PERUGIA – Quando degli ex ragazzi decidono di rivedersi dopo quarant’anni per ricordare un periodo particolarmente felice della propria vita, per giunta legato al servizio di leva, solitamente “scomodo” per la maggior parte delle persone, significa che si è vissuta un’esperienza talmente rara da meritare una rievocazione in grande stile. Quello che è stata la serata di sabato al Teatro Brecht di Perugia in memoria di Antonio Salvatore, l’indimenticato generale dell’allora 12° Comando di zona militare, primo firmatario di questo piccolo prodigio.
L’esperienza del generale Salvatore a Perugia divenne un caso nazionale per la determinazione nel mettere in diretto contatto le Forze Armate con la cittadinanza. Grazie a un inedito mix di elasticità mentale partenopea (Salvatore era nato a Napoli) e rigore etico militare, Perugia varcò ripetutamente le porte del circolo ufficiali e danzò fino a notte fonda in feste memorabili, con oltre seimila partecipanti, trascinata da un’orchestra di quaranta elementi composta dai migliori musicisti reperiti dalle caserme di tutta Italia.
Una big band che finì sui teleschermi italiani per la partecipazione a Domenica In, presentata da un compiaciuto Pippo Baudo che, avendo ascoltato il provino e il “tiro micidiale” di quei giovani talenti, lasciò ampio spazio alla performance. Una prova che all’esterno parve piacevole e coinvolgente ma che all’interno delle Forze Armate fece ben più rumore, dimostrando tutto il potenziale che aveva l’Esercito e come questi veniva mortificato dai tanti comandanti che interpretavano il servizio di leva in chiave di sterile disciplina, lasciando marcire quella mole di energia giovanile. Concetti che oggi sono dominanti ma che Antonio Salvatore lesse con quarant’anni di anticipo.
La serata è stata semplice ma densa di emozioni, accentuate da un cortometraggio firmato Guglielmo Sergio e Diletta Cappannini (scrittrice, attrice e nipote amatissima del generale), con la rievocazione di quegli anni e dei momenti salienti della carriera militare di Antonio Salvatore. Anche il pubblico non annoverabile tra i “reduci” ha colto la grande complicità e l’emozione degli ex ragazzi della band. Quasi tutti avevano lasciato da anni lo strumento ma non hanno esitato a riesercitarsi per l’occasione, lasciando di stucco i figli ignari di quel lontano passato.
A organizzare il tutto è stato il Lions Club Perugia Host, toccanti e sincere le parole del presidente Giorgio Guercini, che ha voluto devolvere l’incasso della serata alla Croce Rossa, presente nella circostanza con il vicepresidente Fabrizio Comodini e con la volontaria Patrizia Moretti.
Va ricordato che, una volta congedato dall’Esercito con i gradi di Generale di Divisione, Antonio Salvatore fu a capo della Croce Rossa locale, organizzando da par suo tutta la rete di assistenza a livello periferico, un contributo che ancora oggi risulta prezioso.
Pietro Cappannini ha letto alcuni passi di “Perché ci vuole orecchio”, edizioni Morlacchi, il recente libro di Aldo Contini che oltre ad essere un celebrato fonico, è stato il capo orchestra del Big Band, insieme a Maurizio Castraberti, anche lui presente sul palco con il suo inseparabile sax.
A dare supporto alla band il sempre più sorprendente Almost Jazz 6tet, formazione che di amatoriale ha ben poco, per la destrezza con la quale propone alcuni degli standard più belli della musica swing. Altissimo e molto apprezzato anche il momento “lirico” di una commossa e nitida Roberta Panicale che, sulle note della pianista Alessia Cecchetti, ha intonato “C’era una volta il west” di Morricone e “L’Ave Maria” di Schubert.
Finale decisamente toccante con tutti i musicisti a intonare “Il silenzio” e il pubblico in piedi in segno di rispetto per la figura di un militare e di un uomo che ha lasciato un’impronta particolarmente significativa a Perugia.
I PROTAGONISTI SUL PALCO
Ben due i capo orchestra sul palco del Brecht, Aldo Contini, di fatto il fondatore di tutto, e Maurizio Castraberti. Oltre a loro Giulio Coviello, Francesco D’Alba, Enrico Gavazzeni, Marco Rosati, Claudio Rosati, Vladimiro Nigro, Sergio Servadio. Come detto, straordinario il contributo di Roberta Panicale e Alessia Cecchetti.
E ora gli Almost jazz 6tet, composto da Roberto Biscarini trombone, Piero “Pillo” Capocchia sax, Francesca Cencetti tastiere, Alessio Grassi batteria, Massimiliano Sirchi contrabbasso e Marco Tascini sax.
Leonardo Malà