PARCO NAZIONALE DEI MONTI SIBILLINI
ALTOPIANO DI CASTELLUCCIO: IL GIOIELLO DELLE TERRE ALTE DELL’UMBRIA
L’itinerario proposto attraversa l’altopiano di Castelluccio di Norcia, dominato dall’imponente massiccio del Monte Vettore; ha inizio dal parcheggio del rifugio Perugia (m. 1492) e si sviluppa ad anello attraverso il Pian Piccolo e il Pian Grande. Può essere percorso in entrambi i sensi di marcia, ma quello suggerito è descritto in senso antiorario.
L’ITINERARIO
Dal parcheggio del rifugio Perugia, dove è possibile lasciare l’automezzo, si percorre il margine sinistro della strada provinciale n. 477 fino ad arrivare, dopo circa trecento metri, al valico (m. 1500) “Belvedere Piana di Castelluccio”.
Qui, giornalmente, vi è la presenza di ambulanti che vendono generi alimentari e bevande. Si consiglia di rifornirsi di una buona scorta di acqua, soprattutto nei mesi più caldi, poiché lungo il percorso non sono molti i punti per il rifornimento (F.te Vetica su Pian Piccolo ma distante circa 500 metri più a monte del sentiero – paese di Castelluccio – Fontanile su Pian Grande). Sulla destra del valico si diparte, in discesa, una strada carrabile asfaltata che porta al parcheggio dei dismessi impianti sciistici di monte Cappelletta (rif. SI 19). Entrati in un boschetto di faggi, dopo dopo circa 200 metri, alla destra di una semicurva vi è uno stradone sterrato che porta ai prati “Le Scentinelle”. Proseguire su di esso per un breve tratto su prati e, poi, nuovamente nel bosco. Scendendo si hanno scorci sul Pian Grande e tutta la corona dei monti ad esso circostanti con di fronte il massiccio del monte Vettore e le Creste del Redentore. Usciti dal bosco sulla sinistra rispetto al senso di marcia si staglia la sagoma conica del monte Guaidone. Si prosegue in discesa sul sentiero, che da sterrato diventa traccia su prato comunque ben individuabile, superando i resti del “Silos Amati”, sulla sinistra, crollato a seguito del sisma del 2016 ed “Il Laghetto” sulla destra.
Si è così sui prati del Pian Piccolo. Si procede sulla traccia di sentiero che si articola alla sinistra del piano (rif. parte basale del monte Guaidone) fino alla diramazione contrassegnata nella carta dei sentieri con la quota m. 1320, e poi sullo sterrato fino all’incrocio dei sentieri nel punto contrassegnato con la quota m. 1303, sottostante ai resti del fabbricato “La Torraccia”, che sovrasta la parte terminale del Pian Piccolo e l’inizio della Valle del Bonanno.
Imboccare a destra la traccia di sentiero su prato per circa 50/60 metri e poi prendere il tratto a sinistra, sempre su prato, facilmente individuabile. Questa parte di sentiero, che si articola nell’impluvio naturale tra il “Colle Moretta” a sinistra ed “I Peloni” a destra, sale gradualmente fino a quota m. 1349 per poi scendere, fine all’innesto con la SP 477 che porta alla Forca di Presta, in loc. “I Piani” a quota m. 1301. Attraversata la strada asfaltata si prosegue sullo stradone nel lato opposto che attraversando le “Prate Pala” e “Le Pratarelle” sale all’abitato di Castelluccio (quota m. 1452). Si è percorso circa la metà dell’itinerario e, in base all’orario di arrivo a Castellluccio, è possibile consumare qui il pasto del pranzo.
Ripartendo dalla piazza di Castelluccio, in prossimità della sede del SASU (Soccorso Alpino Speleologico Umbro) si diparte, in discesa, lo stradone contrassegnato con il n. 60 nella carta dei sentieri. Alla fine della discesa si è sul Pian Grande. Questa parte di sentiero, che si articola sulla destra con riferimento al senso di marcia, è alla base dei rilievi montuosi delle “Coste Terre Alte” e “Coste i Collicelli”. Arrivati al “Fontanile” a quota m. 1284, dove è possibile fare rifornimento d’acqua, si prosegue pressoché in piano fino all’altezza dei resti del “Casale Guglielmi” a quota m. 1308, anch’esso crollato dopo il sisma del 2016. Il sentiero n. 60 inizia a salire con una pendenza pressoché costante superando un dislivello di circa 280 metri. Mentre tutta la parte del percorso fino a qui descritta è priva di segnaletica, questa parte di sentiero presenta segnaletica orizzontale su pietre a colore bianco/rosso e qualche picchetto in legno.
Giunti sotto al conico rilievo di monte “Ventosola” si trova un cippo in pietra riportante la segnaletica con le sigle “G” Grande Anello dei Sibillini e “E13” Giro del Pian Grande, che segnala la fine del sentiero n. 60 e l’incrocio con il sentiero SI 19. Si è, pressoché, alla fine del giro. In direzione est, con riferimento al cippo segnavia, ci si immette sul sentiero sterrato carrabile (SI 19) che taglia trasversalmente il fronte nord-est del monte Ventosola e, dopo circa trenta minuti di marcia, si arriva al valico del Belvedere sul Pian Grande. Si percorrono a ritroso i circa duecento metri del tratto adiacente alla SP 477 fino a ritornare al parcheggio del rifugio Perugia.
