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Beverly Pepper, l’Umbria e la sua opera incompiuta (e abbandonata) “Genesis”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Vanni Capoccia sull’artista americana Beverly Pepper e in particolare su un’opera, “Genesis” a Terni, che la scultrice aveva ideato pensando alla fusione di acqua e acciaio e che meriterebbe, anche viste le condizioni in cui oggi versa la vasca oggi (nella foto di copertina), di essere completata per fondere, come spiega Vanni Capoccia, l’opera dell’uomo, l’acciao, e la natura, l’acqua.

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Beverly Pepper, dalla grande New York alla piccola Umbria

di Vanni Capoccia

Beverly Pepper, scultrice newyorchese divenuta per scelta umbra, ha vissuto con il marito a lungo in una stupenda casa studio a Todi nella quale hanno preso forma gran parte delle sue sculture e sono nati molti dei suoi progetti di land-art. Un rapporto con l’Umbria iniziato nel 1962 quando Giovanni Carandente direttore artistico per le arti visive del Festival dei due Mondi di Spoleto la invitò con altri 52 artisti a “Sculture nella città” mostra a cielo aperto cui partecipò con il flessuoso e leggero “Volo di Icaro”, donato alla città del festival si trova ancora nel luogo per il quale è stato creato dove le strisce d’acciaio che gli danno forma sembrano l’incrociarsi di voli di rondoni nel cielo.

Ma sono diverse le opere di Beverly Pepper che in costante dialogo con cittadine, monumenti e paesaggio si possono ammirare in Umbria. Il “Brufa broken circle” per il Parco delle sculture di Brufa; a Torgiano il “Triple Twist” per la Fondazione Lungarotti; un “Anfiteatro scultura” a Panicale; “Ascensione” ad Assisi la cui dimensione ridotta ha donato all’Accademia di Belle Arti di Perugia e cui lavorarono studentesse dell’Accademia.

Beverly le ospitò nel suo splendido atelier di Todi limitandosi a osservarle dedicando loro parole bellissime: “Erano incredibili pareva avessero passato una vita con saldatrici, seghe e frese… non potete immaginare come hanno lavorato queste donne, come hanno preso strumenti che non avevano mai visto. Le ho sentite come sorelle”. Una consuetudine con la terra umbra che non poteva non lasciare il segno più forte a Todi con il “Bervely Pepper park” e due colonne di fronte al Tempio della Consolazione.

Opere in acciaio corten diventate un colloquio con quello che le circonda fondendosi con la vita di un territorio. Un percorso ascetico tra ispirazione, creatività, paesaggio storico-artistico, contesto urbano e rurale nel quale le sculture vanno verso il cielo unendo all’immaterialità dello spazio la materia di cui sono fatte provocando quell’incidente divino” che Pepper cerca: accompagnare “chi le guarda verso questa sensibilità, la percezione dello spazio che penetra l’osservatore attraverso la materia, la natura e la storia”.

Percezione dello spazio e legame con l’Umbria che poteva (potrebbe ancora?) essere più forte se a Terni avessero completato “Genesis”. Fontana di acqua e acciaio, due elementi simbolici della città ai quali Beverly Pepper pensandola nell’ormai lontano 2004 s’era ispirata: una fontana larga 20 metri sopra la quale un arco d’acciaio alto 10 avrebbe fatto scendere un velo d’acqua.

Fontana-monumento bella, evocativa, suggestiva che non c’è, come spesso succede con la contemporaneità è rimasta incompresa e incompiuta. Di quell’opera di una delle maggiori artiste contemporanee al mondo rimane a Terni la base abbandonata a sé stessa, ricettacolo di sporcizia e acqua stagnante. Tutto il contrario di ciò che doveva essere: un’opera in stretto rapporto con l’ambiente sociale e urbano di Terni in un luogo risanato accanto al Polo Museale Caos. Acqua pulita che scende come la cascata delle Marmore dall’alto evocando un ritorno al fiume Nera poco distante. Acciaio e acqua insieme, il lavoro dell’uomo (l’acciaio) e la natura (l’acqua) che grazie a Beverly Pepper avrebbe creato (creerebbe?) ambiente e arte.

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