TERNI – Dallo scorso 28 settembre e fino al prossimo 13 ottobre al risto Sud di Terni sono esposte le opere di Giosuè Lizzio con orario dalle ore 18 alle 22 mentre il giovedì è chiuso. La mostra rientra nell’ambito dell’attività del CAU, Cantiere di Arti Urbane, Festival diffuso di arte contemporanea il cui direttore artistico è Franco Profili e vede la partecipazione di numerosissimi artisti e l’utilizzo di luoghi particolari per esporre dalle chiese agli esercizi pubblici e commerciali del centro storico della città di Terni. Una città nella città, di fatto, dove l’arte si unisce al quotidiano, dove a tutti è data la possibilità di conoscere, ammirare e apprezzare queste emergenze artistiche di buona qualità.
Come abbiamo detto Lizzio espone al risto Sud del Cavour, una delle vie più prestigiose per quanto riguarda la promozione culturale (già CavourArt), profusa nel corso degli anni, grazie anche all’intensa attività dell’Archivio di Stato dove si è dato il via a questa Edizione 2024.
Importanti critici d’ arte hanno dato lustro all’ iniziativa del Profili e visionato queste opere degli artisti espositori sin dal taglio del nastro, come il prof Francesco Santaniello e tanti altri eminenti docenti e storici dell’arte. E questa volta ci fermiamo al Sud, locale che conosciamo da buongustai per i suoi piatti.
Nelle opere di Lizzio (nella foto sopra con l’assessore Michela Bordoni) si ammirano scorci di palazzi, finestre aperte, semiaperte e chiuse: cosa nascondono e cosa racchiudono queste stanze. Forse Lizzio, ce lo nasconde, oppure rispolvera quelle stanze di Kavafis dove “nelle buie stanze il poeta cercava la luce”; forse l’artista siculo-ternano la luce l’ha trovata, disperatamente, all’ultimo piano, all’estremità, possiamo dire, al culmine di una ricerca interiore partendo da terra fin su, a raggiungere quella di stanza, magari illuminata dalle sole candele per riprendere sempre il filone del “poeta greco”.
Infatti la luce che filtra esternamente da quell’unica finestra è puramente fioca, trasparente, non calda e pesante come quella evidenziata dai lampioni di un altro dipinto che ci sprofonda in quel viale inanimato ma vivo di tonalità forti e chiare che sembrano parlare.
Questa spasmodica ricerca di luce, dopo le tante finestre chiuse, in quel palazzo esternamente austero, ci danno la sensazione che l’artista sia in un continuo rincorrere, tra spazi vuoti e pieni, per dare volto all’esplosione di sensi, dei sentimenti racchiusi, stretti, soffocati da quei colori forti, per lo più cobalto, giallo, rosso … utilizzati come risoluzione per parlare all’anima nel profondo di noi che guardiamo.