù di lì, al telefono: “Sono Mina, vorrei cantare il suo Brivido Felino”. Stefano Cenci mise giù la cornetta pensando a uno scherzo. Non conosco come è andata con Bersani ma ho letto, e con me molti altri, che Mina lo ha sempre stimato parecchio e del resto insieme hanno fatto buonissime cose.
Bello, no, sapere che ora sono sul palco insieme a suonare.
Foto di copertina: Paolo De Francesco
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