SANT’ANATOLIA DI NARCO – Lapidei e reperti archeologici non è detto che si possono ammirare o studiare negli appositi musei, ma più semplicemente, visitare i luoghi di appositi territori, dove in particolari monumenti, si più trovare di tutto, singolari e inedite testimonianza. Quindi ancora ĺ’obiettivo Valnerina, un itinerario solcato su una mulattiera stra siti e scoperte archeologiche. Sant’Anatolia, Cerreto, Norcia, eccetera di reperti quanti ne vuoi, lungo il Nera a sinistra e destra paesi piccoli e grandi ci attendono. Ma andiamo con ordine: per la precisione si parte dalla Val di Narco o giù di lì.
I numerosi siti appartenuti all’eremitaggio Siro non ci devono distogliere dall’idea che prima di essi erano per buona parte, luoghi già abitati da aborigeni d’epoca Wurmiana, da popolazioni pre – romane e romane. Un anteprima di presenze archeologiche, ce la offre, ad esempio Ceselli, dove nella chiesetta di San Vito un rocchio di colonna romana e’ stato utilizzato come acquasantiera.
La Val di Narco, fu abitata di popoli Naharci e Sabini. Nel 1883 fu rinvenuta una necropoli dove affiorarono urne cinerarie, scudi bronzei, monili, vasi fittili che all’epoca, detto materiale, fu trasferito al museo Archeologico di Firenze.
In epoca romana invece si ha la presenza di un Vicus e ciò e documentato da due lapidi scolpite su pietra rosa calcarea incastonate sulle pareti della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Sant’ Anatolia. Sulla parete di sinistra la lapide così riporta: T. VEIANO T./SVRO/IN AG.P.XII (indica la profondità di dodici passi in terreno sacro (agro) della tomba di Tito Veiano Suro. La seconda lapide recita: L. CASIDARI L.F/CLEMENTIS/POMPVLIA SP. III ID. IANVAR /CONSVL. E’ l’ epigrafe di Lucio Casidare figlio Liberto di Clemente dedicatagli dalla consorte, terza figlia di Spes. Nell VIII secolo qui, sul colle sorse una Curtis longobarda. Altre testimonianze, scendendo nel cuore della Val di Narco, ce le offrono due epigrafi presso la chiesa dell’ Abbazia di San Felice: MEROPI /BENEMERITATEA in un altra HONORATUS L RE QUIESCIT/VIX A XXVIII M.V. /DEP.III. ID IANVAR /CONSUL. Proseguendo la ricerca, giunti a Cerreto, (colonia romana), lungo le sponde dei due fiumi Vigi e Nera, a località “Cerreto vecchio”, furono rinvenute nel 1890 tombe romane ( piano del Vigi, casale Nobili, Caprareccia, Stiglio, Ponte). Concentrandoci sul territorio, qui, dove passava la vecchia strada di Roma repubblicana, tagliata dagli Edili (de Sanatus Sententia) una scritta:C. POMPONIVS C.F. /L.OCTAVIUS GN.F./Q./D.S.S. tratta di Gneo Ottavio, un importante edile romano che fu tra l’altro autore del Portico d’ Ottavia in Roma.
A Rocchetta presso la chiesa dedicata a “divo Iacobo Maiori” troviamo una epigrafe funeraria di Calvia di Stazio Liberto di Tito: T.STATII/CALVIAE. La Nursia ci racconta una storia affascinante in questo senso archeologico, malgrado i terremoti che l’ hanno massacrata nel corso degli anni. Un patrimonio archeologico in divenire testimoniato dai rinvenimenti nel corso di segnalazioni e successivi scavi. Materiale preziosissimo conservato alla Castellina e al criptoportico e altre raccolte. La ricchezza archeologica e’ testimoniata al museo della Castellina, dove grande spazio e’ dato ad arredi funebri e sociali delle necropoli ellenistiche di Nursia e al criptoportico, i rinvenimenti di Campo Boario. Alla prossima apertura, passata la stasi di questo periodo, si potranno ammirare alla sala centrale i rinvenimenti a località Lo Paco: necropoli del “caseificio”. Nell’ autunno del 2000 emersero 106 tombe datate VI sec. a.C. e inizi del I sec. a.C. Reperti di Colle dell’Annunziata sarebbe la necropoli degli impianti sportivi, dove emersero 34 tombe databili III e I sec. a.C. reperti provenienti dalla frazione di Popoli, come la tomba a camera, scoperta nel 2001 venuta alla luce durante i lavori di aratura di un campo. Alla castellina, e stata ricostruita anche una tomba preromana di un principe guerriero vissuto circa 2500 anni fa. In occasione del giubileo del 2000, qui a Norcia, si e provveduto ad eseguire ad alcuni scavi che hanno fatto emergere insediamento stanziale di capanne del IX e VI sec. a.C. cio’ attesta un collegamento svolto da questa parte della Sabina settentrionale tra l’entroterra Umbro e il Piceno. Al Criptoportico, un contenitore di reperti di eta’ romana, lucerne, spilloni, monili e vasellame monete. Interessanti epigrafe funerarie, che vanno dal Isec a.C. e il I sec.d.C. e un cippo stradale del IV sec. d.C. Concludiamo con una singolarità: la stele di Alfia Sabina (la madre dedica alla figlia premorta quando potra’ raggiungerla nel sepolcro): ….PVLFIONIAE SECVNDINAE FILIAE ET SIBI. Il portico e il criptoportico romano, con la pianta a forma di U circondava la piazza e il foro della antica citta’. Questo e tanto altro materiale archeologico e presente un po ovunque nella area della bassa e alta Valnerina. Un grande patrimonio che attesta la presenza di civiltà che hanno reso importante la nostra regione nel mondo.