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Camilleri, Sironi e quella traccia importante che porta in Umbria

Dolore, vuoto, dispiacere, sostanziale indifferenza, messaggi in Fb, condivisioni. Ci sta tutto e Camilleri non se ne dispiacerà vista la sua ecumenica contemplazione dell’altro. Del resto in queste occasioni ti manca, in effetti, un po’ la terra sotto i piedi, nel senso che vai in cerca di radici che ti facciano pensare che i copiosi frutti elargiti da uno scrittore fervido e sanguigno come lui possano egoisticamente essere preservati.  Non è stato solo Montalbano, Camilleri, ha scritto cose straordinarie a prescindere dal commissario ma lui ha messo perfettamente in conto che i più non lo sapranno mai . Ha affidato perciò  questo figlio popolano e di popolo a Alberto Sironi che con la sua regia ce lo ha in questi anni proposto con grande mestiere, certamente, ma soprattutto con totale condivisione culturale e filosofica. “Non vede più molto bene Camilleri – ci raccontò un giorno in cui andammo a intervistare Sironi  -ma dal timbro della voce che commenta dialoghi e narrativa della trama è come vedesse perfettamente tutto: dal piano sequenze al montaggio.  Sappiamo, così, perfettamente cosa pensa e se approva”.
Come Vivo Umbria, siamo contenti che queste radici portino in qualche modo a noi, in Umbria a un passo da Assisi, è infatti qui che ora Sironi vive. E ora torna il ricordo di quando andammo da lui per comprendere il perché della grandezza di uno scrittore in occasione dell’ennesimo “botto” clamoroso dell’audience tv.
Ci fa piacere pensare, e un po’ ci serve per limitare l’attuale vuoto, che potremo in altra occasione tornare da lui, stavolta confidando solo e unicamente nelle sue sensibilità, e supporre che grazie a queste ci sarà un’altra serie tv sicuri che lui, Andrea Camilleri, da chissà dove, concorderà. Magari forti dell’eco di una sua riflessione tratta da La Paura di Montalbano: “Era l’insonnia della vecchiaia, quella che notte dopo notte ti condanna a stare vigliante, a letto o in poltrona, a ripassarti la tua vita minuto per minuto, a ripatirla sgranandola come i grani di un rosario”.

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