Cento immagini alla Galleria nazionale dell’Umbria per narrare i 50 anni di storia di Umbria Jazz

PERUGIA – E’ stata inaugurata ieri nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria una mostra fotografica che documenta alcuni degli episodi più̀ importanti della storia del Festival. Curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz, riunisce alcuni dei fotografi che negli anni hanno documentato la manifestazione: 100 immagini che “raccontano” una grande storia.

Gli artisti appartengono a generazioni diverse, scelgono prospettive e angolature diverse, eppure la sensazione è quella di una narrazione armonica: Andrea Adriani, Massimo Achilli, Giancarlo Belfiore, Elena Carminati, Roberto Cifarelli, Sergio Coppi, Riccardo Crimi, Pietro Crocchioni, Tim Dickeson, Hiroki Fujioka, Marco Giugliarelli, David Morresi, Pino Ninfa, Carlo Pieroni, Karen Righi, Mimmo Rossi, Andrea Rotili, Adriano Scognamillo, Pio Scoppola restituiscono momenti, vissuti e spaccati di cinquanta anni straordinari.

La mostra, accompagnata da un catalogo bilingue edito da Skira, è realizzata grazie alla collaborazione con Ministero della Cultura, Regione Umbria, Comune di Perugia, Comune di Orvieto, Fondazione Perugia, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria.

 

Fotografare i musicisti jazz è la cosa più facile del mondo: le luci del palco, i riflessi sull’ottone degli strumenti, i gesti, la mise spessa eccentrica, gli sguardi: basta scegliere il momento, viene da pensare, e scattare.

Fotografare i musicisti jazz è la cosa più difficile del mondo: dalla foto devono venir fuori “quel” suono e la sensibilità di chi lo crea. Body and Soul. Riuscire a coglierlo oppure no fa la differenza tra una bella foto ed una foto banale.

La bella foto è quando guardandola senti con le orecchie del cuore la musica. Senti il lirismo di Chet Baker, la malinconia esistenziale di Miles, il furore di Mingus, la lucida follia di Monk, le astrazioni mentali di Ornette, il romanticismo di Stan Getz. Vedi la storia di un secolo che ti scorre davanti, una storia raccontata dai grandi fotografi del jazz, le cui immagini sono icone finite nei libri o sulle copertine

dei dischi. Sono rivolte a chi c’era e ritorna con la memoria a quei brividi, e ancor più a chi non ha potuto esserci, ma grazie alle immagini riesce a ricostruire un mondo.

In una mostra del cinquantesimo anniversario di Umbria Jazz c’è tutto questo, perché in mezzo secolo il jazz che conta è passato di qui, ma c’è anche molto altro. C’è la descrizione di una idea, poi diventata formula, che attraverso le sue diverse declinazioni e nelle diverse epoche, resta unica. Ci sono le immagini della interazione tra artisti e ambienti, tra le note del Mondo (perché nessuna altra musica è più internazionale del jazz) e le pietre della storia, tra il suono della contemporaneità e gli scenari delle città e della natura dell’Umbria. Ci sono le immagini del pubblico, che in mezzo secolo ha cambiato pelle e approccio. “A Sea of Faces” era il titolo di un disco di Archie Shepp registrato dopo i concerti in Umbria. Il mare di facce del popolo del jazz che lui vedeva dai palchi nei primi anni del Festival.

Umbria Jazz è tutto questo: una invenzione geniale riproposta anno dopo anno con ostinazione, sacrifici, passione.

Mancherebbe molto, di questa storia, se anno dopo anno non ci fossero stati i fotografi a fissarla sulle pellicole. Tanti giovani (e anche meno giovani) appostati sotto i palchi, tra il pubblico, per le strade, a cercare lo scatto giusto. Dobbiamo a loro se Umbria Jazz è un patrimonio condiviso, perché è senz’altro vero che una bella foto dice più di cento parole.

Il cinquantesimo anniversario di Umbria Jazz è dedicato anche a loro. È stato possibile anche grazie a loro.

Paolo Occhiuto

 

Ospitare la mostra che celebra e racconta i cinquanta anni di Umbria Jazz è per noi un onore, che si accompagna al piacere di declinare una delle nostre “missioni”, quella di valorizzare ogni forma d’arte, nel modo che sentiamo più consono ai nostri progetti.

La musica e l’arte, infatti, sono un binomio caro alla Galleria: e questo 2023 lo amplifica, restituendoci cinquanta anni di persone, di esperienze, di lavoro grazie a fotografie e manifesti.

La mostra “Umbria Jazz 1973-2023” non è solo un racconto per immagini: è uno spartito sul quale sono inscritte le note di un festival che è riuscito, come nessun altro, a essere internazionale prima per sé stesso, poi per il pubblico.

Un progetto così ambizioso è frutto di un lavoro d’eccellenza, per il quale non posso non ringraziare la Fondazione Umbria Jazz e tutti coloro che ne rendono possibile la realizzazione; ma è la visione lungimirante di un uomo, Carlo Pagnotta, che celebriamo al pari della sua creatura.

Marco Pierini

 

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.