Cara Colomba, ti voglio bene: l’eroina folignate del Risorgimento è un simbolo sul Gianicolo

FOLIGNO Una donna che ha scritto una delle pagine più belle del nostro Risorgimento e che a distanza di tanto tempo raccoglie attestazioni d’affetto e di ammirazione che restano immutate nonostante i 170 anni trascorsi. Lei è Colomba Antonietti, nata a Bastia Umbra il 19 ottobre 1826 ma vissuta nella sua giovinezza  – davvero breve visto che è morta per l’ideale di libertà a soli 23 anni – a Foligno, dove la via in cui visse è a lei dedicata, una lapide ricorda qual era la sua casa e la vita offerta per la difesa di Roma; e uno splendido dipinto di Mariano Piervittori la immortala nella sala consiliare del Palazzo comunale.
La cornice è infatti quella dell’effimera Repubblica Romana, durata quasi quanto un battito di ali di farfalla, dal 9 febbraio 1849 (come effetto dei grandi moti del ‘48 che animarono l’Europa) al 4 luglio 1849, voluta in opposizione alla politica di Papa Pio IX nello Stato Pontificio di cui buona parte dell’Italia centrale faceva parte.
E in tutto questo si innesta l’autentica commovente storia d’amore di Colomba Antonietti, figlia del fornaio Michele e di Diana Trabalza, e per questo impegnata con la sua famiglia nel forno municipale folignate. La vicenda personale di Colomba – che finirà tragicamente per amore del suo sposo, ma anche della libertà e della giustizia – inizia a delinearsi proprio accanto al forno pubblico, dove si trovava il corpo di guardia della guarnigione pontificia in cui prestava servizio il cadetto conte Luigi Porzi di Imola. Ovvero il giovane di cui la ragazza si innamorò. Una passione corrisposta ma non accettata dalle rispettive famiglie, a causa della differente provenienza sociale che in quell’epoca pesava ancor di più. Ma Colomba e Luigi non mollarono e seguendo i moti del loro cuore, si sposarono segretamente, senza però che il conte chiedesse l’autorizzazione alle autorità militari. Scopertosi l’accaduto, l’ufficiale venne arrestato e rinchiuso a Castel Sant’Angelo, con la possibilità però per i due sposini di vedersi durante la giornata. Ore trascorse sì insieme, ma facendo accrescere nei due i sentimenti di rifiuto all’oppressione e di sostegno all’ideale di indipendenza della nazione italica, come documentano le lettere spedite da Colomba Antonietti ai suoi familiari.

E da questo momento in poi comincia il capitolo più bello (romantico ma comunque straziante) della sua storia condivisa con Luigi Porzi: l’uomo, una volta scarcerato, lascia il servizio pontificio e da volontario si unisce alle truppe che nel nord stanno combattendo nella guerra d’indipendenza contro lo straniero invasore. Senza “se” e senza “ma”, Colomba non esita a vestirsi da uomo, tagliandosi i capelli, e a seguire il marito combattendo per la causa patriota in Lombardia e in Veneto. Fino ad aderire insieme alla Repubblica Romana, con Colomba in abiti da bersagliere e i capelli neri cortissimi per avvalorare la sua “figura” di uomo. Soccorre i feriti, ma non esita a combattere, impegnandosi in prima fila nell’assedio di Porta San Pancrazio nella Città eterna. E’ qui che il fuoco dell’artiglieria francese la coglie e le strappa la vita: è il 13 giugno 1849 quando una palla di cannone la colpisce in pieno. Muore tra le braccia del marito, mormorando – secondo la tradizione – “Viva l’Italia”.
Oggi sul colle del Gianicolo a Roma, Colomba Antonietti è l’unica donna celebrata tra i numerosi busti che raffigurano patrioti italiani e stranieri che si sono impegnati nel Risorgimento italiano, combattuto con le armi o con la parola per l’unificazione del nostro Paese. Ed è qui che periodicamente molti folignati si recano per deporre un fiore davanti al busto che la raffigura e che trasmette un messaggio sempre attuale. Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, dove sono sepolti i caduti nelle battaglie per Roma Capitale e per l’Unità d’Italia.

Giuseppe Garibaldi ha voluto ricordare Colomba nelle sue Memorie: “La palla di cannone era andata a battere contro il muro e ricacciata indietro aveva spezzato le reni di un giovane soldato. Il giovane soldato posto nella barella aveva incrociato le mani, alzato gli occhi al cielo e reso l’ultimo respiro. Stavano per recarlo all’ambulanza quando un ufficiale si era gettato sul cadavere e l’aveva coperto di baci. Quell’ufficiale era Porzi. Il giovane soldato era Colomba Antonietti, sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri e combattuto al suo fianco”.

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.