Beni comuni tra cittadino e istituzioni: ci si prova a Castiglione del Lago

CASTIGLIONE DEL LAGO – Approvato definitivamente dal Consiglio comunale il Regolamento dei “Beni Comuni” del Comune di Castiglione del Lago. Dopo essere stato elaborato dalla apposita Commissione Beni Comuni, condiviso tra tutte le forze politiche e discusso nell’ambito di un convegno pubblico, il regolamento è stato approvato con voto unanime. La cura dei beni comuni viene così portata al centro dell’attenzione a Castiglione e si concretizzerà con la virtuosa cooperazione tra istituzioni e cittadini, senza alcuna connotazione partitica.
 


Alla base di ogni organizzazione generale della società, i beni comuni sono quei beni materiali, immateriali e digitali che la comunità, anche attraverso procedure partecipative, riconosce essere funzionali al benessere individuale e collettivo, anche nei confronti degli interessi delle generazioni future. Tra gli ambiti di intervento, la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade, interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. In genere si tratta della valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano: spazi pubblici, spazi privati a uso pubblico, ma anche sviluppo e promozione di forme di collaborazione civica nei settori dei servizi sociali, culturali ed economici, della creatività urbana e dell’innovazione digitale. «Sono strumenti che agiscono in modo originale, a volte con risultati inimmaginabili, senza clamore, costruendo fitte reti di solidarietà e di relazioni umane», spiega Rosella Paradisi, Consigliere comunale a Castiglione del Lago e presidente della Commissione Beni Comuni, rapporti con le frazioni e pari opportunità. «L’Italia si ritrova e si riconosce proprio in queste piccole realtà, nei gesti quotidiani che fanno della debolezza una forza, riscattando un Paese con straordinarie risorse umane, culturali e civili. E tutto ciò avviene includendo, integrando e allargando l’esercizio della democrazia a partire da chi si trova ai margini della società o da chi è più fragile».

Redazione Vivo Umbria: