Chiostro e monastero: l'abbazia di San Pietro in Valle e quel vir religiosus

FERENTILLO – Si parla sempre della ricchezza storico artistica della chiesa abbaziale di San Pietro in Valle Suppegna. Non da meno però e’ tutto il complesso monastico, i due chiostri, il convento e tutti gli stabili di pertinenza, un tempo centro vivo di spiritualità e cultura dei monaci e abati commendatari.

I due ordini del Chiostro

 
Vista del Chiostro inferiore e del colonnato

Per accedere a tutto cio’, dopo la visita alla chiesa, da una porta laterale, si passa  alla parte conventuale e chiostri. Usciti dalla porta, voltandosi alle spalle si nota il portale tutto in pietra dove sono scolpiti lateralmente gli apostoli Pietro e Paolo. San Pietro porta la chiave su una mano, sull’altra la Croce;  San Paolo mostra la Spada. Sopra l’ architrave, si apre la lunetta. Meritano una descrizione i due personaggi scolpiti: San Pietro indossa una tunichetta corta, scanala e rozzamente risolta con pesanti scanalature. La Croce decorata a mo di spina di pesce, la chiave di grande dimensione. San Paolo forse e stato realizzato successivamente. Esso si distingue per la testa calva e la folta barba, la spada poggiata al petto, simbolo del suo martirio/difensore della chiesa. Indossa calzari. Le due sculture si fanno risalire al XI secolo, ma si avvicinano molto allo stile dell’ Antelami. Scendendo per gradini alti e massicci in pietra ci si immette nel chiostro e negli ambienti monastici. Tutto appartiene ad epoche diverse, più tarde, rispetto alla chiesa.
La tomba di Decio Ancaiani

La parte architettonica ha subito in più riprese modiche e ampliamenti come nel XVI secolo perpetrati dall’ Abate Attone II; successivamente anche da Decio Ancaiani. Il lato settentrionale del portico, addossato al muro della navata esterna della chiesa, e’ scandito da tre alti archi sorretti da pilastri rettangolari, l’ altro di ordine inferiore, e’ formato da portici con grosse volte a crociera sostenute da colonne basse e tozze,  realizzate in blocchi di pietra. Gli archi poggiano su un semplice capitello circolare interposto da una specie di pulvino quadrato con gli angoli smussati rivelti verso l’alto. Nel chiostro superiore i due lati rivolti a Este e ovest, sono chiusi da muratura con finestre, quello centrale con colonnine e capitello poggianti sul muro. Il loggiato e’ assai caratteristico, coperto di travicelli in legno e Pianello di cotto dove si aprono le stanze un tempo le celle dei monaci. Nella parte estrema di questi locali, era l’ appartamento dell’ Abate Decio che comunicava direttamente, tramite una scala interna, con la chiesa. Questa parte superiore dell’edificio e’ raggiungibile da due rampe di scale e una interna. La pavimentazione del chiostro e’ stata realizzata in listelli di cotto motivati a spina di pesce. Al centro del chiostro e’ collocata un Ara pagana a forma circolare, recante nel tamburo alcune figure di menadi  danzanti, satiro che suona un doppio flauto, seguito da un altra menade con tirso. Purtroppo le figure sono state abrase. La parte estrema dell’ Ara  e’ concava ed era utilizzata per i sacrifici alla divinita’ o libagioni per il defunto. Le cornici di decorazione della base e del bordo estremo,  sono semplici a tondino. Il pezzo può essere collocato attorno al I secolo a.C. Anche qui sono presenti reperti e frammenti archeologici: due avanzi di labrum in granito rosso, alcuni rocchi di colonne in granito grigio d epoca romana. Sotto il portico si aprono alcuni locali utilizzati un tempo per refettorio, scriptorium, erboristeria, biblioteca, cucina, dispensa, parlatorio. Varcato un corridoio si raggiunge il chiostro di ingresso, con il pozzo. Sotto una possente arcata, si può scorgere un grande torchio del XVII sec.  per la produzione del vino. Sopra la porta di accesso al chiostro un dipinto raffigurante il Cristo in croce tra Santi monaci: Lazzaro, Giovanni e Mauro.  Seguono sulla parete,  lo stemma della famiglia Ancaiani (leone grifato),  scolpito su una lastra di pietra rosa. Uscendo dal grande cancello,  ci si immette sul parco dove e’ tutta una meraviglia di panorami mozzafiato: le absidi della chiesa e lo svettare campanile dove sono incastonati preziosi reperti archeologici d epoca romana,  longobarda e altomedievale.
Il campanile romanico

Il campanile riprende lo stile di quello in Santa Maria in Cosmedin o Santa Maria in Trastevere  a Roma. A pianta quadrata, realizzato in pietra e in cotto su quattro livelli. Adorno di sculture, archetti e beccatelli. E’ bene ricordare e precisare che tutto nasce da un sogno: il primo cenobio fu fondato agli inizi del VIII dal duca spoletino Faroaldo II  longobardo, che come attesta una tradizione, avrebbe edificato la chiesa dedicata a San Pietro dopo che ebbe avuto l’apparizione dell’Apostolo, il quale indicò anche il luogo dove vivevano i Santi Eremiti Lazzaro e Giovanni. Questo si evince anche negli scritti di Lorenzo l’ Illuminatore vescovo di Spoleto. Anche la prima forma  abbaziale sarebbe sorta in questo contempo e primo Abate fu  proprio il duca spoletino: VIR  RELIGIOSUS. Nel 1294 con la soppressione della Abbazia ( sembra per la cattiva condotta dei monaci) , il monastero e tutti i possedimenti vennero affidati da papa Bonifacio VIII al Capitolo Lateranense. Nel XIV secolo il cenobio contava un solo monaco. Si alternarono diverse famiglie nobili che ebbero la commenda della abbazia come: gli Ancaiani baroni spoletini, i principi Cibo e Cybo Malaspina, i Trinci di Foligno, Della Rovere, Montevecchio di Fano. Ma è un altra storia, bella e affascinante, che tratteremo specificatamente in altre occasioni.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.