PERUGIA – C’è la sua tramontana che spazza Corso Vannucci. Quella amata da Franco Venanti. Mi viene da pensare all’analogia, mentre vado alla Sala dei Notari per fargli gli auguri e partecipare alla festa organizzata da Perugia per lui, con quella rivista goliardica che proprio “Tramontana” aveva impresso nella testata alla quale Franco Venanti da universitario ha regalato ironiche e inarrivabili illustrazioni.
In cima alla scalinata che guarda in faccia la Fontana Maggiore c’è una fila composta ma dispiaciuta, consapevole che molti di quelli che la compongono saranno costretti a restare fuori.
Ci sono Zaira, la moglie del maestro, sempre elegantissima, che si guarda un po’ stupita per il tanto affetto assieme ai figli Barbara e Luca.
C’è Fabio Versiglioni, l’editore di Futura artefice dello stupendo catalogo che celebra la mostra e molto altro: è proprio all’ingresso della Sala e fa trapelare il suo giusto orgoglio per un libro che è destinato a restare.
Ci sono al tavolo le autorità. Spicca con il suo proverbiale cappello a larghe tese, Pier Francesco Pingitore, l’amico di una vita di Venanti che non è voluto mancare e con affetto non affettato ne descrive le intemperie intellettuali, le maniacali ricerche figurative, le infinite e apparentemente disordinate collezioni che gli servono come ispirazione. Tutto delinea una profonda e sincera ammirazione per l’Uomo Venanti.
Ci sono anche Michele Chiuini e Maria Antonietta Gargiulo componenti dell’associazione Bonazzi che Franco nel 1963 fondò assieme al fratello Luciano per offrire riflessioni, respiri culturali importanti, presenze illustri, stimoli.
C’è un filmato sapientemente girato da Marco Nicolini e montato in bianco e nero. Sono i contrasti di luce e ombra, pertanto i colori, che il maestro ha voluto enfatizzare in questa attuale fase artistica e di vita. Scorrono anche immagini “retrò”, come in un film felliniano. Raccontano della intensa vita artistica del maestro, delle riflessioni su tela come nei suoi scritti letterari, dei suoi sogni, dell’amore per le forme, per l’estetica, per la bellezza delle donne, per l’intensità degli sguardi, per la storia che alla fine ha ragione dei potenti e degli usurpatori di libertà.
C’è il critico d’arte e giornalista Mimmo Coletti che la mostra ha curato: parole sapienti, puntuali le sue; persino emotivamente partecipi, per certi aspetti, del notevole percorso artistico di cui Franco Venanti si è reso protagonista a livello internazionale.
Ci sono le istituzioni, il presidente dell’assemblea regionale Marco Squarta e l’assessore alla Cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano. Parole dense e non melensi. Piacevoli nella loro opportuna descrizione di un talento artistico che Venanti ha pazientemente curato, sperimentato, serbato, sofferto, descritto nell’arte figurativa e nei suoi libri.
C’è Kim, coreana iscritta al Bonazzi, che al maestro dona un origami stupefacente: un dolce di carta che ti fa venire voglia di ficcarci dentro il dito e leccare la panna che non c’è. Ma c’è.
C’è, finalmente, Franco Venanti. Poche parole: il grazie alla città, lo stupore compiaciuto per i tanti che sono lì a festeggiare con lui.
C’è il suo appello all’unione che deve pervaderci, soprattutto in relazione a quello che stiamo vivendo, che deve essere capace di andare al di là del credo, della fede politica, degli interessi personali e degli umani egoismi.
Ci sono la sua fiducia nella scienza e la speranza che possano spiegarci, presto o tardi completamente, i tanti irrisolti “perché”.
C’è, infine, l’invito infinito a uno sguardo verso il cielo. Coraggioso, in mezzo alle solitudini che ci pervadono e quando intorno c’è silenzio, di notte. Per scoprire che non c’è buio.
C’è stata un festa, maestro Venanti, che la città di Perugia ti ha dedicato. E però, sappi, che è stata una festa anche per noi. Di questo, e molto altro, con gratitudine e affetto, ti ringraziamo.