DESCRIZIONE TECNICA DEL PERCORSO
SVILUPPO COMPLESSIVO: km. 21,00 (distanza orizzontale)
DISLIVELLO: + 528 metri in salita / – 568 metri in discesa
DIFFICOLTA: E+
TEMPO DI PERCORRENZA: ore 6,00 (escluse soste)
SEGNALETICA: tratti privi di segnaletica – tratti con segnavia orizzontale su pietre a colore bianco/rosso
PARTENZA e RIENTRO: dal parcheggio del Rifugio Perugia
CARTA: Parco Nazionale dei Monti Sibillini scala 1:25000
PUNTI DI APPOGGIO: città di Norcia e paese di Castelluccio.
ACCESSO: il punto di partenza (rifugio Perugia) è raggiungibile uscendo dalla città di Norcia percorrendo la SS 685 Tre Valli Umbre fino al Bivio per Castelluccio e Forca Canapine. Si prosegue sulla SS 685 fino ad una rotatoria. Si prende la seconda uscita (rif. sinistra) per immettersi sulla SP 477 che sale verso Forca Canapine Dopo circa 20 chilometri si giunge ad un altro bivio la cui segnaletica stradale indica sulla sinistra la strada per Castelluccio. Dopo circa 2 chilometri si arriva al rifugio Perugia. L’edificio è crollato a seguito dell’attività sismica del 2016 ma nella parte retrostante è stato realizzato un prefabbricato ad uso bar e un parcheggio per auto.
PARTICOLARITA’ DEL PERCORSO
L’altopiano di Castelluccio di Norcia è un sistema carsico alluvionale situato nel versante umbro dei Monti Sibillini, all’interno dell’omonimo Parco Nazionale. È il secondo più vasto altopiano appenninico dopo quello di Campo Imperatore.
Il Pian Piccolo e il Pian Grande (1350 metri s.l.m.) si collocano in un’area tettonicamente depressa (graben) formatasi a seguito di movimenti distensivi associati al sollevamento dei rilievi del Monte Vettore e del Monte Vetica. Costituiscono il fondo di un antico lago il cui prosciugamento sembrerebbe risalire a fenomeni carsici “inghiottitoi” attivatisi in corrispondenza di una faglia tettonica. Ancora oggi a seguito di abbondanti piogge e nevicate il Piano Grande assume la caratteristica di un grande bacino idrografico chiuso ma la cui inclinazione da nord-sud convoglia le acque nel fosso dei “Mérgani”, una grande dolina a forma di venatura che serpeggia per quasi 2,5 km. inabissandosi ai piedi del monte Castellaccio. Si ipotizza che buona parte delle acque raccolte dal fosso fuoriescano ad una quota di circa 700 metri più bassa alimentando, poco fuori dell’abitato di Norcia, le sorgenti del Salicone e le Marcite. Nell’area va segnalata la presenza del carice una pianta da ambiente umido appartenente alla famiglia delle Ciparacee di origine glaciale. Secondo i botanici Pedrotti e Pignatti si tratta dell’unica località appenninica in cui la specie è stata individuata. Nelle acque paludose del fosso dei Mérgani è stata rinvenuta la presenza del tritone appenninico.
Anticamente foreste di abete bianco, la cui presenza è testimoniata dal ritrovamento di polline fossile nel Pian Piccolo, e di faggio, ricoprivano gran parte del territorio che oggi è una grande distesa d’erba. Le trasformazioni, soprattutto quelle ad opera dell’uomo con i massivi tagli dei boschi per incrementare le aree da asservire alla pastorizia, ci hanno lasciato solo alcune ridotte aree di macchia di faggio, la “Macchia Cavaliera ” e la “Val di Canatra”. Fu proprio per l’importanza rivestita da queste aree boscate e delle numerosi fonti d’acqua presenti, che si generarono sanguinose contese per il loro controllo. Alla sommità della cresta erbosa del Monte Guaidone è ancora oggi possibile vedere i ruderi della “Torraccia” antico insediamento fortificato, edificato intorno al 1300, fungente da osservatorio delle vie di accesso al Castelluccio ed ai suoi pascoli e alla vicina Macchia Cavaliera.
Ad inizio estate (circa tra la fine di giugno/prima decade di luglio), i Piani si trasformano in uno spettacolo unico, la “Fioritura di Castelluccio”. Un’esplosione di colori dal rosso dei papaveri, al bianco dei narcisi, all’azzurro dei fiordalisi e al giallo dei fiori della lenticchia.
Unico centro abitato dell’area è il paese di Castelluccio (oggi per la quasi totalità crollato a seguito del sisma del 2016 e in fase di avvio è la sua ricostruzione), posto su di uno sperone roccioso del Monte Veletta a 1450 metri di altitudine. Notizie storiche fanno risalire la sua origine a prima del 1200 con il suo antico toponimo Castel di Monte Precino, cambiato intorno al 1500 in quello attuale.