La 92esima edizione degli Academy Awards è finita dopo una lunga notte di premi presso il Dolby Theatre di Los Angeles. E’ stata una premiazione sorprendente: Parasite, Palma d’Oro al Festival di Cannes, è diventato il primo film non in lingua inglese a vincere l’Oscar più importante. Il Regista Bong Joon-ho ha portato a casa una statuetta anche per la miglior regia e la miglior sceneggiatura.
Se gli Oscar alle interpretazioni sono andati come previsto, da Brad Pitt, Laura Dern passando per Joaquin Phoenix e Renée Zellweger, non si può dire la stessa cosa per il film 1917, il grande favorito di quest’edizione vince tre premi tecnici: sonoro, fotografia ed effetti visivi.
Il film con il maggior numero di nomination: Joker, con 11 candidature, è tornato a casa con soli due premi (attore e colonna sonora) , C’era una volta a… Hollywood con due (attore non protagonista e scenografie), The Irishman neanche uno.
Torniamo al film vincitore Parasite, è una black comedy dove le differenze sociali e singoli bisogni dei personaggi creano caos e suspense. Da una parte i poveri che vivono privi di prospettive in un puzzolente seminterrato e dall’altra i ricchi che abitano in una meravigliosa villa. Ki-woo assunto dall’agiatissima famiglia grazie a un falso diploma, trova il modo d’introdurre in quel paradiso terrestre i suoi, presentandoli uno a uno nelle vesti di insegnante di disegno, autista, governante.
Lo scopo è quello di poter in qualche modo godere del benessere altrui, ma fra un colpo di scena e l’altro la situazione si aggroviglia e precipita.
Un film molto equilibrato in cui la miseria umana e le nostre debolezze vengono messe a nudo, nel quale i personaggi non vengono schierati tra buoni e cattivi, dove alla fine sono tutti nella stessa condizione umana.
Oltre a Parasite , questa settimana possiamo vedere un altro film di Bong Joon-ho Memorie di un assassino uscito 2003 ma presente solo ora nelle sale italiane.
Ambientato nel 1986 in una piccola città fuori Seul, il detective Seo è inviato tra le campagne coreane per indagare sugli omicidi di un serial killer, ma si scontra con l’ottusità e la superficialità dei poliziotti locali.
Tratto dal romanzo di Kim Kwang-rim, si basa su una storia vera avvenuta alla fine degli anni ’80 in Corea del Sud. In un raggio di 2 km furono stuprate e uccise 10 donne. Il primo serial killer che ha agito in Corea uccise 10 vittime di varie età, da una nonna settantunenne ad una scolaretta di 13 anni. Con il passare del tempo, il modus operandi del killer si fece più audace e organizzato.
È un periodo difficile, gli interrogatori risentono ancora del periodo della dittatura, quando estorcere le confessioni era all’ordine del giorno. L’urgenza di trovare un colpevole a tutti i costi annebbia il giudizio dei poliziotti. Un buon thriller, giocato sui campi lunghi di grande respiro. Vincitore, tra gli altri, anche di 3 premi al Torino Film Festival.